Sostenibilità

Il ruolo chiave delle nuove Stakeholder Capitalism Metrics, un sistema universale di reporting non finanziario basato sui criteri ESG

Fonte: Adobe Stock

Il contesto della Responsabilità Sociale d’Impresa 

L’impegno verso la transizione alla sostenibilità ha subito una forte accelerazione negli ultimi anni, in particolare con l’adozione nel 2015 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. L’Agenda 2030, viene definita come “un piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità”, nel quale vengono integrati i tre pilastri della sostenibilità: ambientale, economico e sociale. Viene definitivamente superata la concezione della sostenibilità come una questione unicamente ambientale, arrivando ad una maggiore consapevolezza del nesso esistente tra le attuali emergenze legate alla sostenibilità e la necessità di nuovi modelli di sviluppo e di crescita economica. I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) di cui si compone l’Agenda sono ulteriormente declinati in 169 targets e 244 indicatori, i quali traducono le attuali sfide globali in obiettivi specifici e misurabili. L’interconnessione e la complessità delle sfide epocali proprie degli SDGs è il punto di partenza per comprendere la necessità, sempre più evidente e non più rinviabile, di realizzare nel concreto un approccio integrato e multi-stakeholder verso la sostenibilità. In particolare, il contesto in cui oggi le aziende si trovano ad operare è stato trasformato da svariate emergenze di scala globale come il cambiamento climatico, i disordini sociali legati all’inclusione, le spesso inaccettabili condizioni di lavoro e, più recentemente, l’attuale pandemia da COVID-19, che ha evidenziato l’importanza della dimensione sociale della sostenibilità. In questo contesto, le aspettative sul ruolo delle imprese e i principi fondanti del cosiddetto Stakeholder Capitalism sono sempre più centrali nel dibattito pubblico globale. Nonostante il dibattito sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (Corporate Social Responsibility) e il ruolo delle imprese nella società abbia radici lontane, solo negli ultimi tempi questo concetto viene più diffusamente impiegato nelle strategie aziendali. Oggi, sempre più, le imprese sono consapevoli dei benefici, sia in termini di efficienza che di reputazione, derivanti dall’adozione di strategie e sistemi di produzione responsabili, basati sulla realizzazione degli SDGs. Infatti, è ormai risaputo che le imprese che soddisfano le aspettative dei propri stakeholders e rendicontano i propri progressi in maniera trasparente, sono più performanti nel lungo periodo.
Il vantaggio competitivo per le imprese aderenti agli obiettivi globali e a quelli che vengono definiti criteri Environmental, Social and Governance (ESG) è, infatti, misurabile sia in termini di migliore possibilità di accesso ai mercati finanziari, sia sul fronte dell’allargamento del proprio mercato di riferimento. I due aspetti sopra richiamati sono riferibili rispettivamente alla constatazione che gli intermediari finanziari tengono sempre più conto dei fattori di sostenibilità nelle proprie strategie e dirigono gli investimenti verso le imprese che meglio li applicano, e alla sempre più ampia diffusione di modelli di consumo responsabile, in funzione dei quali sempre più consumatori, specialmente i più giovani, orientano le proprie scelte in base al rispetto da parte delle imprese di corrette norme sociali e ambientali.

Nella presente analisi si sono voluti esaminare: il sistema attuale di rendicontazione non finanziaria, il processo di adozione delle Stakeholder Capitalism Metrics da parte dell International Business Council del World Economic Forum e delle Big Four Accounting Firms, il loro contenuto e valore aggiunto rispetto ai precedenti parametri di rendicontazione e i possibili futuri scenari. L’obiettivo è quello di analizzare le motivazioni per cui le nuove metriche costituiranno uno strumento che potrà contribuire ad accelerare la transizione alla sostenibilità e ad orientare la crescita economica verso un reale progresso.

Sistema attuale di rendicontazione non finanziaria

La rendicontazione non finanziaria accompagna ormai sempre più spesso il reporting finanziario, non soltanto per un obbligo di carattere normativo. Come suggerito dal nome, la rendicontazione non finanziaria si focalizza su fattori “extra-finanziari”, primi fra tutti quelli ESG e su una visione di lungo periodo. A livello Europeo, tale pratica è regolata dalla Direttiva 2014/95/UE (anche conosciuta come Direttiva Barnier), recepita in Italia con il Decreto Legislativo 254/2016. Quest’ultimo sancisce nell’ordinamento italiano l’obbligo di redigere e pubblicare una Dichiarazione di carattere non finanziario per gli enti di interesse pubblico di grandi dimensioni.

