Sostenibilità

Smart city: nuovo modello di città sostenibile

Sviluppo delle città intelligenti in Italia: una visione d’insieme e possibili sviluppi futuri.

Con il consolidarsi di una forte tendenza all’urbanizzazione, le città svolgono un ruolo sempre più importante nello sviluppo economico, infrastrutturale e sociale di Paesi e regioni. Per superare le sfide che questo cambiamento ha portato, negli ultimi decenni è emersa la visione delle città smart. Le questioni in merito possono essere molteplici: una “città intelligente” in che modo è sostenibile?  Quale ruolo dovrebbero svolgere i cittadini e le comunità per favorire una transizione dal basso verso la sostenibilità urbana? Infine, quali sono gli esempi più innovativi sul suolo italiano?

Il concetto di città intelligente

Negli ultimi anni, le città intelligenti si sono sviluppate in modo significativo ampliando notevolmente il loro potenziale. La definizione stessa di smart city, nel tempo, si è evoluta con la rapida evoluzione delle tecnologie, dei processi di digitalizzazione e delle mutevoli esigenze delle città. Le nuove tecnologie hanno, infatti, aperto la strada a nuove possibilità, rappresentando un insieme di innovazioni fondamentali per le “città verdi” che consentono la produzione e l’automazione di servizi innovativi e  applicazioni avanzate.

La Commissione Europea ha definito una città intelligente come un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti grazie all’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle sue imprese. Questo tipo di città mira a un migliore utilizzo delle risorse e una riduzione delle emissioni, andando anche oltre l’uso delle tecnologie. Ciò comporta reti di trasporto urbano più efficienti, strutture di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti riqualificate e modi più efficienti di illuminare e riscaldare gli edifici.

Smart city e sviluppo sostenibile

La scelta del Governo di finanziare progetti di Smart City ha come obiettivo primario l’efficienza dei processi. Ma in che modo? Prendiamo come esempio il problema principale delle grandi città, ovvero la mobilità. L’obiettivo dei progetti di mobilità intelligente è garantire un equilibrio tra la necessità di spostare persone e merci e la sostenibilità del trasporto pubblico e privato. Il car sharing e il bike sharing, o le soluzioni come Uber, sono i primi passi della mobilità verde. L’idea è quella di ridurre l’uso di veicoli inquinanti a favore di tecnologie pulite come biciclette o scooter.

Un altro tassello importante è sicuramente il grado di efficienza degli edifici. Uno smart building è progettato con sistemi che funzionano autonomamente e con tecnologie che ottimizzano i consumi attraverso il monitoraggio e il controllo delle infrastrutture.

Altra questione spinosa è la gestione dell’acqua e delle infrastrutture idriche. Avere la possibilità di raccogliere dati sulla portata,  pressione e  temperatura dell’acqua permette di rendere più efficiente la distribuzione. Inoltre, le informazioni di monitoraggio evidenziano rapidamente eventuali perdite d’acqua prima che diventino gravi. La sostenibilità di questo intervento, infatti, è proprio legata  alla riduzione degli sprechi.

Le stesse reti energetiche sono soggette a un processo di trasformazione che porta all’uso di  fonti rinnovabili nella produzione di energia, alla diffusione del teleriscaldamento come forma di risparmio energetico, alla promozione di interventi di incentivazione al risparmio energetico e, infine, alla  progressiva modernizzazione degli impianti di illuminazione pubblica.

In una città intelligente anche la sicurezza è un aspetto chiave, in quanto essa  significa minore criminalità e maggiore attenzione alle aree critiche, come le periferie. L’utilizzo di tecnologie innovative e sistemi di sicurezza sempre più interconnessi e integrati permette di raggiungere risultati importanti in questo ambito.

Tutto questo, e molto altro, è possibile grazie alle nuove tecnologie ICT e all’intelligenza artificiale. Il cuore pulsante di un progetto Smart City è, infatti, la raccolta, il monitoraggio e l’analisi delle principali informazioni di un’area urbana, poiché solo così è possibile agire sui processi per migliorarli. Le nuove tecnologie diventano uno strumento per ridurre l’inquinamento e per aumentare i risultati di efficienza energetica attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili in modo integrato.

Smart city: il caso italiano

Il report dello scorso 5 maggio 2022 dell’Osservatorio Smart City segnala che quasi un comune italiano su tre ha avviato almeno un progetto smart nell’ultimo triennio, una percentuale che sale al 50% in quelli più grandi (oltre 15 mila abitanti).  La cifra è, probabilmente, destinata a crescere dati i fondi stanziati, all’interno delle diverse missioni, del PNRR che prevedono oltre 10 miliardi di euro .

I progetti attivi riguardano principalmente la sicurezza e il controllo del territorio, la smart mobility e l’illuminazione pubblica.

