Digital

Innovazione: etica, startup e impatto sociale

Dal 13 al 15 giugno, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al We Make Future 2024, la fiera internazionale dedicata all’innovazione tecnologica e digitale, tenutasi quest’anno per la prima volta a  Bologna. Durante i tre intensi giorni, diversi membri di AWARE hanno preso parte all’evento, immergendosi in stimolanti conferenze sulla transizione verde, l’impatto sociale, la protezione dei dati e sull’innovazione digitale, esplorando gli innovativi stand interattivi e scoprendo nuove frontiere tecnologiche più sconosciute al grande pubblico.

Gli stand e le conferenze, che hanno visto come protagonisti figure di spicco nel panorama tecnico e politico del digitale e non solo, hanno rappresentato un’occasione unica per apprendere, connettersi e condividere idee con esperti del settore e appassionati.

Dal nostro punto di vista, l’evento è stato molto più di una semplice fiera: è stato un’occasione per arricchire le nostre competenze e allo stesso tempo sviluppare nuove relazioni. Siamo tornati con una visione più chiara delle sfide e delle opportunità che il futuro digitale e verde ci riserva, mettendo in luce quanto sia cruciale la convergenza di questi due ambiti per affrontare le sfide globali. Il WMF non solo ha esposto soluzioni intelligenti ed efficaci, ma l’ha anche collegate con la trasformazione dei settori tradizionali verso modelli più sostenibili. Questa interconnessione rivela un potenziale significativo per creare un impatto positivo sia sul piano tecnologico che ambientale.

Quest’esperienza ha consolidato ulteriormente il nostro impegno verso l’innovazione etica e l’impatto sociale, ispirandosi a continuare a contribuire positivamente al mondo che ci circonda. Vi raccontiamo di seguito quello che più ci ha interessato e colpito.

Governare l’evoluzione tecnologica e digitale

Transizione, una parola al centro del dibattito pubblico e politico circa l’evoluzione della nostra società, delle modalità di fare impresa e di sviluppo. Il tema è stato al centro anche del WMF, in particolare in riferimento a quella verde e digitale.  Le riflessioni su questo fronte sono state molteplici, cercando di affrontarne i diversi punti di osservazione per restituirne spunti, analisi e riflessioni che potessero contribuire a individuare le direttrici del cambiamento. Ma la principale protagonista di molti dei dibattiti sviluppatisi nel corso dell’evento è stata l’intelligenza artificiale (IA). Su questo fronte, ha fatto molto discutere (nel senso di confrontarsi) l’intervento normativo proposto (e adottato) dall’Unione Europea tramite il c.d. AI Act. Trattando questo tema, non ci esimiamo dall’affermare che la normativa europea attraverso interventi come l’AI Act e il GDPR nel 2018, è stata in grado di ritagliarsi un ruolo di primaria importanza nel garantire un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la tutela dei diritti della persona. È essenziale che sia stato adottato un approccio normativo che promuova la trasparenza, l’equità e la responsabilità nell’utilizzo dell’IA, garantendo al contempo un ambiente favorevole allo sviluppo e all’adozione di soluzioni innovative.

In tal senso, il panel “Regolamento sull’IA nell’UE: cosa significa per la sicurezza e le strategie globali”, moderato da Luca De Biase, con la partecipazione di esperti come Lucilla Sioli, Direttore per “Intelligenza Artificiale e Industria Digitale” presso la Direzione Generale CONNECT della Commissione Europea, e Gianluca Misuraca, Direttore Esecutivo del Master sull’Intelligenza Artificiale nei servizi pubblici presso l’Universidad Politécnica, ha evidenziato l’importanza di un approccio armonizzato e collaborativo per affrontare le sfide e cogliere le opportunità offerte dall’IA. Lucilla Sioli ha voluto parlare proprio di come regolare la transizione digitale: a suo avviso, l’approccio dev’essere di legiferare non sulla tecnologia in sé, ma sulle sue applicazioni. È per tale motivo – ha aggiunto – che con l’AI Act si è giunti al modello dei tre livelli di rischio per l’intelligenza artificiale, in modo da creare fiducia verso l’uso dell’IA senza limitarne la crescita.

