Sostenibilità

L’agrivoltaico: una nuova frontiera per la sostenibilità

Cos’è l’agrivoltaico ?

Neologismo che unisce le parole agricoltura e fotovoltaico, l’agrivoltaico è un sistema di produzione di energia proposto per risolvere il dibattito che da anni vede contrapposti questi due campi. Infatti, se da un lato il fotovoltaico è una fonte di energia rinnovabile necessaria per rispettare gli impegni presi per ridurre l’inquinamento atmosferico, dall’altro i pannelli vengono spesso installati su appezzamenti di terra coltivabile, sottraendola all’uso agricolo. L’agrivoltaico è quindi un sistema di produzione di energia che prevede l’utilizzo di un’infrastruttura “aerea”, elevata a circa 5 metri sopra il terreno, la quale sostiene pannelli fotovoltaici orientabili grazie alla comunicazione wireless. Questa infrastruttura è stata pensata per poter sfruttare al massimo l’energia solare grazie al movimento dei pannelli, permettendo contemporaneamente la coltivazione del terreno sottostante. L’altezza dei pali e la disposizione dei pannelli consentono infatti il passaggio di macchine agricole e lasciano la maggior parte del suolo esposto alla luce solare. Il primo progetto di questo tipo in Italia è stato creato nel 2011 a Virgilio, nei pressi di Mantova, ed il suo successo ha portato alla creazione di infrastrutture simili in altre parti del territorio.

I vantaggi 

L’agrivoltaico garantisce molteplici vantaggi non solo dal punto di vista energetico, ma anche dal punto di vista economico e per quel che riguarda la coltivazione. In termini di produzione energetica, secondo quanto affermato da Greenpeace, ITALIA SOLARE, Legambiente e WWF in una lettera ai ministri dello Sviluppo economico, Ambiente, Agricoltura e Attività culturali e Turismo, lo sfruttamento di terreni coltivabili garantirebbe di arrivare a soddisfare le ambizioni del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC). Un risultato irraggiungibile con la sola installazione di pannelli solari sui tetti delle abitazioni private [1]. Inoltre, nonostante possa sembrare contraddittorio, molteplici studi [2] [3] dimostrano come l’installazione dei pannelli al di sopra delle coltivazioni abbia un effetto benefico su queste ultime. I pannelli permettono infatti di proteggere il raccolto da un’eccessiva esposizione solare e dalle intemperie, di ridurre l’evaporazione dei terreni, mantenere una migliore umidità a livello del suolo, ed incrementare la produttività portando quindi dei vantaggi economici. Tra questi, oltre ad un miglior sfruttamento del suolo grazie all’implementazione di processi agricoli più ecosostenibili e competitivi, vi sono anche vantaggi per la comunità. Mentre la creazione e la manutenzione delle infrastrutture necessarie crea nuovi posti di lavoro, l’energia prodotta dai pannelli potrebbe garantire un aiuto concreto agli agricoltori e contribuire al sostentamento di intere comunità. Nonostante le numerose obiezioni dovute all’impatto estetico sul paesaggio e alla potenziale perdita di resa agricola, la campagna mensile Unfakenews di Legambiente e Nuova Ecologia ha voluto dimostrare proprio come, se ben regolamentata, la coesistenza tra pannelli solari e campi agricoli non abbia effetti negativi, e anzi in molti casi ha portato benefici concreti non solo dal punto di vista della riduzione dei costi e della sostenibilità energetica, ma persino alla produzione, il tutto senza danneggiare l’estetica del paesaggio o interferire in maniera invasiva con la fauna e la flora delle aree interessate [4].

L’agrivoltaico nel futuro

Sebbene l’agrivoltaico sia un settore in espansione da un decennio in Italia, la sua diffusione è ancora ridotta. A prevenire l’implementazione di questa tecnica sono molteplici fattori, tra i quali il più impellente è la chiarezza del quadro normativo. Come ogni nuova tecnologia, l’agrivoltaico ha infatti bisogno di essere sostenuto da norme adeguate ed uniformi che permettano alle parti interessate non solo di agire in maniera trasparente e non nociva, ma anche di poter accedere ad supporti economici per incentivare la transizione. Per esempio, secondo Legambiente [5], ad oggi la legge vieta la costruzione di nuovi impianti in aree agricole che accedono ad incentivi, mentre la consentono senza alcuna regolamentazione a tutti gli altri. In questo modo, le piccole e medie imprese agricole, che spesso usufruiscono di incentivi, si vedono tagliate fuori, mentre le compagnie internazionali possono usufruirne a loro discrezione. Questa mancanza di norme adeguate, non solo previene l’espansione di una tecnologia che potrebbe avere un forte impatto sulla sostenibilità energetica e il settore primario, ma lascia anche libero arbitrio su come utilizzare questi impianti che invece per risultare sostenibili richiedono rigore nella disposizione dei pannelli e nelle tecniche di coltivazione del terreno sottostante.

Le norme da implementare in questo campo possono quindi essere divise principalmente in due macroaree. Da una parte vi è bisogno di incentivi fiscali per promuovere la transizione ecologica ed energetica soprattutto delle piccole e medie imprese, che attraverso la produzione di energia pulita porterebbero grandi benefici alle proprie comunità e permetterebbero di rispettare gli impegni energetici contenuti nel PNIEC per il 2030. Contestualmente, vi è bisogno di norme per regolamentare l’adozione di questa tecnica. Dai parametri fisici della struttura, alla disposizione e rotazione dei pannelli, all’irrigazione del terreno, le regole devono essere chiare per permettere agli agricoltori di effettuare la transizione rispettando i criteri di sostenibilità e potendo garantire il valore dei loro prodotti. A questo proposito, nella bozza definitiva del Piano Nazione Ripresa e Resilienza (PNRR) 2021, nel capitolo dedicato alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e più specificamente nel contesto di una delle tre linee d’azione identificate, e chiamata “Agricoltura sostenibile”, si fa riferimento agli incentivi, e alla regolamentazione di questi, “per incrementare la sostenibilità e l’efficienza energetica del comparto [agrisolare], realizzando inoltre sistemi decentrati di produzione di energia”. L’inclusione di questo paragrafo all’interno del PNRR è un chiaro segno dell’impegno nazionale non solo per promuovere tecniche agricole e di produzione di energia più sostenibile, ma anche per regolamentarle permettendo alle parti interessate di accedere ad incentivi economici e innovarsi nel rispetto delle regolamentazioni che verranno specificate nei bandi di partecipazione [6].

Fonti

https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/PNIEC_finale_17012020.pdf