Secondo la ricerca di ICity Rank 2021, Firenze si conferma per il secondo anno consecutivo il capoluogo più smart d’Italia, subito seguita da Milano e poi da  Bologna .

Il capoluogo toscano è, infatti, la città che utilizza in modo più diffuso, organico e continuativo le nuove tecnologie, per migliorare la qualità della vita e dei servizi, nelle attività amministrative, erogazione dei servizi, raccolta ed elaborazione dei dati, informazione, comunicazione, partecipazione e innovazione istituzionale, culturale e organizzativa.  Al settore digitale sono, infatti, destinati ben 8,6 milioni di euro di fondi da investire sul potenziamento delle infrastrutture di rete e dei big data, in generale per lo sviluppo della città.

Milano, seppure al secondo posto, ricopre in forma ancora più estesa indicatori smart. I molteplici fattori sono un sistema di mobilità che integra differenti opzioni sostenibili e innovative. Insieme a un’ elevata qualità della vita, grazie ad una diffusa presenza di attività creative e un buon livello di tempo libero disponibile da parte dei cittadini, ma anche soddisfacenti risultati in termini di gestione efficiente delle risorse, in particolare grazie a una bassa intensità energetica del tessuto urbano. Unico punto debole, sulla base del set di indicatori qui considerato, è la qualità dell’aria che porta a delle criticità. 

Il progetto smart city avviato a Bologna è leggermente diverso. La città ha deciso di puntare su una piattaforma, che integri le diverse caratteristiche identificative del territorio: socialità, istruzione, sviluppo e salute. Ciò ha portato a degli investimenti per valorizzare il patrimonio culturale, e-care, e-health , il refitting di edifici pubblici e privati ​​al fine di aumentare l’efficienza energetica e la gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti.

Se si guarda, però,  all’aspetto sostenibile delle smart city, in testa alla classifica del rapporto sulle performance ambientali delle città del 2021 troviamo Trento, con un miglioramento delle performance nell’uso di suolo e nelle concentrazioni di biossido di azoto e di polveri sottili, un aumento della raccolta differenziata e infrastrutture ciclabili.

Trento è, poi, seguita da Torino, Bologna, Mantova, Milano, Bolzano e Brescia. Il grado di equilibrio tra mobilità, energia e ambiente è perfetto in quasi tutte le prime 7 città che di fatto occupano le  posizioni più alte in tutte le classifiche.

Qual è il futuro delle smart cities nel nostro paese?

Le infrastrutture urbane stanno evolvendo in maniera sensibile verso la sostenibilità al fine di raggiungere un basso impatto ambientale, con minori emissioni di carbonio, decongestionamento del traffico e diminuzione dei tempi di percorrenza. In questo contesto,  le aree principali su cui soffermarsi sono:

·     Le reti di trasporto: diminuzione del parco auto circolante totale, riduzione di veicoli inquinanti con mobilità elettrica/ibrida; 

·     Le reti energetiche: ricorso a energie alternative nella produzione di energia o nella diffusione del teleriscaldamento come idroelettrico, eolico, solare fotovoltaico, biomasse e geotermico, ; 

·     Le reti ambientali:  idriche, impianti di depurazione, disponibilità di verde urbano e reti di raccolta differenziata dei rifiuti.

La smart city è, di conseguenza, il risultato di un processo di trasformazione a tutto tondo del sistema urbano. Le nuove tecnologie in grado di far diventare “più smart” le città sono spesso poco invasive dunque, in linea di principio, anche implementabili nei centri urbani italiani più antichi e di valore. Anche una città come Venezia, quindi, può possedere un potenziale di ottimizzazione in ottica smart. Questo processo non richiede per forza una tecnologia invasiva.

Bilanciare lo sviluppo dei territori e dei sistemi urbani con una vera sostenibilità del modello è la sfida strategica del domani. È, ormai, chiaro che gli schemi attuali non potranno essere replicati nel futuro. Le smart city sono una risposta del potenziale promettente a questa esigenza e un passo importante per un cambiamento sociale e culturale.

I “semi” del cambiamento sono stati piantati in diversi comuni italiani. Tuttavia, c’è la sensazione di una marcata frammentazione e dispersione delle iniziative. Ne deriva il rischio evidente di affievolire le potenzialità del concetto e gli sforzi verso una transizione delle nostre città. Le città intelligenti del futuro saranno più interconnesse e avranno anche un tessuto urbanistico notevolmente diverso da quello delle città attuali. Potremmo chiamarla una vera rivoluzione dell’architettura urbana del futuro: più spazi verdi e piste ciclabili, corsie riservate al trasporto pubblico, biciclette e pedoni e molti meno veicoli in circolazione per le diverse forme di mobilità condivisa. Si punta, poi, sulla riduzione dell’inquinamento grazie all’utilizzo di energie rinnovabili, edifici resilienti costruiti con materiali organici e di recupero e, infine, sistemi in grado di interagire con l’ambiente circostante.