Sostenibilità

Rapporto 2020 – Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile

Il Festival dello Sviluppo Sostenibile, arrivato alla sua quarta edizione, si è tenuto dal 22 Settembre all’8 Ottobre a Roma. 
Promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), è la più grande iniziativa italiana volta alla sensibilizzazione di cittadini, imprese e istituzioni sul tema della sostenibilità, facendo particolare attenzione ai “17 Goals” proposti dall’Agenda 2030 dell’ONU. Scorrendo la lista di questi “obiettivi”, risulta chiaro come il concetto di “sostenibilità” abbia radici ben più estese di quanto non siamo abituati a pensare. 
La sostenibilità è una questione: economica, sociale, culturale e ambientale; concerne egualmente la salute, il benessere, l’uguaglianza sociale, l’architettura urbana, l’istruzione, e il rispetto per l’ambiente. Come sottolineato nel rapporto 2020 di ASviS – riassunto nei paragrafi sottostanti – per raggiungere questa condizione è fondamentale che ognuno di noi riadatti i suoi comportamenti: dai piccoli gesti a quelli con impatto più significativo, in funzione di una vita sostenibile per noi stessi, per gli altri e per il pianeta. 

Come ogni anno, ASviS ha pubblicato, alla fine del Festival, un rapporto che si propone di analizzare il progresso dell’Italia nel campo delle politiche sostenibili e dei “17 goals” proposti nell’Agenda 2030 dell’ONU. In quest’ottica, l’Italia viene sottoposta ad un controllo che tiene presente il contesto internazionale ed Europeo dei quali il Paese è parte integrante, al fine di dare un quadro dettagliato della situazione attuale, ed alcuni consigli mirati per il futuro. Quest’anno, nel mezzo di una crisi pandemica globale, ASviS ha colto l’opportunità di mettere in luce come quest’ultima sia in parte il risultato del progressivo danneggiamento degli ecosistemi, e come, al contempo, essa contribuirà a rendere ancora più difficile la realizzazione degli obiettivi preposti dall’Agenda 2030. 

Infatti, il COVID-19, come le passate epidemie, nasce dal progressivo danneggiamento degli ecosistemi e la conseguente perdita di biodiversità che, a sua volta, favorisce i “salti di specie da parte di agenti eziologici”. Paradossalmente, questa pandemia – che è in parte dovuta alla distruzione degli ecosistemi operata per decenni da parte dell’uomo – sarà inevitabilmente causa del rallentamento dei processi di implementazione delle politiche sostenibili. Essa ha peró avuto – ed avrà – come effetto quello di mettere maggiore pressione ai governi ed alle istituzioni, al fine di riconoscere i pericoli che il nostro modo di vivere “homocentrico” comporta, per correggere questa politica autodistruttiva.

Il COVID-19 e lo sviluppo sostenibile

La pandemia da COVID-19 è strettamente legata al concetto di “sostenibilità”. Infatti, potremmo dire che essa nasce da un forte problema di sostenibilità ambientale e che, al contempo, affligge gravemente la sostenibilità sociale ed economica. 
Più precisamente, il nostro stile di vita è stato finora avverso all’ecosistema, il quale ne ha profondamente risentito, perdendo parte della sua biodiversità. Oggi, questa crisi sta avendo gravi ripercussioni sull’economia, sulle pari opportunità e sull’accesso alle risorse indispensabili, esacerbando quindi fattori come povertà ed insicurezza sociale tra gli altri. Come già accennato, a fronte di queste difficoltà, segnali positivi arrivano dai mercati e dalle  istituzioni, che si dimostrano sempre più sensibili al tema della sostenibilità. 

In ambito economico, già da diversi anni, gli investimenti chiamati SRI (Sustainable and Responsible Investment) sono in forte crescita in quanto privilegiati perché meno rischiosi e più resilienti agli shock finanziari. Dal punto di vista delle istituzioni, invece, questa crisi ha “reso evidenti gli effetti negativi di un sistema globalizzato”, non soggetto a standard e regole comuni. Le risposte eterogenee, e talvolta ritardate, dei governi hanno contribuito alla diffusione del virus, mentre la mancanza di un approccio ed una visione comune, soprattutto a livello europeo, ha contribuito al senso di insicurezza e confusione nei singoli cittadini.

