Sostenibilità

Flussi, quantità e potenziale per l’economia circolare dei RAEE

Cosa sono i RAEE?

Ogni prodotto messo sul mercato è stato ideato, progettato e costruito, per soddisfare i bisogni del consumatore. Il lasso di tempo in cui il prodotto viene utilizzato è chiamato vita utile e termina nel momento in cui il proprietario esprime l’intenzione di disfarsene [1]. La motivazione più ovvia è che il prodotto abbia smesso di funzionare, potrebbe essere passato di moda o diventato obsoleto; ad ogni modo, nel momento in cui il proprietario decide che è arrivato il momento di liberarsi dell’oggetto, questo si trasforma in un rifiuto. 

Stesso discorso per i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), anche questi prodotti divengono rifiuti nel momento in cui il proprietario decide di liberarsene. Sono considerati una categoria speciale in quanto, per il loro smaltimento, essi necessitano di maggiori attenzioni dato che al loro interno sono presenti sostanze tossiche. Dal 15 agosto 2018 [2], in ottemperanza alla Direttiva Europea 2012/19/CE e al D. Lgs 49/2014 i RAEE sono stati suddivisi in cinque categorie come è illustrato nell’immagine 1. Questa suddivisione sostituisce la precedente che considerava ben dieci gruppi separati, in passato se un rifiuto non presentava tutte le caratteristiche attribuibili ad una delle categorie veniva considerato fuori dal campo di applicazione della normativa [3]. Al primo gruppo (R1) sono ascrivibili  tutte le apparecchiature per lo scambio di temperatura con i fluidi,  come frigoriferi, condizionatori e congelatori. A seguire, sotto la voce “grandi bianchi” (R2) rientrano le lavatrici, le lavastoviglie ma anche i forni e le cappe da cucina.  In R3 troviamo poi gli apparecchi con schermi (televisori e monitor), mentre in R4 rientrano frullatori, telefoni, pannelli fotovoltaici e computer, anche identificati come elettronica di consumo. Infine, nella quinta categoria  dei RAEE (R5) si trovano le sorgenti luminose, vale a dire , lampadine, tubi fluorescenti e lampade, ad esclusione di quelle alogene e ad incandescenza. A differenza dei gruppi R1, R3 ed R5, i gruppi R2 e R4 sono volutamente delle categorie aperte, che accolgono quindi una definizione più generale e meno restrittiva delle loro componenti. In questo modo, se un rifiuto non presenta tutte le caratteristiche per entrare in una delle altre tre categorie può comunque  essere ricompreso nel campo di applicazione dei RAEE. 

Quantità e flussi dei RAEE

L’annuale studio [4] delle Nazioni Unite pubblicato nel Global E-Waste Monitor 2020 afferma che nel 2019 è stata prodotta la cifra record di 53,6 milioni di tonnellate di RAEE con un aumento del 21% negli ultimi cinque anni. La tendenza è crescente e non sembra avere intenzione di rallentare dato che le proiezioni contenute nel rapporto affermano che in dieci anni si potrebbe raggiungere la soglia delle 74 milioni di tonnellate annue. L’Europa guida la classifica mondiale nella produzione pro capite con 16,2 kg prodotti in media ogni anno [5]. In Italia nel 2020 sono stati raccolti e smaltiti correttamente circa 365 mila tonnellate, circa 6,2 kg pro capite con un aumento del 20% rispetto al 2018 [5]. Questo significa che due terzi delle apparecchiature elettriche ed elettroniche non più funzionanti rimane nelle case dei proprietari o peggio, finisce nelle discariche con conseguenze molto negative per l’ambiente. 

L’origine di questo trend in crescita va ricercata in una serie di ragioni dirette e indirette, insite nel nostro stile di vita e nell’organizzazione del mercato (Immagine 2). Da una parte l’incremento generale del tenore di vita delle persone, che oggi permette di acquistare un numero maggiore di oggetti elettrici ed elettronici, così come l’incremento dell’urbanizzazione e il consumo di massa che indirettamente aumentano gli acquisti di questi prodotti. In aggiunta, l’industrializzazione e l’innovazione tecnologica hanno ridotto drasticamente  i costi di produzione e hanno reso convenienti prodotti prima considerati di lusso. Infine, l’incremento dei consumi di apparecchiature elettriche ed elettroniche è agevolato da una riduzione nei tempi del ciclo di vita degli stessi, il quale può essere previsto o meno dagli stessi ideatori del prodotto.

