Sostenibilità

L’Italia e l’eolico: come siamo messi con gli impianti offshore e onshore?

Eolico onshore in Italia

Eolico onshore e offshore: quali sono le indicazioni dell’UE 

Nel delineare a che punto sia l’Italia con lo sviluppo della tecnologia dell’eolico (onshore e/o offshore) appare rilevante partire dalle ultime indicazioni e spunti forniti da Bruxelles il 24 ottobre, quando la Commissione europea ha lanciato un piano d’azione volto ad incentivare la competitività industriale della filiera dell’eolico nei paesi dell’Unione. 

Tale piano ruota attorno alle azioni immediate che la Commissione, gli Stati membri e l’industria dovranno intraprendere in maniera congiunta. In particolare, l’esecutivo UE ha posto l’attenzione su “drivers” fondamentali per il superamento degli ostacoli che caratterizzano al giorno d’oggi questo settore industriale. 

Data l’esigenza di una forte accelerazione circa i GW installati (durante il 2022 è stato raggiunto il record di 16 Gigawatt di installazioni di energia eolica, ovvero un aumento del 47 per cento rispetto al 2021, ma ben al di sotto 37 Gigawatt /anno necessari per raggiungere l’obiettivo Ue 2030 per le energie rinnovabili) il focus primario risulta essere sullo snellimento delle procedure necessarie all’ottenimento dei permessi per l’installazione degli impianti eolici. È bene ricordare che dal punto di vista comunitario un’indicazione di questo tipo era stata già data con il piano emergenziale ideato dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina (RePowerEU Plan), nel quale per la prima volta si poneva l’accento sulla riduzione delle tempistiche lungo la filiera dell’eolico. 

Inoltre, sempre la Commissione europea sta lanciando l’iniziativa “Accele-RES” al fine di incentivare gli Stati membri a un’implementazione più rapida delle regole comunitarie e per indirizzare maggiormente l’attenzione verso un incremento della digitalizzazione dei processi di autorizzazione. 

Su come finanziare tale piano d’azione, la Commissione europea si definisce pronta a facilitare l’accesso ai finanziamenti dell’Unione europea, in particolare attraverso il Fondo per l’innovazione, mentre la Banca europea per gli investimenti si occuperà di mettere a disposizione le garanzie di riduzione del rischio. In più, sempre dai palazzi di Rue de la Loi, proviene l’incoraggiamento verso gli Stati membri a sfruttare appieno la flessibilità fornita dal quadro temporaneo modificato sugli aiuti di Stato in caso di crisi e transizione per sostenere la produzione eolica nell’Ue.

Come per ogni nuovo filone di investimenti, la Commissione sarà attenta al rispetto del “level playing field” all’interno del mercato europeo, monitorando dunque da vicino le possibili pratiche commerciali sleali a vantaggio dei produttori eolici stranieri e continuando a utilizzare accordi commerciali per facilitare l’accesso ai mercati esteri, promuovendo al tempo stesso l’adozione di norme Ue e internazionali per il settore.


Infine, il settore dell’eolico, grazie ad un’altra iniziativa europea nel campo della transizione verde (il Net-Zero Industry Act), vedrà il lancio di accademie europee di competenze per l’industria net-zero, tra le quali una specificatamente dedicata al settore dell’energia eolica. L’obiettivo sarebbe quello di una produzione di circa 100 mila studenti con competenze verticali in materia, entro tre anni dall’istituzione delle stesse.

Ma a che punto siamo in Italia con lo sviluppo della filiera dell’eolico?

La distribuzione dell’energia eolica lungo il territorio italiano non può definirsi omogenea. Guardando ai dati condivisi di Terna, si evince un forte sviluppo di tale tecnologia in particolar modo nelle regioni del Sud Italia. La regione Puglia riveste il ruolo di champion con la sua potenziale capacità di generazione pari a 3.105 MW che si sviluppa grazie ai 1.384 impianti presenti nella zona e che copre circa il 25% dell’offerta relativa alla potenza elettrica nazionale. 