Nel panorama internazionale sono presenti vari ESG reporting frameworks. I più utilizzati sono quelli dei principali standards-setting bodies: Global Reporting Initiative (GRI), Climate Disclosure Standards Board (CDSB), International Integrated Reporting Council (IIRC), Sustainability Accounting Standards Board (SASB) e Carbon Disclosure Project (CDP). Infatti, il crescente impegno del settore imprenditoriale nel perseguimento degli SDGs è dimostrato anche dall’adozione da parte di molte imprese di standards di valutazione per analizzare in maniera oggettiva l’impatto economico, sociale e ambientale della propria attività e per rendicontare i propri progressi. Tuttavia, la presenza di molteplici standards ha messo in luce un sistema frammentato in cui imprese e investitori hanno libera scelta su quella che è stata definita “an alphabet soup of metrics” dal CEO di Deloitte, Punit Ranjen. Ciò, oltre che rendere meno trasparenti ed efficace le informazioni e più complessa l’analisi dei dati, rappresenta un ostacolo soprattutto per gli investitori. Questi si trovano, infatti, a dover indirizzare le proprie scelte, decifrando e mettendo a confronto metriche diverse, talvolta non comparabili tra loro. Tale problematica è accentuata anche dalle esistenti divergenze tra i vari paesi in materia di reporting non finanziario. A questo proposito, decisiva potrebbe essere la già avanzata revisione da parte della Commissione Europea della Direttiva 2014/95/UE relativa alla rendicontazione non finanziaria.

Measuring Stakeholder Capitalism

Nell’ambito della sostenibilità aziendale, un grande passo avanti è stato il processo di allineamento svolto dall’International Business Council del World Economic Forum delle strategie di 140 CEOs di imprese globali con gli SDGs. In questo contesto, durante l’IBS Winter Meeting di Gennaio 2020 è stato lanciato l’ambizioso progetto di definire un set di metriche comuni per la creazione di valore sostenibile, che facilitino la possibilità delle imprese di monitorare e dimostrare agli stakeholders i propri progressi. Tramite una serie di consultazioni è infatti emerso che l’88% degli oltre 200 partecipanti all’incontro (tra cui imprese, banche e investitori) si trovavano d’accordo sulla necessità pratica della predisposizione di metriche universalmente applicabili per il proprio business, mentre il 91% ne ha riconosciuto l’utilità per i mercati finanziari e l’economia in generale.
Tale processo ha consentito la definizione delle cosiddette Stakeholder Capitalism Metrics per l’allineamento del reporting non finanziario basato sui criteri Environmental, Social and Governance e il tracciamento dei contributi aziendali al raggiungimento degli SDGs. Le suddette metriche dovrebbero costituire un punto di convergenza per i preesistenti standards di sostenibilità. Infatti, i vari standards-setting bodies sopra citati, per la prima volta, si sono impegnati a perseguire il comune obbiettivo di creare un singolo, onnicomprensivo ESG reporting system. Il motivo per cui questa iniziativa ha preso piede è proprio quello di rafforzare un sistema finora frammentario e disordinato, sia a livello tematico che geografico. L’obiettivo non è quindi quello di reinventare il sistema esistente ma di amplificarlo attraverso una necessaria armonizzazione e semplificazione.
Nello specifico, il risultato concreto di un anno di incontri e negoziazioni è stata la definizione del libro bianco “Measuring Stakeholder Capitalism: towards common metrics and consistent reporting of sustainable value creation”. Questo si compone di 21 core metrics, per la maggior parte quantitative, focalizzate sulle attività interne, che includono informazioni che vengono già monitorate e riportate da diverse imprese, e di 34 expanded metrics, costituite da indicatori più avanzati per la misurazione dell’impatto sull’intera catena di valore.  Le metriche sono organizzate in 4 pilastri principali, in linea con gli SDGs: Governance, Pianeta, Persone e Prosperità. La trasversalità dei pilastri fondanti, permette alle metriche di essere universalmente applicabili, indipendentemente dal Paese, dall’industria o dal modello di business di riferimento. Allo stesso tempo, le imprese sono incoraggiate, se necessario, ad utilizzare anche altre metriche più specifiche e dettagliate nel caso in cui il proprio business lo richieda. L’approccio generale è “disclose or explain”, ovvero laddove ci siano difficoltà specifiche a riportare le informazioni richieste, le imprese sono tenute a spiegare i motivi delle proprie omissioni.  

Gli elementi che rendono particolarmente innovativa l’introduzione di queste metriche condivise sono: la metodologia partecipativa e la composizione della task-force di esperti dedicati al progetto. Infatti, oltre alla partecipazione e al coordinamento svolto dall IBC del World Economic Forum, guidato da Brian Moynihan, CEO di Bank of America, è stata decisivo il coinvolgimento delle Big Four Accounting Firms, le più importanti società di revisione contabile e consulenza. In particolare, hanno partecipato Punit Renjen di Deloitte, Carmine Di Sibio di Ernst & Young, Bill Thomas di KPMG e Bob Moritz di PwC. L’inedita collaborazione dei colossi della consulenza e della revisione contabile sottolinea la rilevanza del nuovo strumento di reporting non finanziario. Infatti, considerando il network di cui fanno parte le Big Four, che collaborano frequentemente con le cosiddette Fortune Global 500 Companies, ovvero le compagnie più influenti del mondo in base al fatturato, se ne comprende la potenzialità diffusiva. Inoltre, la consistente membership dell’IBC gioca un ruolo essenziale nella promozione e implementazione dei nuovi standards, in grado di influenzare progressivamente altri attori e stakeholders nel prossimo futuro.