Inoltre, la pandemia ha portato al centro del dibattito l’approccio “One Health”, ovvero un approccio globale al tema della salute, volto a riconoscere e integrare nei processi decisionali lo stretto legame tra il nostro benessere e quello del pianeta, sapendo adottare misure che non abbiano un impatto negativo né sull’uno né sull’altro. Si è discusso non soltanto del bisogno di adottare politiche più sostenibili in tutte le accezioni di questo termine ma, soprattutto, della necessità  che queste politiche siano comuni e omogenee al’’interno della comunità europea, cosicché vengano implementate tempestivamente, migliorandone l’efficacia. In questo contesto, la pandemia ha posto la comunità internazionale davanti ad una doppia sfida: non solo vi è il bisogno di adottare misure sul piano sanitario, sociale ed economico per evitare il prolungarsi dell’emergenza, ma vi è anche la necessità di sfruttare il momentum creato da questa per aumentare la resilienza e la sostenibilità del sistema.

La strategia Europea per uno sviluppo sostenibile

Sin dal suo insediamento nel Novembre 2019, la Commissione Europea guidata da Ursula Von der Leyen ha posto la tematica della “sostenibilità” al centro della sua Agenda. Come sottolineato nel rapporto di ASviS, tre Comunicazioni pubblicate dalla Commissione nelle sue prime settimane di attività si sono rivelate strumenti chiave per fornire le linee guida di questa crescita sostenibile: 

  • Green Deal Europeo (GDL);
  • Riorientamento del Semestre europeo verso gli SDGs;
  • Rilancio del Pilastro europeo dei diritti sociali.

Il Green Deal Europeo propone “una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse. Essa mira inoltre a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’UE e a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze”. 

Esso si articola nei seguenti obiettivi: rendere più ambiziosi gli obiettivi dell’UE in materia di clima per il 2030 e il 2050, garantire l’approvvigionamento di energia pulita, economica e sicura, mobilitare l’industria per un’economia pulita e circolare, costruire e ristrutturare in modo efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse naturali, accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente nella direzione della neutralità climatica, progettare un sistema alimentare giusto, sano e rispettoso dell’ambiente, preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità e l’obiettivo “inquinamento zero” per un ambiente privo di sostanze tossiche. Questi obiettivi verranno raggiunti integrando la sostenibilità in tutti settori, attraverso misure trasversali.

In tale contesto, il “riorientamento del Semestre europeo verso lo sviluppo sostenibile” – volto ad utilizzare gli SDGs dell’Agenda 2030 come sfondo del quadro di trasformazione – è una riforma fondamentale. Infatti, volendo perseguire obiettivi tanto ambiziosi e volendo aspirare al ruolo di “leader mondiale nella trasformazione del modello di sviluppo”, è fondamentale per l’Europa ambire al raggiungimento di questi obiettivi, tenendo conto delle linee guida e dei goals forniti dalla comunità internazionale.

Infine, la Commissione ha sfruttato l’onda di cambiamento innescata da questo massivo piano di riforme, per riportare alla luce il “Pilastro europeo dei diritti sociali”, già proclamato congiuntamente con il Parlamento e il Consiglio Europeo il 17 Novembre 2017. Con questa mossa, la Commissione ha saputo porre l’accento su un’accezione fondamentale, ma spesso tralasciata, del termine sostenibilità: la sostenibilità sociale. Grazie a questo pilastro, l’Europa si impegnerà ad assicurarsi che “la transizione alla neutralità climatica, la digitalizzazione e i cambiamenti demografici siano socialmente equi e giusti”. Sebbene la pandemia da COVID-19 abbia rallentato l’implementazione dei programmi avviati dalla Commissione, essa ha anche fornito nuovi stimoli e incentivi per promuovere uno sviluppo sostenibile in Europa. Il piano Marshall volto alla ripresa, denominato “Next Generation EU”, ha messo in gioco una cifra cospicua di fondi – 750 miliardi – la maggior parte dei quali sarà erogata dipendentemente dalla presentazione di “Piani nazionali per la ripresa” che dovranno andare nella direzione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. In questo modo, come sottolineato nel rapporto, l’Europa ha saputo sfruttare un momento di forte crisi per dare un nuovo slancio socio-economico volto al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile che si era già prefissata. Il doppio filo che lega gli incentivi economici per la ripresa e la sostenibilità ha il potenziale di rendere l’Unione Europea un leader mondiale nell’implementazione di un nuovo modello di sviluppo.