A dimostrazione invece della necessità di un coinvolgimento attivo di tutti gli attori chiave nell’ecosistema dell’intelligenza artificiale, lo speech “Data Protection & AI”, ha offerto una prospettiva sull’impatto del GDPR sull’intelligenza artificiale dal punto di vista delle istituzioni e dell’industria con i contributi da parte di esperti che hanno promosso una riflessione critica e costruttiva sulle implicazioni della normativa. L’analisi dell’interazione tra GDPR e IA da parte di Peter Fleischer, Legal Privacy Consuel di Google, ed Emma Redmond,  EU Data Protection Officer di Open AI, ponderate dalle riflessioni sulle sfide normative che solleva la tecnologia legate alla protezione dei dati personali di Guido Scorza, membro Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, e dell’europarlamentare Brando Benifei, hanno convenuto sulla necessità di adottare un approccio equilibrato e attento alla tecnologia, indispensabile per evitare la compromissione dei diritti della persona senza compromettere l’innovazione tecnologica, che porterebbe impatti negativi per l’Europa a livello economico e geopolitico.

Individuare le modalità per governare innovazioni come l’IA, tanto per noi quanto per i diversi interlocutori intervenuti, appare necessario al fine di cogliere le sfide e le opportunità che generano nella vita quotidiana di ognuno di noi. Soprattutto quelle che potranno impattare la sfera dei processi decisionali (e politici) più importanti sul fronte del vivere comune. In questo senso, sono risultati molto interessanti gli spunti condivisi dai relatori nel corso di uno dei confronti organizzati da Antonio Palmieri, Presidente della Fondazione Pensiero Solido: le elezioni europee di qualche settimana fa, sono state il primo grande appuntamento elettorale in Europa che abbiamo vissuto da quando si sono diffusi i sistemi e i servizi di intelligenza artificiale generativa. Martina Carone (professoressa di Analisi dei Media all’Università di Padova) ha sottolineato che è necessario riflettere sui possibili impatti che innovazioni come l’IA possono avere sugli appuntamenti elettorali, in particolare, rispetto alle campagne di comunicazione, per arginare il rischio che possa essere utilizzata  come uno strumento di manipolazione, ad esempio tramite video fake, i cui contenuti non sono reali o ritoccati. Tuttavia, il digitale può essere uno strumento che genera impatti positivi nell’ambito della dimensione pubblica e politica (e dovrebbe essere utilizzato come tale). L’Estonia può rappresentare un Paese virtuoso in questo senso: le innovazioni tecnologiche possono essere usate per offrire dei servizi ai cittadini migliori, facilitando anche il supporto e la tutela delle fasce di popolazione più fragili. Durante il dialogo a cui hanno partecipato anche Gianluca Sgueo (Professore presso l’Ecole d’Affaires Publiques, Sciences Po), e Davide Casaleggio (imprenditore e autore del libro “Gli algoritmi del potere”), è emerso che i mezzi digitali possono abbattere costi, ridurre le barriere di accesso alla partecipazione democratica nonché i tempi della comunicazione. Ma nonostante le visioni più allarmiste, al netto di una serie di sperimentazioni fatte da alcuni politici (v. ad esempio l’intervento del Sen. Marco Lombardo che ha riportato in un dibattito nell’Aula del Senato un intervento interamente elaborato da un sistema di intelligenza artificiale), una delle sintesi emerse dai vari interventi degli interlocutori citati (e non solo) è la centralità dell’uomo – almeno al momento – nell’utilizzo dell’IA, che non si sostituirà alle persone nonostante gli importanti impatti che potrà avere nei diversi campi della nostra vita.  In questa direzione si è sviluppata la discussione tra alcuni rappresentanti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), che si sono concentrati in particolare sul tema del trasferimento tecnologico, nell’ottica di confrontarsi sul “come” sfruttare al meglio l’IA (e le innovazioni tecnologiche) per offrire migliori servizi al Paese in tutti i settori, a partire dalle istituzioni, per generare valore. Francesco Morgia (Dirigente Dip. Imprese MIMIT), Valentino Valentini (Viceministro MIMIT), Loredana Guglielmetti (Dirigente Divisione Brevetti MIMIT), Angelo Giuliana (Direttore Generale del Centro di Competenza MIMIT Industria 4.0), Donatella Proto (Dirigente Unità di missione per l’attuazione degli interventi del PNRR MIMIT), Stefano Cattorini (Direttore Generale Bi-Rex) e Luigi Gallo (Responsabile BU Incentivi e Innovazione di Invitalia S.p.A), si sono confrontati in un panel che ha visto un dialogo tra esperti con background differenti ma simile visione e comprensione dell’importanza del tema. Dal dialogo è emerso come siano stati già fatti dei passi in avanti per favorire il trasferimento tecnologico e la condivisione delle conoscenze tramite il cosiddetto “knowledge transfer management”. La rimozione del professor privilege si è rivelata una grande conquista per l’avvicinamento del mondo della ricerca a quello delle imprese. A tal proposito, Guglielmetti ha raccontato il Bando UTT, che mira a rafforzare il trasferimento tecnologico alle imprese supportando la valorizzazione e protezione della proprietà industriale. Si rivolge a università, enti pubblici di ricerca e IRCCS, con un finanziamento di 7,5 milioni di euro dal PNRR. Il progetto ha già prodotto ottimi risultati, grazie anche al monitoraggio continuo atto al miglioramento degli interventi sui progetti proposti. Un’altra iniziativa di successo in questo senso, riportata da Guglielmetti, è il Competence center system, una linea pilota che vuole divenire una “smart factory” volta al trasferimento tecnologico. È qui che è entrato in gioco Bi-rex (Big Data Innovation and Research Excellence), uno degli 8 Competence Center nazionali per Industria 4.0, nato nel 2018. Con sede a Bologna, riunisce 61 partner tra università, centri di ricerca e imprese, focalizzandosi sui Big Data e supportando digitalizzazione e innovazione tecnologica.