Il valore aggiunto delle Stakeholder Capitalism Metrics

Il processo avviato sembra essere in grado di costituire una base per future norme e politiche coerenti a livello globale, regionale e nazionale. Conseguenze già osservabili sono infatti i recenti sviluppi in campo di regolazione della rendicontazione non finanziaria su diversi fronti: l’Unione Europea sta attualmente revisionando la Direttiva 2014/95/UE relativa alla rendicontazione non finanziaria, per garantire una regolamentazione più rigida; la Commissione Europea ha incaricato lo European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) della predisposizione di una task-force per fornire raccomandazioni per la creazione di un sistema Europeo di rendicontazione non finanziaria; l’International Organization of Securities Commissions (IOSCO) ha dichiarato la propria intenzione di armonizzare i diversi standards di sostenibilità per facilitare lo sviluppo di una soluzione globale; la Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente federale statunitense incaricato per la vigilanza della borsa valori, ha emendato le proprie regole per migliorare la comunicazione di informazioni sul capitale umano; l’International Financial Reporting Standards Foundation (IFRS) ha deciso di ampliare il proprio ambito di intervento includendo anche i temi della sostenibilità; l’ International Federation of Accountants (IFAC), facendo seguito ad un’identica iniziativa di Accountancy Europe, ha annunciato la predisposizione di un International Sustainability Standards Board in affiancamento all’International Accounting Standards Board (IASB); infine, come già detto, i 5 più importanti standards-setters (CDP, CDSB, GRI, IRC e SASB) hanno annunciato la loro intenzione di allinearsi e collaborare nel perseguimento di un coherent global sustainability reporting ecosystem.

I tanti progressi fatti nel corso degli ultimi anni nell’ambito della transizione alla sostenibilità, trovavano un ostacolo nell’assenza di un solido sistema globale di rendicontazione non-finanziaria. Grazie alle nuove metriche e alle recenti iniziative a livello internazionale, investitori, politici e governatori, possono avere accesso ad informazioni e dati comparabili sia nei diversi settori industriali, che nei diversi Paesi. Infatti, l’auspicio è che questa iniziativa potrà migliorare e diffondere le informazioni sulle quali si dovrebbero basare decisioni dal significativo impatto trasformativo, quali: strategie aziendali, investimenti, norme e direttive. Nello specifico, le compagnie potranno avere informazioni e dati utili per implementare strategie di sostenibilità più efficienti, migliorando l’identificazione e la gestione del rischio; gli investitori potranno sfruttare le metriche per indirizzare il capitale verso investimenti vantaggiosi, con un maggiore impatto trasformativo; i lavoratori avranno maggiori strumenti per comprendere le modalità e gli ambiti in cui poter fornire il proprio contributo; e i consumatori potranno fare scelte di consumo più consapevoli, valutando in maniera più oggettiva l’impegno socio-ambientale delle imprese, aggirando il cosiddetto green washing. Le informazioni, modellate secondo la matrice di metriche oggettive, sono infatti uno strumento pratico per analizzare il valore delle compagnie nel lungo termine, a differenza di molte metriche finanziarie che sono invece esclusivamente orientate a valutare il profitto nel breve periodo. Infatti, è sempre più evidente la stretta connessione tra performance nelle dimensioni ESG e rendimento finanziario. Ciò soprattutto alla luce dell’attuale crisi economico-sanitaria, la quale evidenzia l’urgenza di interventi straordinari che vadano a ridurre gli impatti della pandemia nelle economie e nelle società attraverso una programmazione di lungo-termine in ambito economico, sociale e ambientale e le renda resilienti per gli eventuali shocks climatici e sanitari futuri e non rappresenti un mero intervento economico di breve periodo. Le Stakeholder Capitalism Metrics potrebbero diventare lo strumento per banche e investitori per valutare i profili aziendali. Le compagnie in cima alla ‘classifica’ stilata secondo i valori individuati dalle metriche, costituiscono quelle in cui è più sicuro e redditizio investire; quelle con performance non soddisfacenti o che non divulgano le informazioni richieste saranno invece automaticamente svantaggiate nell’accesso ai finanziamenti e ad alcuni mercati. La semplificazione e divulgazione di tali informazioni è cruciale per gettare le basi di un nuovo modo di pensare gli investimenti, le politiche per la sostenibilità e il concetto stesso di crescita economica. Di conseguenza, il nuovo tassello di cui si arricchisce il sistema di rendicontazione potrebbe svolgere un ruolo chiave, creando un level playing field per una transizione alla sostenibilità da parte delle aziende che sia trasparente e basata su criteri oggettivi.