Il CEAP e il design sostenibile


Laddove la riduzione sia volontaria da parte del produttore, si parla di “obsolescenza programmata”, questo concetto può essere più precisamente definito come “l’insieme di tecniche e di tecnologie tramite cui il produttore […] nella progettazione di un bene di consumo, volutamente accorcia la vita o l’uso potenziale del medesimo bene, al fine di aumentarne il tasso di sostituzione” [6].   Tuttavia, è molto difficile provare l’intenzionalità dell’obsolescenza dei produttori e per questo motivo l’Unione Europea ha virato su un controllo indiretto. Infatti, all’interno del “Circular Economy Action Plan” (CEAP), con il concetto di “design sostenibile” si cerca di assicurare una maggiore durabilità dei beni di consumo, con lo scopo di ridurre gli sprechi e mantenere il valore delle materie prime utilizzate nella fabbricazione di ogni prodotto [7]. Di conseguenza, nel CEAP viene sottolineata l’importanza di pratiche come la riparazione, la rigenerazione e la riciclabilità dei beni, destinate a prolungarne la vita utile. Tali pratiche possono essere determinanti per ridurre le emissioni lungo la filiera produttiva, specialmente nel settore dell’elettronica dove l’estrema complessità e ramificazione della produzione deriva dalla specializzazione richiesta per la fabbricazione di alcune componenti, presente solo in alcuni Paesi del mondo. Quindi, prima di essere assemblate, le componenti vengono spedite da un paese all’altro e ciò aggiunge alle emissioni derivanti dalla produzione anche quelle relative al trasporto. Questa complessità genera un elevato impatto ambientale ed è di estrema importanza incrementare al massimo la vita utile dei prodotti elettrici ed elettronici con il fine di aumentarne la sostenibilità.

Perché aumentare il riciclo dei RAEE

La complessità della produzione delle apparecchiature elettroniche è l’unica caratteristica che rende necessario allungare il ciclo di vita di questi prodotti o almeno degli elementi che li costituiscono. Al loro interno sono presenti materiali con un elevato valore economico e adatti al riciclo. Ad esempio se si considera una tonnellata di smartphone, al loro interno possono trovarsi 92 kg di rame, 38 kg di cobalto, 2,4 kg di argento, 240 g d’oro e 92 g di palladio [4]. Si noti che la quantità d’oro contenuta in 40 smartphone è equivalente a quella che è possibile trovare dopo avere estratto una tonnellata di materiale in una miniera [4]. Di conseguenza già dagli anni ‘80 si è iniziato a parlare di “Urban Mining”, la pratica di aprire vecchie discariche per recuperare i materiali in esse contenuti, dato che la concentrazione di metalli preziosi è pari se non superiore a quella di molti siti estrattivi.

Nei RAEE sono presenti alte percentuali di rame ed alluminio, due metalli che possono essere riciclati infinite volte senza diminuirne di qualità, né produrre sostanze tossiche. Inoltre attraverso il riciclo si riducono del 95% le emissioni rispetto all’estrazione di materie prime vergini [8]. Un altro vantaggio è la sicurezza e stabilità nella fornitura di questi materiali che permette di ridurre la dipendenza da fornitori esteri e oscillazioni del prezzo di mercato. In questo ambito il Green Deal ha sottolineato l’importanza del riciclo dei materiali anche da un punto di vista strategico. Il superamento della dipendenza dai combustibili fossili non può essere sostituita da una nuova legata alle materie prime. L’Unione Europea ha individuato alcuni materiali critici, necessari per la fabbricazioni di prodotti tecnologici e non solo, controllati quasi completamente da alcuni Paesi. Ad esempio, la Repubblica Democratica del Congo detiene più del 50% della produzione di Cobalto, un elemento indispensabile nella produzione di batterie elettriche [9]. Un Paese con diversi conflitti interni dove risulta complicato stabilire se nelle miniere sono rispettati i diritti umani. Un altro caso è quello delle Terre Rare, un nome che può trarre in inganno visto che sono minerali che si trovano abbondantemente in molti Paesi. Essi sono materiali necessari nella produzione di circuiti e alcune tipologie di batterie, la loro lavorazione necessita un’elevata specializzazione tecnologica e sin dagli anni ‘90 la Cina soddisfa il 90% della produzione mondiale con un ruolo sempre più centrale nella filiera tecnologica [9]. Nel lungo periodo, risulta necessario rendere il continente europeo maggiormente autonomo rispetto alla gestione di queste materie prime, un risultato che porterebbe benefici non solo ambientali ma anche economici e politici. 