IA e possibili applicazioni: un tuffo nel futuro della sanità

Tra le tante applicazioni proposte nel corso del WMF, uno degli utilizzi dell’IA che più ci ha affascinato è nel mondo della medicina, nel quale potrebbe configurarsi come una forza trasformativa senza precedenti. Le potenzialità di questa tecnologia promettono di rivoluzionare radicalmente il settore sanitario, aprendo la strada a nuove frontiere diagnostico-terapeutiche e migliorando in modo sostanziale l’efficacia e l’efficienza delle cure. Grazie alla capacità dell’IA di elaborare enormi quantità di dati in tempi rapidissimi e di apprendere dai risultati, il futuro della medicina si prospetta luminoso, con un’evoluzione che potrebbe portare a progressi straordinari nella ricerca, nella diagnosi e nel trattamento delle patologie più complesse. In questo scenario di continua innovazione, l’IA si configura come un alleato prezioso per medici e ricercatori, aprendo la strada a un futuro in cui la cura della salute umana raggiungerà livelli mai prima d’ora immaginati. In tal senso, durante il We Make Future 2024 sono state affrontate anche una serie di soluzioni  particolarmente promettenti in tal senso: i digital twin e i dati sintetici.

Il digital twin è una rappresentazione digitale di un’entità fisica. Questa tecnologia consente uno scambio simultaneo di informazioni tra l’oggetto o il processo rappresentato con il suo modello digitale rappresentativo. Dati, algoritmi e modelli di IA permettono ai digital twin di simulare scenari ipotetici nella realtà virtuale al fine di anticipare la conoscenza di ciò che potrebbe accadere all’entità fisica rappresentata nel caso in cui si realizzasse nella realtà fisica la scelta simulata nella realtà virtuale.

LivGemini, l’innovativa startup di Leonardo Geronzi, ha sviluppato una tecnologia che applica il sistema del digital twin per la prevenzione, diagnosi e monitoraggio dell’aneurisma dell’aorta basato sul concetto di Medical Digital Twin, creando pertanto un modello virtuale di un organo umano. Questo sistema consente di simulare l’impianto di dispositivi medici e di valutarne l’efficacia prima ancora che vengano effettivamente utilizzati sui pazienti, offrendo un approccio più sicuro ed efficace alle procedure mediche.

