Economia

Olimpiadi 2026 il CIO sceglie l’Italia: le previsioni economiche sono a favore

Le Olimpiadi invernali del 2026 si terranno in Italia dal 6 al 22 febbraio. La decisione è stata presa il 24 giugno scorso dal Comitato Internazionale Olimpico che ha visto sfidarsi due accoppiamenti cittadini: Stoccolma-Are e Milano-Cortina; le ultime due sono state elette vincitrici, grazie al progetto presentato dalla delegazione italiana, composta dal CONI, dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, dai Sottosegretari Giancarlo Giorgetti e Simone Valente e dal governatore della regione Veneto Luca Zaia. La scelta del tandem Milano-Cortina permette l’unione di due realtà tra loro diverse, da un lato la metropoli italo-europea che nel 2018, secondo un’indagine del Sole 24 Ore, si è classificata prima in termini di qualità della vita e che possiede tutte le caratteristiche per essere definita una Smart City, dall’altro la città di montagna: Cortina considerata la regina delle Dolomiti, una delle catene montuose più ammirate, imponenti e maestose in Italia.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Dalla gioia per la vittoria, di cui Sala è stato il volto, si è passati, in brevissimo tempo, a domandarsi come mai solo pochi anni fa le Olimpiadi Invernali vedevano la città di Torino, che le ospitò già nel 2006, tirarsi indietro dalla competizione e sul perché il sindaco di Roma rifiutò la possibilità che la capitale d’Italia potesse ospitare le Olimpiadi 2024.

In entrambi casi il motivo centrale del rifiuto alla partecipazione riguardava il rischio finanziario ovvero il rischio che gli investimenti realizzati per sostenere la manifestazione non siano coperti dalle entrate entro un determinato periodo di tempo.

A questo punto sembra naturale chiedersi: le Olimpiadi convengono o no in termini economici e finanziari allo stato, regione e città ospitante?

I costi da sostenere per ospitare le Olimpiadi

Bisogna innanzitutto sottolineare la differenza esistente, in termini economici, tra le Olimpiadi estive e le Olimpiadi invernali: le prime hanno in media un costo sportivo (legato direttamente ai Giochi) di molto superiore rispetto alle seconde, stiamo parlando di una differenza di circa 2 miliardi, ma a seconda delle Olimpiadi prese in considerazione per il confronto, le cifre possono aumentare di molto, ad esempio le Olimpiadi estive tenutesi a Londra nel 2012 sono costate 15 miliardi mentre quelle invernali a Vancouver nel 2010 “solo” 2,5 miliardi (Fonte:The Oxford Olympics Study 2016: Cost and Cost Overrun at the Games).

Non sono stati inclusi nell’analisi i costi indiretti (per strade, ferrovie, aeroporti, ammodernamento di strutture alberghiere) i quali aumenterebbero di molto le cifre esposte in precedenza.

Il Governo ha assegnato all’Università di Roma la Sapienza uno studio sull’impatto economico dovuto all’organizzazione delle Olimpiadi, esso individua in 1,9 miliardi di euro i costi totali. La spesa è così suddivisa:

  • costi per la gestione complessiva: 1,170 miliardi;
  • costi per la sicurezza: 415 milioni;
  • investimenti in infrastrutture: 346 milioni.

L’ultima voce, estremamente bassa, è dovuta all’entrata in vigore del nuovo regolamento del CIO che ha permesso la presentazione congiunta delle città e dunque l’utilizzo di impianti sportivi già esistenti: delle 12 sedi previste per lo svolgimento delle gare, il 93% è già esistente. Sempre all’interno del nuovo protocollo è stato previsto che il CIO contribuisca in maniera massiccia, in questo caso oltre 810 milioni di euro, per coprire gran parte dei costi.

La crescita economica prevista dalla manifestazione sportiva

Dal lato delle entrate, lo stesso studio dell’Università di Roma la Sapienza inquadra positivamente le attese sul risultato ed evidenzia come il PIL italiano subirà incrementi da 81 a 93 milioni di euro l’anno per il periodo tra il 2020 e il 2028 ed il valore aggiunto cumulato al termine del 2028, quindi a due anni dalla chiusura dei giochi, è stato stimato in 2,3 miliardi di euro.

Le casse dello stato italiano vedranno un’entrata pari a 602 milioni di euro grazie all’imposizione fiscale, mentre le regioni di Lombardia e Veneto, secondo le ricerche elaborate dalle loro università di punta rispettivamente la Bocconi e la Ca’ Foscari, registrano risultati estremamente positivi. La regione di Renzo e Lucia, vedrà un aumento della produzione di 2,8 miliardi con un valore aggiunto di circa 1,2 miliardi, mentre il Veneto segnerà un risultato minore, ma comunque nel complesso estremamente positivo: ammonterà a 1,5 miliardi di euro l’impatto sulla produzione e 740 milioni di valore aggiunto. Bisogna sottolineare che vi sono grandi differenze tra le ricerche di queste diverse università, sommando i guadagni individuati dalla Bocconi e Ca’ Foscari: l’impatto economico della manifestazione sulla produzione raggiungerebbe 4,3 miliardi di euro, con un valore aggiunto di poco meno di 2 miliardi di euro. Cifre molto diverse da quelle dell’Università di Roma la Sapienza.

Come sempre le critiche sono molte, queste attaccano principalmente gli studi, affermando come spesso in passato siano state elaborate delle previsioni che, una volta terminato il periodo di riferimento, si sono rivelate completamente sbagliate. Anche nella stessa storia delle Olimpiadi, in rarissimi casi si è  visto un paese organizzatore riuscire a guadagnare qualcosa.

Un’altra critica mossa colpisce i posti di lavoro che per gli studi elaborati verranno generati: secondo la Sapienza circa 5.500 unità di lavoro a tempo pieno, con un massimo di oltre 8.500 unità raggiunte nel 2026, ma per la Bocconi si arriverebbe addirittura a 20.000 posti; tuttavia questi lavori saranno periodici, si avrà, come nota la Sapienza, sì un boom nel 2026, ma la durata sarà pari a soli 17 giorni, contrariamente alla stabilità richiesta dal nostro mercato del lavoro.

Sicuramente un lato positivo, che sembra per ora ancora non essere stato criticato, è quello relativo alla sostenibilità inserita nel piano per l’organizzazione dei giochi, attraverso non solo la norma ISO 20121,che certifica la gestione sostenibile di un evento, ma anche l’imposizione del riciclo e dell’eliminazione degli sprechi, come le ben note cattedrali nel deserto che, almeno dalle previsioni, sembra non verranno erette. Gli alloggi olimpici che verranno costruiti saranno riconvertiti in alloggi universitari, come nel caso del Pala Roma a Milano, o smontati e donati alla protezione civile per la gestione delle emergenze, ciò che invece avverrà per i villaggi di Livigno e Cortina.

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