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Sfiducia a Bonafede: l’analisi degli interventi al Senato

Nella mattinata di mercoledì 20 maggio, sono state discusse e messe al voto al Senato due mozioni le quali, nonostante fossero diverse nei contenuti e nelle argomentazioni presentate, avevano un obiettivo comune: la sfiducia individuale al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Le mozioni provenivano da due fazioni opposte della minoranza: la prima era stata presentata dalla Senatrice Bonino di +Europa, mentre la seconda dai Senatori Romeo della Lega, Ciriani di Fratelli d’Italia e Bernini di Forza Italia. 

Come in tutti i dibattiti parlamentari che riguardano decisioni politiche di alto profilo, la discussione delle mozioni di sfiducia è stata lunga, caratterizzata da numerosi interventi e animata da proteste e bagarre. Dall’avvento delle dirette streaming dei dibattiti parlamentari, infatti, gli interventi in aula per i Senatori ed i Deputati non sono più solo degli strumenti retorici per convincere i propri colleghi a votare in una certa maniera, ma sono anche diventati delle vere e proprie occasioni mediatiche per parlare – non solo ai presenti in aula – ma al proprio elettorato, tramite un eco sui social. Per questa ragione, gli interventi parlamentari, sono di grande interesse dal punto di vista della comunicazione politica: non si tratta più di discorsi pieni di tecnicismi e di linguaggio austero. Anzi, quando questi interventi sono ben presentati all’opinione pubblica, il linguaggio usato è semplice, diretto ed accessibile a tutti. 

Analizziamo quindi alcuni degli interventi fatti in aula questo mercoledì, in particolare quelli dei Senatori Bonino, Bongiorno, Renzi, Urso e Paragone. 

Bonino (+Europa): “Non vogliamo un Ministro della giustizia che sia il rappresentante della cultura del sospetto”

Costruendo un discorso basato sulla critica al Ministro Bonafede e della sua retorica giustizialista, la Senatrice Bonino ha fatto un intervento completo dal punto di vista contenutistico e della forma. Il discorso era principalmente letto, ma senza perdere il contatto visivo con la Presidente Casellati ed il Ministro, a cui rivolgeva spesso lo sguardo. La Senatrice non risulta molto accattivante all’inizio del suo discorso ma recupera rapidamente con alcuni colpi ben assestati a Bonafede che suscitano gli applausi dell’Aula: “Ministro, lei diceva: «Se c’è un sospetto, anche chi è pulito deve dimettersi». Se lo ricorda? No? Beh, peccato!”. Il discorso della Senatrice ha qualche lacuna, ma è certamente di alto livello, e sicuramente molto efficace nel rivolgersi all’elettorato di +Europa.

Bongiorno (Lega): “Lei omette di dire, lei omette di fare, lei omette di decidere, lei omette di assumersi le sue responsabilità”

Il miglior intervento a favore della sfiducia è senza dubbio quello della Senatrice Bongiorno. Accusando il Ministro di non adempiere ai suoi obblighi istituzionali, la Bongiorno costruisce un discorso basato sulla ripetizione del verbo “omettere”. Iniziando ogni sezione del discorso indicando un’omissione compiuta dal Ministro, la Senatrice costruisce un discorso dalla forte valenza retorica. Non legge un testo, ma ogni tanto dà uno sguardo ai suoi appunti così da non perdere il filo ed utilizza spesso delle espressioni di grande impatto retorico che permettono all’audience di avere un’idea chiara dei suoi riferimenti. Un discorso che risulta aggressivo ma non fuori luogo, ben documentato ed argomentato. 

Renzi (Italia Viva): “Faccia il Ministro della Giustizia, non dei giustizialisti, e vedrà che ci avrà al suo fianco”

In opposizione al discorso della Bongiorno, troviamo quello del Senatore Renzi. Il leader di Italia Viva fa un intervento che è probabilmente il più puntuale da un punto di vista comunicativo. Nonostante la difficoltà del dover dribblare le accuse dei colleghi e dei giornali di aver barattato il sostegno del suo partito per qualche poltrona, Renzi riesce senza difficoltà a costruire un discorso equilibrato tra supporto all’operato di Bonafede e critica del suo giustizialismo. Articola, quindi, una dicotomia noi-voi nel quale si identifica come garantista e addita i 5 Stelle come giustizialisti, augurandosi che le accuse verso Bonafede possano fargli cambiare punto di vista. Tiene in mano alcuni foglietti che guarda raramente, mantiene una gestualità aperta e fluida e si rivolge all’intera Aula guardando sia davanti a sé che alla sua destra e sinistra. Il linguaggio semplice e diretto utilizzato da Renzi rendono questo discorso sicuramente il più fruibile ed ascoltabile sul piano mediatico.

Urso (Fratelli d’Italia): “Signor Ministro, il baratto sembra essere l’elemento che contraddistingue il suo Dicastero”

Il discorso del Senatore Urso è costruito sull’immagine del baratto: prima quello tra Italia Viva ed il Governo per salvare Bonafede in cambio di poltrone, poi quello tra il Ministro e la criminalità organizzata per ridurre le rivolte nelle carceri in cambio della liberazione di alcuni detenuti. Con questi due concetti, Urso riesce a dare un’immagine mercificata degli accordi interni alla coalizione di governo, accusando Bonafede di prendere decisioni basate sul guadagno piuttosto che sul benessere del paese. Dal punto di vista della delivery, termine inglese, che indica l’esposizione e la forma di un discorso, Urso commette però qualche errore. L’intervento è principalmente letto, alzando lo sguardo solo di tanto in tanto. Il problema più grande, però, è che il Senatore per la maggior parte del tempo regge i fogli con entrambe le mani, limitando quindi la mobilità dei suoi gesti e irrigidendosi. La cosa che poi risalta di più guardando il video dell’intervento è la mascherina del Senatore Urso, che continua ad indossare calata sotto il mento. Questo, non solo stona dal punto di vista estetico ma indica poca attenzione, soprattutto visto che ormai è cultura generale che la mascherina non andrebbe indossata in questo modo per ragioni igieniche. 

Paragone (Gruppo misto): “Platone è mio amico amico, ma la verità lo è di più”

L’intervento del Senatore Paragone, ex 5 Stelle ora nel gruppo misto, ha chiaramente i segni delle capacità oratorie di un ex-presentatore televisivo. Il discorso, anche qui, è chiaro e ben strutturato ed è qui che si notano le doti oratorie del Senatore in quanto non hai mai letto i suoi appunti. L’unica parte letta è una citazione dell’intervista a Repubblica del magistrato Di Matteo, che Paragone usa all’inizio del proprio intervento. La frase cardine del discorso è il riferimento ad Aristotele che il Senatore usa per accusare Bonafede di aver mentito – o quantomeno nascosto qualcosa – “Platone è mio amico amico, ma la verità lo è di più”. Questa frase delinea anche il discostamento di Paragone dall’attuale Movimento 5 Stelle che, a suo avviso, ha tradito i propri valori di trasparenza e legalità. La sua gestualità è aperta e fluida, lo sguardo rivolto all’intera Aula e il tono della voce è usato sapientemente per pronunciare un discorso carico di significato politico.

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