È, inoltre, importante sottolineare come alla fine del capitolo sull’Unione Europea, il rapporto ASviS fornisca un’analisi dettagliata degli indicatori compositi volti ad analizzare il rapporto tra gli obiettivi preposti dagli SDGs e la situazione europea al momento attuale. È possibile quindi notare che, in maniera generale, tra il 2010 e il 2018 ci sono stati dei miglioramenti per nove obiettivi (3, 4, 5, 7, 8, 9, 11, 12, 13), un sensibile peggioramento per tre (10, 15 e 17), mentre per quattro (1, 2, 6 e 16) la situazione appare sostanzialmente invariata. Per quanto riguarda i singoli, l’Italia ha migliorato, nello stesso arco di tempo, quasi tutti i suoi indicatori ad eccezione di quelli che concernono “acqua pulita e servizi igienico-sanitari”, “ridurre le diseguaglianze” e “vita sulla terra”.

L’impatto della pandemia sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 in Italia 

Questo capitolo del rapporto si propone di analizzare l’efficacia dell’implementazione delle riforme atte al raggiungimento dei “17 goals” in Italia nell’anno passato. Guardando ai dati più recenti, tra il 2018 e il 2019 l’Italia mostra segni di miglioramento per quattro Obiettivi (1, 8, 12, 16) e una sostanziale stabilità per dieci Obiettivi (2, 3, 4, 5, 6, 7, 10, 13, 15 e 17). Peggiorano, invece, gli indicatori relativi agli Obiettivi 9 e 11. Nonostante questi miglioramenti, il rapporto sottolinea come, a pochi mesi dalla scadenza di 21 Target previsti dall’Agenda 2030, l’Italia si trovi ancora molto lontana dai valori di riferimento.

A questa analisi basata sul raggiungimento degli obiettivi preposti, segue un’analisi dei decreti pertinenti implementati nell’ultimo anno, e un’analisi sull’evoluzione della legislazione per i diversi Goals. Nella prima analisi risultano rilevanti: il decreto “Clima”, la legge di bilancio 2020, il decreto “Cura Italia”, il decreto “Liquidità”, il decreto “Rilancio”, il decreto “Semplificazioni” e il decreto “Agosto”.

Le proposte dell’ASviS

In questo ultimo capitolo, l’ASviS descrive, in maniera dettagliata, le sue proposte per ottenere il raggiungimento dei target in ogni settore. Dopo aver sottolineato come la creazione di un “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR) rappresenti un’occasione storica per orientare le politiche pubbliche a favore dello sviluppo sostenibile.  Dopo aver ribadito gli interventi trasversali e sistemici già presentati negli scorsi anni, grazie ai quali “l’Italia si troverebbe oggi ad affrontare questa sfida su basi più solide”, ASviS presenta un vasto numero di proposte specifiche, divise per settore: crisi climatica ed energia, povertà e disuguaglianze, economia circolare, innovazione e lavoro, capitale umano, salute ed educazione, capitale naturale e qualità dell’ambiente, città ed infrastrutture e capitale sociale e cooperazione internazionale. 

In conclusione, ASviS include nel rapporto un forte richiamo alla Presidenza Italiana del G20, e come questa rappresenti un’opportunità per l’Italia per imporsi come leader della transizione verso un modello di crescita sostenibile, mettendo al centro del dibattito dei venti paesi più influenti al mondo, la tematica della crescita sostenibile partendo dagli obiettivi dell’Agenda 2030.

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