Guidetti Srl e i suoi macchinari 

Nel riciclo dei materiali la società Guidetti srl ha agito in anticipo rispetto a qualsiasi altro concorrente. Già negli anni ottanta in seguito alla richiesta di un cliente, il fondatore Mauro Guidetti costruì una macchina che riusciva a separare perfettamente la plastica e il rame dei cavi elettrici. Oggi guidati dall’erede Francesca Guidetti la società è leader nella produzione di macchinari industriali destinati al riciclo di rifiuti. Nell’ambito Horizon 2020 la Guidetti ha ottenuto un finanziamento per il progetto MRP (Autonomous Multi-Electric Recycling Process Line): una torre di quattro piani che rivoluziona il concetto di riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Il processo sfrutta la gravità e dei getti d’aria grazie al quale i materiali introdotti in cima alla torre vengono separati con un grado di purità pari al 99% [10]. Il sistema pensato per i rifiuti elettrici ed elettronici permette di separare i metalli facilmente riciclabili come il ferro, il rame e l’alluminio, mentre nelle particelle residuali di minori dimensioni, anche detta polvere, sono presenti tutti i minerali preziosi che possono passare ad una seconda fase del processo ed essere nuovamente divisi [10]. Questo macchinario può separare facilmente i materiali di cui sono composti i radiatori, i cavi elettrici e la cosiddetta “car fluff”, ossia il materiale misto derivante dalla rottamazione delle auto. Questo tipo di rifiuto è particolarmente ricco di residui metallici come rame e alluminio ma è mischiato con molti altri materiali che non hanno nessun valore, sarebbe molto costoso ed economicamente inaccessibile separarlo manualmente, anche per questo il progetto MRP è così rivoluzionario oltre che economicamente redditizio.

Conclusioni

La Guidetti Srl rappresenta un esempio di eccellenza, grazie ai suoi macchinari molte aziende riescono a riciclare e recuperare materie prime che altrimenti andrebbero perse. L’innovazione è un volano molto importante nell’industria del riciclo ma, per sfruttare interamente il potenziale della filiera tecnologica nell’ambito dell’economia circolare sono necessari molti cambiamenti. Uno degli ostacoli maggiori deriva dalla crescente percentuale di plastica presente nei RAEE, un materiale estremamente utile ma difficile da riciclare. Il suo utilizzo genera dei vantaggi relativi al peso degli oggetti che riduce le emissioni derivanti dal trasporto, inoltre abbassa il prezzo finale dei prodotti rendendoli maggiormente accessibili. D’altro canto la plastica rende economicamente meno attrattivo il riciclo dei RAEE, dato il basso prezzo della plastica vergine e la bassa qualità della plastica riciclata. Risulta evidente la necessità di un dialogo tra produttori e industria del riciclo, considerando il fine vita dei prodotti sin dalla fase del design in modo di influenzare le decisioni sulla scelta dei materiali delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Inoltre è necessario anche un ripensamento del modello economico delle aziende produttrici, l’incremento di pratiche di riparazione e rigenerazione dei prodotti necessitano di cambiamenti profondi all’interno dell’organizzazione ma incrementano i punti di contatto con il cliente finale e quindi la sua fedeltà. Ma il cambiamento più grande deve avvenire nella società e nei consumatori che devono prendere coscienza del costo reale degli oggetti che ogni giorno rendono la nostra vita più facile. La sfida più grande dell’economia circolare è quella di creare una collaborazione fra gli attori di ogni filiera produttiva nella ricerca di un obiettivo comune di natura sociale, economica e ambientale.

Fonti 

[1] Decreto Legislativo n. 152/2006 art. 183, comma 1 lett. a) 

[2]Decreto Legislativo 14 marzo 2014, n. 49 

[3] Comitato di Vigilanza e Controllo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e delle pile e accumulatori, Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, 8 maggio 2018; Indicazioni Operative per la definizione dell’ambito di applicazione “aperto” del Decreto Legislativo n. 49/2014.

[4] Forti V., Baldé C.P., Kuehr R., Bel G. The Global E-waste Monitor 2020: Quantities, flows and the circular economy potential. United Nations University (UNU)/United Nations Institute for Training and Research (UNITAR) – co-hosted SCYCLE Programme, International Telecommunication Union (ITU) & International Solid Waste Association (ISWA), Bonn/Geneva/Rotterdam. 

[5] Centro di coordinamento RAEE Italia; Rapporto Annuale 2020

[6] Disegno di Legge 615/2019 (pagina 5)

[7] A new Circular Economy Action Plan for a Cleaner and more Competitive Europe; COM(2020)98

[8] Ispra; Elementi per l’emanazione delle linee guida per l’identificazione delle migliori tecniche disponibili metalli non ferrosi; 8 giugno 2004

[9]  Zhang et al.; Supply and demand of some critical metals and present status of their recycling in WEEE, 2017[10] Sito Web Guidetti Srl: https://www.guidettisrl.com/it/innovazione/

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