Economia

L’Opec è pronta a nuovi tagli per spingere le quotazioni di petrolio

Stabilizzare il prezzo del petrolio: è questo l’obiettivo principale dell’Opec, attuato attraverso il coordinamento della produzione petrolifera. Dopo aver raggiunto un primo accordo sui tagli nello scorso dicembre, da attuare durante la prima metà del 2019, sono già in programma nuove ed importanti riduzioni per i mesi futuri. L’annuncio arriva dal segretario generale Opec, Mohammed Barkindo.

Che cos’è l’Opec

Opec è l’acronimo di Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, o meglio conosciuta come Organization of the Petroleum Exporting Countries fondata nel 1960 a Ginevra, sede spostata poi a Vienna.

Questa organizzazione è nata come cartello economico (un gruppo di operatori che decide di allearsi per il controllo del mercato) al fine di negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione di petrolio, ai prezzi e alle concessioni relative ma soprattutto con l’intento di dare una risposta forte da parte dei paesi produttori di greggio alle aziende petrolifere straniere, principalmente anglo-americane, che fin dagli anni venti e quaranta dello scorso secolo esercitavano un controllo pressoché assoluto sull’intera filiera produttiva.

Le “sette sorelle”, così vennero chiamate le compagnie straniere, facenti parte dell’Opec, arrivarono tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio degli anni ‘60 a controllare la quasi totalità del petrolio estratto nel medioriente, con parallela definizione unilaterale delle quote di estrazione ed il prezzo da pagare ai paesi produttori.

Le decisioni dell’Opec, nel corso degli anni, hanno avuto una considerevole influenza sui prezzi internazionali del petrolio; ad esempio durante la crisi energetica del 1973, nota anche come grande shock petrolifero, l’Opec ha rifiutato di spedire petrolio verso le nazioni occidentali che avevano sostenuto Israele nella guerra del Kippur contro Egitto e Siria. Questo rifiuto provocò un incremento del 70% circa del prezzo del greggio, che durò per cinque lunghissimi mesi, da ottobre 1973 a marzo 1974.

Il successo della politica energetica dell’Opec è sicuramente da ricondurre a quella dell’Arabia Saudita in quanto essa è l’unica nazione ad avere una tale capacità di scorte da poter variare la produzione del greggio secondo le sue necessità.

Occorre tener presente però che un incremento eccessivo dei prezzi del petrolio tende a diminuirne il consumo, a causare un decremento netto delle entrate e al tempo stesso ad incentivare l’utilizzo di fonti alternative che permettono così ai consumatori di ottenere un maggior risparmio.

Ad oggi, gli stati membri dell’Opec controllano circa il 78% delle riserve mondiali di petrolio e, il 50% di quelle di gas naturale e forniscono circa il 42% della produzione mondiale di petrolio e il 17% di quella di gas naturale.

L’organizzazione parallela dell’Opec, l’Oapec, Organizzazione dei Paesi Arabi Esportatori di Petrolio, si occupa invece del coordinamento delle politiche energetiche dei paesi Arabi che fanno parte dell’Opec.

Politica Opec 

È già da un anno che l’Opec, sotto l’influenza di Russia e Arabia Saudita, sta cercando di attuare una politica di tagli alla produzione di greggio, politica confermata nella conferenza di giugno 2018 e, con maggior forza, in quella dello scorso dicembre. È chiaro che a fronte di un Opec sempre più debole si staglia l’ingombrante figura della Russia, unico partner affidabile con cui poter stabilizzare il mercato e far risalire le quotazioni del petrolio da tempo ai minimi storici. Al vertice dello scorso dicembre è stata finalizzata l’intesa che prevede un taglio di ben 1,2 milioni di barili di petrolio rispetto al volume commercializzato ad ottobre, misura questa che toglierebbe dal mercato il 3% della produzione Opec, ovvero circa 800 mila barili al giorno. La restante parte è sulle spalle dei paesi produttori non Opec. 

Ciò che era stato solamente delineato e programmato a dicembre è stato messo in atto con l’individuazione di un programma, un’architettura formale raccolta sotto il cappello dell’Opec+ (paesi del cartello petrolifero più la Russia). In questo formato l’organizzazione è in grado di controllare oltre il 40% dell’offerta mondiale di petrolio e combinare e modificare i volumi di produzione per raggiungere ove necessario la stabilità o, piuttosto, per ottenere il livello di prezzo desiderato. Inoltre, questa intesa prevede il rafforzamento dei legami strategici tra Russia e Arabia Saudita: i sauditi, dal canto loro, hanno il vantaggio di avvicinarsi ad un’altra grande potenza globale, i russi, invece, la possibilità di “staccare” definitivamente dalle braccia americane un alleato storico e rafforzare così le posizioni russe in Medio Oriente.

Opec e Russia vicine ad un accordo di lungo periodo

Sembrano essere giunti alle battute finali i colloqui tra l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e la Russia che, ai primi di luglio, potrebbero arrivare alla firma di un accordo di cooperazione di lungo periodo sulle forniture. È quanto auspicato dal presidente russo dell’Energia, Alexander Novak.

Per ciò che riguarda i tagli alla produzione da realizzarsi da subito e per tutta la seconda metà dell’anno, se questo intento verrà confermato dal direttivo dell’Opec ecco che allora potremo davvero attenderci una ripresa dei prezzi del greggio. Nulla di clamoroso, certo, ma un andamento meno claudicante rispetto a quello tenuto dagli stessi prezzi nell’ultimo periodo. Tuttavia  bisogna dire che non è ancora del tutto accertato che la Russia acconsenta ad un’ulteriore riduzione della produzione. Russia e Arabia Saudita hanno già trovato un accordo ma gli altri membri dell’Opec come la pensano? Se gli altri paesi riterranno che l’Arabia Saudita produrrà più greggio per accontentare il governo USA, allora non avranno alcun motivo per rispettare le loro quote di produzione. Ovviamente, ciò giocherebbe a tutto favore di Trump, in quanto la fine del patto sulla produzione farebbe crollare i prezzi del greggio proprio nel bel mezzo della stagione estiva che si caratterizza per i grandi spostamenti degli Statunitensi. 

L’incontro, tuttavia, dovrebbe tenersi il 3 o 4 luglio. Solo quel giorno potremo realmente venire a conoscenza delle intenzioni della Russia, dell’Arabia Saudita, degli Usa e dell’Opec in generale.

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