Al secondo posto vi è la Sicilia con un contributo pari al 18% dell’offerta nazionale generato dai 914 impianti distribuiti sul suo territorio. Se alle prime due si aggiunge la quota parte corrispondente alla regione Campania (15%), si arriva facilmente ad una percentuale pari a quasi il 60% dell’offerta nazionale in termini di potenza elettrica generata dal settore dell’eolico. 

Se si considera però il dato in proporzione al numero di abitanti, la regione Basilicata risulta essere la più virtuosa con 3 kilowatt installati pro capite, seguita dagli 1,4 kilowatt del Molise e gli 0,79 kilowatt della regione Puglia. 

Nonostante la sua disomogeneità, il comparto dell’eolico in Italia cresce ogni anno di più contribuendo con percentuali sempre maggiori al mix energetico nazionale. Secondo quanto riportato da Terna nel Rapporto Mensile sul Sistema Elettrico del Novembre 2023, la produzione eolica ha subito un aumento pari al 51,9% se comparata con lo stesso periodo di riferimento nel 2022, indicando dunque un notevole passo in avanti in termini di contributo al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. 

In particolar modo, verso la fine di novembre, si è assistiti al record nazionale di produzione eolica con un picco di 8,8 GWh raggiunto e mantenuto costante nella fascia oraria 11-15 del 25 novembre. A ciò si aggiunge il superamento del record del 2022 per quanto riguarda l’energia prodotta da fonte eolica nel Sud Italia passando dai 4,09 GW ai 5 GW registrati nel 2023. 

Sebbene i risultati dell’eolico onshore siano tutto fuorché scoraggianti, inizia a farsi largo un crescente consenso circa lo sviluppo della tecnologia offshore, tanto apprezzata in nazioni come Danimarca e Gran Bretagna e Portogallo, ma ancora poco sviluppata nel Mar Mediterraneo. 

Secondo un’infografica elaborata da The European House – Ambrosetti, alla fine del 2022 l’Italia presenta una capacità installata di eolico offshore pari a 30 MW, circa lo 0,2% in comparazione con la Gran Bretagna e lo 0,4% se si guarda alla Germania. 

La spinta verso l’eolico offshore proviene ormai da numerosissimi stakeholder del settore energy e non può più dunque essere trascurata. Ad inizio settembre 2023, in occasione del 49° Forum di Cernobbio, The European House – Ambrosetti ha presentato la Floating Offshore Wind Community in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Tale iniziativa intende evidenziare il contributo dell’eolico offshore galleggiante al processo di decarbonizzazione dell’Italia. La community punta quindi specificatamente sull’eolico galleggiante che si distingue sotto alcuni punti di vista dall’eolico ancorato ai fondali. Innanzitutto, la struttura della tecnologia su cui punta la community sarebbe d’acciaio e non di cemento, garantendo dunque una certa circolarità del materiale impiegato per la sua costruzione una volta terminato il proprio ciclo di vita. In più, le strutture del floating offshore, risultano essere molto simili a quelle impiegate per le piattaforme petrolifere: questo significherebbe avere a disposizione una filiera produttiva già in grado di rispondere alla domanda necessaria alla costruzione delle citate strutture (Ilva per le componistica dell’acciaio, Fincantieri per la realizzazione a terra delle strutture e aziende come Saipem capaci di gestire il posizionamento delle stesse). Inoltre, le strutture flottanti possono essere posizionate anche dove vi sono fondali dalle notevoli profondità rimanendo quindi anche molto distanti dalla costa. Questo permette la riduzione dell’impatto visivo percepito dalla terraferma e al contempo offre l’opportunità di sfruttare zone con concentrazione ventosa più elevata. 

L’interesse per la tecnologia offshore si riscontra nell’annuncio a ottobre 2023 di Fincantieri, che con una delle sue società controllate Vard, ha firmato un contratto con il consorzio WindWard Offshore per la progettazione e la costruzione di due Commissioning Service Operation Vessel (CSOV) ibridi. Nonostante le due piattaforme con compiti di supporto ai parchi eolici offshore siano destinate a mercati stranieri, tale investimento rende manifesta la linea tracciata da Fincantieri nel settore dell’eolico. 