Scenari futuri

Durante il processo di consultazione è emersa l’intenzione dei 2/3 delle compagnie intervistate, sia membri dell’IBC che non, di utilizzare le 21 core metrics nella propria relazione annuale. Le imprese, operanti in diversi Paesi e settori industriali, si trovano in fasi diverse nell’implementazione e rendicontazione dei fattori ESG. Secondo il Rapporto “Non-financial information as a driver of transformation” della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB), l’integrazione dei fattori ESG nella governance e nelle strategie aziendali è caratterizzata da tre fasi principali: la fase “Engagement” presuppone un alto coinvolgimento sui temi ESG, direttamente constatabile nel modello di business, nei comportamenti e nelle decisioni aziendali; la fase “Capacità” concerne lo sviluppo delle infrastrutture necessarie per la raccolta e l’analisi dei dati, la formazione interna, e l’allineamento dei criteri ESG con gli obiettivi di performance e la remunerazione; infine la fase “Consapevolezza” è contraddistinta da una diffusa condivisione degli obiettivi della rendicontazione all’interno dell’organizzazione, soprattutto grazie alla definizione di specifici Key Performance Indicators (KPI) e a processi decisionali integrati.  L’auspicio è che il nuovo sistema di reporting non-finanziario possa accelerare le suddette fasi e facilitare la divulgazione di informazioni e dati che permettano ai vari stakeholders e investitori di tracciare in maniera esaustiva i percorsi aziendali di creazione di valore sostenibile. Un probabile scenario vede le imprese e gli investitori membri dell’IBC e le concrete attività delle Big Four Accounting Firms, guidare il processo di diffusione delle nuove metriche e di raggiungimento di un consenso generale a livello aziendale. In particolare, l’obiettivo è quello di implementare concretamente le Stakeholder Capitalism Metrics nelle relazioni annuali del 2021, che saranno auspicabilmente presentate dai membri dell’IBC durante il prossimo Winter Meeting di gennaio.

Dal punto di vista normativo, soprattutto nel contesto Europeo, si prevede un potenziamento dell’obbligo di rendicontazione non finanziaria. Pertanto, la tempestiva adesione alle nuove metriche permetterebbe alle imprese, non soltanto di arrivare preparate ai nuovi sviluppi normativi, ma anche di influenzarne le dinamiche.

Cruciale sarà l’effetto leva rappresentato dall’impegno delle Banche Centrali, le quali stanno reindirizzando le proprie scelte di portafoglio e, come sottolineato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al Festival dell’Economia di Trento “Possono informare e sensibilizzare intermediari e investitori, intraprendere iniziative di educazione alla finanza sostenibile, valutare che le banche adottino standards di gestione dei rischi climatici, tutelare la stabilità finanziaria e investire in sostenibilità utilizzando criteri ESG”.

In conclusione, l’auspicio è che l’interesse suscitato dall’iniziativa Measuring Stakeholder Capitalism e la sua concreta applicazione per definire le giuste priorità nelle scelte future possano dare un contributo concreto e misurabile al progresso del Pianeta, privilegiando modelli di crescita inclusivi e sostenibili. 


Bibliografia

World Economic Forum, “Measuring Stakeholder Capitalism: Towards Common Metrics and Consistent Reporting of Sustainable Value Creation”, White Paper September 2020. 

Deloitte, “Osservatorio Nazionale sulla Rendicontazione Non Finanziaria 2 Report”, Dicembre 2019.

Financial Times, Gillian Tett, “Big Four accounting firms unveil ESG reporting standards”, Settembre 2020.

CONSOB, “Non-financial information as a driver of transformation”, 2018. 

Accounting Today, “Big Four firms release ESG reporting metrics with World Economic Forum”, Settembre 2020. 

Il Sole 24 Ore, “Visco in campo per il Mes: dal punto di vista economico ha solo vantaggi”, Settembre 2020.

Giulia Salis, “The 2030 Agenda for Sustainable Development: A driving force for Multilateralism and Corporate Strategies”, Luglio 2019. 

Sitografia

https://www.pwc.com/gx/en/services/sustainability/sustainable-development-goals/business-reporting-on-the-sdgs.html

https://www.weforum.org/events/sustainable-development-impact-summit-2020/sessions/esg-report-launch-times-shown-are-cet

https://www.esgtoday.com/esg-reporting-takes-major-step-forward-wef-along-with-deloitte-ey-kpmg-and-pwc-release-new-esg-metrics/

https://fortune.com/global500/

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