Sostenibilità

Ottime prospettive nel Green Deal europeo

Siamo venuti a conoscenza dello European Green Deal già alcuni giorni prima della sua pubblicazione ufficiale, quando una “talpa” nella commissione aveva rilasciato la bozza del progetto. Essa presentava comunque molti punti non ancora definiti, anche se  lasciava intendere l’ambizione che caratterizza il documento ufficiale. Quest’ultimo è stato presentato l’11 dicembre dal presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. La frase che ne ha accompagnato la nascita è stata: “Questo è il momento europeo dell’uomo sulla luna”. Le parole pronunciate dalla Von der Leyen sono forti e, dalla lettura del documento, appropriate.
La pubblicazione del Green Deal europeo è arrivata meno di un mese dopo la decisione della Banca Europea per gli Investimenti di bloccare i finanziamenti rivolti a progetti che prevedono l’impiego dei combustibili fossili, compreso il gas naturale.

Le azioni principali

Lo European Green Deal è una nuova politica di crescita rivolta ai 27 paesi che compongono l’UE. Nel testo si distinguono più di 50 azioni da mettere in pratica, ma tre sono gli obiettivi per la lotta al cambiamento climatico dell’Unione Europea: rendere il vecchio continente un leader globale nella transizione verde, trasformare l’economia europea per realizzare un futuro sostenibile, pubblicare un patto climatico europeo entro marzo 2020. 

Nuovi obiettivi

La maggiore ambizione del testo viene evidenziata dalla decisione di aumentare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 dal 40% attuale al 50%/55% entro il 2030. Con il successivo raggiungimento entro il 2050 della neutralità climatica, ovvero l’azzeramento totale delle emissioni di anidride carbonica. Senza dubbio l’obiettivo più importante imposto dallo European Green Deal, che porterebbe l’UE a diventare il primo continente a zero emissioni ed un modello globale. Questo obiettivo ha come conseguenza la messa in atto di azioni rivolte ai settori dell’energia, dei trasporti, delle costruzioni e dell’industria col fine ultimo della conversione green.

L’economia circolare

L’Ue nel documento prevede la pubblicazione di un nuovo piano di azione per il rafforzamento ed il miglioramento delle pratiche che rientrano nell’economia circolare. Tuttavia questo sembra essere l’ulteriore tentativo da parte delle istituzioni europee di realizzare un’economia circolare che porti il nostro continente a ridurre la produzione di rifiuti. Ma bisogna ammettere che sono venti anni che l’unione europea continua a riciclare leggi, politiche e pacchetti d’azione sull’economia circolare senza raggiungere i risultati sperati.

L’Europa come traino verso la transizione

L’Europa sarà leader mondiale ponendosi come, anche attraverso lo European Green Deal, esempio per i propri partner. Ciò sarà realizzato attraverso un rafforzamento delle relazioni con i paesi africani che metta al centro la questione climatica, il coinvolgimento degli altri paesi del G20 responsabili per l’80% delle emissioni globali, instaurare Alleanze verdi con paesi e regioni partner dell’America latina, dei Caraibi, dell’Asia e del Pacifico e tutte le operazioni che potranno permettere all’Unione Europea di fare da guida a livello globale. A tal fine è stato stanziato il 25% dei fondi che rientrano nello strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale verso gli obiettivi in materia di clima.

I risultati conseguiti

Un ulteriore motivo che spinge a guardare alla UE come guida nella transizione sono i risultati registrati fino ad oggi nella lotta al cambiamento climatico. Tra il 1990 ed il 2018 il PIL dell’UE è aumentato del 61% e parallelamente le emissioni dei gas a effetto serra sono diminuite del 25%. Oltretutto “l’UE è l’unica grande economia del mondo ad aver istituito un quadro legislativo in tutti i settori dell’economia per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, in linea con l’accordo di Parigi” (I risultati conseguiti dall’UE in materia di azione per il clima, Dicembre 2019).

La Carbon Border Tax

Di fondamentale importanza è la Carbon Border Tax la cui entrata in funzione viene fissata per il 2020, ma di cui si sa ancora molto poco. Sembra si tratti di una tassa imposta sui prodotti importati da paesi extracomunitari il cui processo di produzione ha previsto l’uso di energia prodotta da fonti non rinnovabili. La questione più spinosa riguarda le leggi previste dal WTO ovvero l’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Sarà necessario trovare quindi una modalità per strutturare questa tassa, che alla fine potrebbe non assumere le vesti di un’imposta, al fine di allinearsi con le norme mondiali sul commercio. Ad ogni modo questa decisione deriva, evidentemente, dalla previsione da parte dell’UE riguardo il mancato accordo su una Carbon Tax durante la COP25 (il relativo articolo qui). Come a dire “Se non la applichiamo tutti insieme, ce la mettiamo noi”, una bella risposta alle nazioni meno attente alla crisi clima.

Modifiche dell’ETS

Ci sarà anche una revisione del sistema per lo scambio di quote di emissione (ETS), o mercato del carbonio, con l’estensione dell’uso dei permessi ad inquinare ai settori non ancora coperti dall’attuale sistema quali: trasporti e costruzioni.

Non si lascia indietro nessuno

Ma come permettere tutto ciò senza che vi siano individui, imprese o intere nazioni, incapaci di rimanere al passo con questi cambiamenti? Lo European Green Deal ha previsto anche questa eventualità, per questo motivo uno dei pilastri è rappresentato dal “Meccanismo per una transizione giusta” (Commissione Europea, dicembre 2019). Questo prevede lo stanziamento di 100 miliardi di euro a favore delle regioni maggiormente colpite dalle trasformazioni. “La transizione deve avvenire in maniera equa per tutti” ha affermato Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione Europea. 


Ovviamente tutto ciò comporta l’obbligo di rivedere le norme europee precedentemente emesse per allinearle ai nuovi obiettivi. Inoltre gli obiettivi e le azioni definite prenderanno il via dal 2020, con la pubblicazione dei relativi documenti per la loro messa in atto.
Questo Green Deal europeo piazza un bel gancio al Green Deal americano pubblicato il 7 febbraio di quest’anno alla camera dei rappresentanti negli Stati Uniti. Un Green Deal vuoto nella sostanza, pieno di belle parole e nient’altro.
Dal punto di vista delle critiche, la UE ha tralasciato argomenti importanti riguardanti pesticidi ed OGM, le esigue risorse che si prevedono di investire (mille miliardi in 10 anni), la poca ambizione nelle tempistiche per la decarbonizzazione. Critiche sterili in quanto questo nuovo piano sembra essere stato strutturato e riempito di quasi tutto, nulla è perfetto, ciò che serve per realizzare la transizione. 

Per una lettura diretta dei documenti in lingua originale: European Green Deal e Green New Deal.

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