I dati sintetici, invece, sono dati generati dall’IA che, riflettendo le proprietà statistiche dei dati raccolti senza compromettere la privacy delle persone, rappresentano una soluzione per far fronte al problema della scarsità dei dati, nonché per trovare una soluzione alternativa che rispetti i vincoli normativi legati alla disciplina del trattamento dei dati personali e al contempo favorisca la ricerca attraverso l’IA. La startup AIndo di Daniele Panfilo propone un metodo innovativo per generare dati sintetici che permette di ampliare il volume e la diversità dei dati disponibili per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale ovvero di lavorare su dati in modo etico nel rispetto della privacy della persona.

In questo contesto di rapida innovazione tecnologica è più che mai necessaria un’analisi che rifletta sul ruolo dei diritti della persona e dell’impatto della tecnologia nei settori critici come quello sanitario. 

L’implementazione di strumenti  di IA offre opportunità uniche per ottimizzare l’erogazione dei servizi sanitari e per migliorare le prestazioni degli operatori. Emerge come priorità una ponderazione tra i benefici economici dell’utilizzo di tali sistemi coi rischi legati alla compromissione dei diritti del paziente e alla possibile dipendenza da un’assistenza cognitiva automatizzata, nonché delle potenziali ripercussioni sulle competenze dei professionisti sanitari.

Formazione e impatto sociale come motori del cambiamento

Considerata l’evoluzione tecnologica che abbiamo raccontato finora, in un mondo in cui le sfide sociali e ambientali si fanno sempre più complesse, la ricerca di soluzioni innovative e sostenibili diventa un’esigenza sempre più prioritaria. In questo scenario, l’impatto sociale e la formazione assumono un ruolo centrale come catalizzatori di cambiamento positivo. Abbiamo scoperto al WFM alcune realtà promettenti in questo senso.

Misurare l’impatto sociale: i casi di Seedble e Open Impact

Misurare l’impatto sociale permette di orientare le scelte di investimento, valutare gli effetti di un’organizzazione o di un progetto sulla società e raccogliere dati e informazioni per ottimizzare le strategie e le metodologie di intervento. Non è solo un esercizio di rendicontazione, ma uno strumento per amplificare il cambiamento positivo.

Durante la tavola rotonda “Social Innovation: sfide, opportunità e strumenti per misurarla” organizzata da Seedble, è stata sottolineata l’importanza di misurare l’effetto che le attività di un’organizzazione o un determinato progetto hanno sulla società, attraverso una valutazione accurata dell’impatto sociale. Una modalità che ci ha affascinato per dare concretezza a quella “S” dell’acronimo “ESG” che è entrata ormai nel vocabolario di tutti noi, che ha lo scopo di “democratizzare l’innovazione”.

All’interno della tavola rotonda, abbiamo incontrato Open Impact, una startup nata nel 2018 con l’obiettivo di integrare il concetto di sostenibilità con quello di impatto. È un progetto di ricerca dell’Università di Milano Bicocca, che si appresta a diventare una PMI innovativa. Open Impact si distingue per il suo approccio scientifico, un aspetto cruciale per mantenere la credibilità nel campo della valutazione dell’impatto sociale.

La startup ha sviluppato un database unico in Italia, che raccoglie dati di alta qualità sulla valutazione d’impatto. Intorno a questo strumento ha costruito una piattaforma digitale avanzata che supporta tutte le fasi del ciclo di valutazione d’impatto, integrando nella sua ultima versione meccanismi di intelligenza artificiale generativa. L’obiettivo è di misurare il cambiamento generato da progetti, servizi, attività e politiche, valutandone il valore economico, sociale e ambientale.

Queste due realtà rappresentano un esempio concreto di come innovazione e ricerca possano unirsi per creare soluzioni efficaci e misurabili, contribuendo al progresso sociale ed economico in modo sostenibile fornendo strumenti e metodologie per dare pieno valore agli ESG.

L’esperienza di Seedble e Open Impact ci ha fatto riflettere sull’importanza di adottare un approccio scientifico e rigoroso per la valutazione dell’impatto sociale. Aware condivide pienamente questa visione e ritiene che l’integrazione delle best practices nel sistema di ricerca, approfondimento e valutazione delle politiche pubbliche possa avere un grande potenziale. Adottando strumenti e metodologie innovativi, possiamo migliorare la nostra capacità di dare pieno valore agli ESG, assicurando che le nostre iniziative abbiano un impatto positivo sulla realtà che ci circonda.