Infine, lo scorso dicembre si è tenuto il primo summit sull’eolico offshore in Italia nel quale sono emersi spunti di riflessioni di notevole rilevanza e criticità che ancora accompagnano lo sviluppo di tale tecnologia. In particolare, il presidente dell’ANEV, Simone Togni, ha sottolineato come l’eolico offshore in Italia possegga già un percorso di sviluppo delineato nel PNIEC che vede il raggiungimento di 2 GW entro il 2030, con incremento fino a 10GW entro il 2050. Tuttavia, in Italia al momento è presente solo l’impianto di Beleolico di Taranto per la cui costruzione è stato necessario attendere un periodo di 14 anni. Nonostante ciò, l’attenzione sugli investimenti green è ormai cresciuta negli ultimi anni e gli strumenti per il sostegno allo sviluppo delle nuove tecnologie nel settore delle rinnovabili non mancano. A novembre è infatti arrivato il via libera, tramite un decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, allo stanziamento di 502 milioni di euro per la promozione, nel triennio 2024-2026, della ricerca e dello sviluppo di tecnologie energetiche innovative a zero emissioni di carbonio, tra le quali anche l’eolico offshore rientra di diritto. 

Inoltre, anche all’interno del decreto legge sulla Sicurezza Energetica presentato lo scorso 8 dicembre, si può notare il forte interesse del Governo verso il tema delle rinnovabili in primis e dell’eolico (offshore) in secundis. Più precisamente, secondo l’art. 4 le regioni riceveranno fino a 200 milioni di euro provenienti dalle aste delle quote di emissione di anidride carbonica, su base annuale, dal 2024 al 2032 e tali somma sarà destinata ad alimentare un fondo tra le stesse per l’adozione di misure per la decarbonizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile del territorio. In più, all’art. 8 si fa esplicito riferimento alla “Filiera impianti eolici galleggianti in mare” per la quale il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica  pubblicherà entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto , un avviso volto alla “acquisizione di manifestazioni di interesse per l’individuazione, in due porti del Mezzogiorno rientranti nelle Autorità di sistema portuale, di aree demaniali marittime destinate alla realizzazione di infrastrutture idonee a garantire lo sviluppo degli investimenti del settore della cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti e delle relative infrastrutture elettriche”. Infine, entro 120 giorni dalla scadenza del termine per le manifestazioni d’interesse, il Ministero con proprio decreto renderà note le aree demaniali marittime individuate. 

In conclusione, è possibile constatare come l’opinione pubblica, il governo e l’industria si stiano mobilitando al fine di investire sul comparto dell’eolico offshore sinora trascurato e poco incentivato dal punto di vista delle risorse messe a disposizione. Le richieste di approvazione di progetti in questo settore sono in netto aumento rispetto agli scorsi anni sia per quanto riguarda l’eolico onshore che quello offshore. L’obiettivo relativo all’eolico offshore posto all’interno del PNIEC risulta dunque ad oggi ambizioso ma raggiungibile se si considerano non solo gli incentivi sempre più numerosi, ma anche le iniziative comunitarie per lo sviluppo delle competenze verticali necessarie alla realizzazione e allo sviluppo degli impianti eolici nel Mediterraneo. 

Fonti:

https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal/repowereu-affordable-secure-and-sustainable-energy-europe_it

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_23_5185

https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal/green-deal-industrial-plan/net-zero-industry-act_en

Rapporto_Mensile_Novembre_23.pdf

https://www.ilsole24ore.com/art/rinnovabili-25-novembre-record-produzione-eolica-italia-AFL20XqB?refresh_ce

InfoGrafica – The European House – Ambrosetti

https://www.ambrosetti.eu/le-nostre-community/floating-offshore-wind-community/

https://www.fincantieri.com/it/media/comunicati-stampa-e-news/2023/fincantieri-costruira-altre-due-unita-ibride-per-l-eolico-offshore/