Sostenibilità

La transizione energetica del Regno Unito: un piano rivoluzionario

Il piano della Green Industrial Revolution

Il Regno Unito di Boris Johnson, nonostante le numerose difficoltà e le trattative sull’accesso al mercato energetico europeo ancora in corso, accetta la sfida sulle energie rinnovabili e alza la posta stanziando 16 miliardi di sterline. Il 18 novembre, “BoJo” ha annunciato i 10 punti della Green Industrial Revolution, un piano senza precedenti e che mira a raggiungere zero emissioni nette entro il 2050. Johnson aveva già annunciato di voler trasformare il Paese “nell’Arabia Saudita dell’energia eolica”e per raggiungere questo scopo sta pianificando delle riforme massive dal punto di vista energetico e delle infrastrutture. 

Un primo step sarà quello di installare 40 GW di eolico offshore entro il 2030, e, come indicato nel National Infrastructure Plan, per compensare l’eventuale intermittenza delle fonti rinnovabili, il Regno Unito punta sulle centrali a idrogeno, a gas naturale, e nucleari. 

Infatti, il secondo punto verte sull’idrogeno, con l’obiettivo di generare, entro il 2030, 5GW di produzione di carbone idrogeno a basse emissioni per l’industria, i trasporti pubblici e le case. Al terzo punto troviamo il nucleare, che però rimane una tecnologia incerta per via dell’obsolescenza dei reattori che andrebbero sostituiti con modelli più avanzati in grado di garantire un energia nucleare “pulita”. I punti 4,5,6 e 7 vedono la riduzione di emissioni da parte dei trasporti e delle infrastrutture, con dei finanziamenti a sostegno della produzione di veicoli elettrici, investimenti nei trasporti pubblici a zero emissioni, la decarbonizzazione delle industrie dei settori marittimo e dell’aviazione, e la transizione volta a rendere “più verdi” e migliorare le prestazioni energetiche di edifici pubblici e privati. Il punto 8 rivela l’ambizione di far diventare il Regno Unito un leader nel settore dello stoccaggio delle emissioni di gas climalteranti, il punto 9 vede la valorizzazione degli spazi verdi e dell’ambiente naturale, mentre il 10 punta a far diventare Londra il centro globale della finanza verde. Secondo alcune stime preliminari in seguito questo piano dovrebbe generare 250.000 posti di lavoro; anche se non è ancora chiaro quanti ne verranno persi per via dell’automatizzazione e della rivoluzione interna a molte industrie e settori che probabilmente richiederà una revisione del personale in termini di quantità e competenze.

Nonostante i dettagli sulla transizione energetica e le modalità di finanziamento siano contenuti in un White Paper energetico la cui pubblicazione è stata ritardata a lungo, il governo ha sottolineato che provvederà ad assicurarsi che i finanziamenti privati continuino a sostenere lo sviluppo e l’implementazione delle nuove tecnologie. Il piano di Johnson sembra essere quello di presentarsi alla Cop26, il vertice Onu sul clima che si terrà a Glasgow nel 2021, con un piano solido e una leadership acquisita nel settore.

Una vittoria per il governo di Sua Maestà, ma a guida italiana

Come sottolinea Il Sole 24ore, nella transizione energetica inglese vi è una notevole impronta italiana. Infatti, già nel 2016 la nave-piattaforma della Saipem, “gioiello ingegneristico italiano”, aveva iniziato a smantellare le piattaforme di British Petroleum, ConocoPhillips e Shell, investendo poi circa 700 milioni di euro solo in Gran Bretagna per la costruzione di cinque parchi eolici off-shore. Sempre nel settore dei parchi eolici, ma su terraferma, un ruolo chiave è svolto da Falck Renewables, storica azienda milanese che soltanto nel Regno Unito genera la metà della sua capacità totale. Anche nella produzione di energia tramite l’idrogeno troviamo, in prima fila, la Snam, che diventa azionista di ITM Power Plc, uno tra i maggiori produttori globali di elettrolizzatori, indispensabili per ricavare l’idrogeno. Tra le eccellenze italiane impegnate nella transizione energetica però, al primo posto, si annovera Eni, promotrice del progetto ENP per la costruzione di un centro di stoccaggio di CO2 al largo della costa dell’Humberside

Un piano energetico dai forti risvolti politici

Dopo un momento di crisi politica, causato da fattori che vanno dai numerosi stalli delle trattative Brexit al crisis-management dell’emergenza Covid-19, l’annuncio di un piano massivo di transizione energetica, volto a far diventare il Regno Unito un leader mondiale nel settore, fornisce un nuovo slancio politico al Premier britannico. Quello della transizione verso le energie rinnovabili sembra infatti essere il nuovo campo di competizione a livello internazionale, sostenuto ormai non soltanto da un gruppetto di ambientalisti incalliti, ma anche dai mercati finanziari, dalle imprese e dai governi. Quella di Johnson però, non è solo una sfida al cambiamento climatico, ma anche all’Europa, che soprattutto grazie alla nuova Commissione guidata da Ursula Von Der Leyen sta incentivando la transizione energetica tramite diverse iniziative. In un momento in cui anche la Cina e gli Stati Uniti del Presidente eletto Joe Biden hanno annunciato dei piani ambiziosi per ottenere la transizione energetica, questa competizione, che ha tutta l’aria di essere una corsa contro il tempo, potrebbe portare a grandi risultati in tempi che prima sarebbero risultati inimmaginabili.

Fonti:
https://www.gov.uk/government/news/pm-outlines-his-ten-point-plan-for-a-green-industrial-revolution-for-250000-jobs
https://www.affaritaliani.it/green/energia-l-italia-in-prima-linea-per-la-conversione-verde-della-gran-bretagna-707125.html
https://energiaoltre.it/regno-unito-energia-20-miliardi-anno/
https://www.ilsole24ore.com/art/la-gran-bretagna-diventa-verdema-dietro-c-e-tecnologia-dell-italia-ADtO3O3
https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-11-25/u-k-signals-investment-in-back-up-generation-to-keep-lights-on
https://energiaoltre.it/regno-unito-energia-20-miliardi-anno/

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