La valutazione dell’impatto sociale ci permetterebbe di comprendere meglio le esigenze della società e di sviluppare soluzioni più efficaci e sostenibili. Per questo motivo, in futuro ci piacerebbe focalizzarci sull’approfondimento e la valutazione delle politiche pubbliche attraverso questa nuova prospettiva, per contribuire a un progresso più equo e sostenibile.

La formazione come strumento di cambiamento

Tra i temi a cui abbiamo voluto dare attenzione, viste le attività che abbiamo sperimentato quest’anno con la prima edizione dell’AWARE Academy e di cui continueremo ad occuparci, rientra la formazione. Le sessioni dedicate ai progetti in tale campo all’interno di We Make Future 2024 hanno sottolineato l’importanza di ripensare i modelli educativi tradizionali, adattandoli alle esigenze del mondo contemporaneo. Al centro di questo processo risiede la promozione di un apprendimento continuo, che fornisca alle persone gli strumenti e le competenze adeguate per affrontare le continue evoluzioni del mercato del lavoro e della società.

Un ruolo fondamentale in questo processo di trasformazione spetta “all’educazione alla cittadinanza globale”, che sensibilizza i giovani alle sfide comuni come la sostenibilità e i diritti universali al fine di promuovere una cultura di responsabilità sociale e di impegno civico. L’innovazione tecnologica gioca un ruolo chiave nel rendere l’apprendimento più coinvolgente ed efficace. La tecnologia può diventare un alleato prezioso per democratizzare l’accesso al sapere e promuovere una didattica inclusiva e di qualità.

Numerose realtà si stanno già impegnando in questo settore. Tra gli esempi presentati a We Make Future 2024 ricordiamo il programma di SACE, il Gruppo assicurativo-finanziario italiano specializzato nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale. SACE si propone come un partner strategico per le aziende italiane che desiderano affrontare le sfide del futuro e cogliere le opportunità offerte dal mercato globale..

Durante il panel “Formazione, digitalizzazione e sostenibilità: come evolvono le imprese del futuro” Simona Vultaggio, Manager Education & Connects Solutions di SACE,  ha illustrato le sue diverse iniziative, tra cui SACE Education e Esg Hub. Questi programmi offrono percorsi di formazione mirati a supportare le imprese nella crescita, nell’innovazione e nella transizione verso un modello di business più sostenibile. Uno degli obiettivi principali è facilitare l’ingresso delle imprese italiane sui mercati esteri.

Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano il cuore del tessuto economico italiano, e la loro capacità di innovarsi, adattarsi e abbracciare la sostenibilità sarà fondamentale per il successo del Paese nel suo complesso. La formazione, come sottolineato da SACE, non deve essere un’azione saltuaria, ma un processo continuo che accompagna le imprese lungo il loro percorso di crescita ed evoluzione.

In questo contesto, le istituzioni possono svolgere un ruolo determinante nel sensibilizzare le imprese sull’importanza di investire nelle competenze e nel fornire informazioni sulle opportunità formative disponibili. Inoltre, possono promuovere la creazione di programmi formativi specifici per le esigenze delle PMI e offrire incentivi economici per la partecipazione. È essenziale, infine, favorire la collaborazione tra imprese, università, centri di ricerca e istituzioni per lo sviluppo di soluzioni formative innovative e di alta qualità.

Questi sono solo alcuni esempi di come la combinazione di formazione e impatto sociale possa generare un cambiamento significativo, contribuendo a costruire un futuro più equo e responsabile.

We Make Future 2024 ha confermato l’importanza di unire innovazione, formazione e impegno sociale per costruire un futuro migliore. Nel nostro piccolo, cercheremo di mettere a terra gli spunti che abbiamo raccolto da questa esperienza e non mancheremo di proseguire il nostro impegno per favorire trasformazione digitale e transizione energetica, con un occhio agli impatti sociali e ambientali. Per dirla in due parole: sviluppo sostenibile.