Sostenibilità

La sostenibilità alimentare nelle mense universitarie-Il progetto Mens Sana

La settimana tematica di AWARE continua con un articolo dedicato alla sostenibilità alimentare con riguardo alle  mense scolastiche, andando ad analizzare quegli esempi virtuosi di mense universitarie come quella dell’Università Ca’ Foscari e dell’Università degli Studi di Torino caratterizzate da un elevato livello di sostenibilità alimentare, esempi che Valeria Torta, con il progetto Mens Sana, vorrebbe portare nelle mense universitarie della Capitale d’Italia: La Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre, andremo quindi a conoscere più nel dettaglio il progetto e la sua evoluzione fino ad oggi.

Come si è visto nell’articolo “Sostenibilità alimentare ed agenda 2030” che ha aperto questa settimana tematica, l’assenza di un approccio sostenibile all’alimentazione genera numerose problematiche, le quali si fanno proporzionalmente più rilevanti nel momento in cui aumenta l’entità degli alimenti preparati quotidianamente: per questo, negli ultimi anni, un’attenzione sempre maggiore è stata dedicata a questo problema nell’ambito delle mense scolastiche, che veicolano ogni giorno un numero elevatissimo di pasti. Nel nostro caso, vogliamo spostare in particolare il focus sul tema delle mense universitarie della nostra città, Roma. Con l’obiettivo di incentivare l’adattamento degli atenei della Capitale alle pratiche alimentari sostenibili nasce “Mens Sana”. Mens Sana è un progetto nato dall’iniziativa di associazioni giovanili operanti sul territorio romano nell’ambito del Tavolo “Ambiente”, durante la seconda edizione di L’asSociata di Roma, tenutasi il 14 aprile 2019. Lo scopo dell’evento  è quello di mettere in contatto tra di loro le associazioni di giovani impegnati nel sociale, permettendo loro di confrontarsi su tematiche di vario genere e cercare soluzioni comuni. 

“Mens Sana”: un progetto per ripensare le mense universitarie

Il progetto “Mens Sana” è stato presentato in occasione dell’incontro “Cibo di qualità, un diritto per tutti”, tenutosi presso l’università Luiss Guido Carli lo scorso 28 maggio, dove Valeria Torta, una dei responsabili del Tavolo “Ambiente” nonché coordinatrice del progetto, ne ha esposto il programma e le linee guida. Sono stati innanzitutto presentati alcuni esempi di università “virtuose” dal punto di vista della gestione delle proprie mense, importanti come punto di partenza per capire cosa si può apprendere da esse e cosa si può invece migliorare. 

L’esempio dell’Università Ca’ Foscari 

Il primo caso virtuoso è rappresentato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, la cui mensa “Rio Novo”, in collaborazione con il gestore del servizio di ristorazione Copra Elior, ha adottato una serie di provvedimenti volti ad implementare la sostenibilità al suo interno, tra cui l’eliminazione totale delle bottiglie di plastica e l’assunzione del sistema “Free Beverage” (distributori self-service che permettono l’auto-somministrazione di bevande sfuse e acqua microfiltrata); le stoviglie e le posate in plastica sono state sostituite da alternative lavabili, inclusi i bicchieri (così da evitare lo spreco di 3,5 tonnellate di plastica all’anno); sono stati poi adottati degli asciugamani ad aria calda, per diminuire lo spreco di carta. Per quanto riguarda il menù, si è scelto di eliminare gli alimenti a base di olio di palma, e sono stati introdotti ingredienti e alimenti biologici e a km zero

Le conseguenze positive rilevate sono molteplici, a cominciare da un’importante riduzione dei rifiuti prodotti fino alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico grazie alla scelta di prodotti km zero. La scelta di attivare il sistema “Free Beverage” e di abbandonare prodotti pre-confezionati fa sì che gli alimenti non vengano in contatto con le particelle di plastica, riducendo il rischio di migrazione delle sostanze chimiche. Inoltre, il mancato utilizzo di prodotti contenenti olio di palma rappresenta una scelta consapevole rispetto ai danni che le piantagioni di questo prodotto arrecano agli ecosistemi. I benefici di questi cambiamenti non includono solo la salute del pianeta, ma anche il benessere personale degli studenti, grazie al consumo di prodotti biologici e locali.

…e quello dell’Università degli Studi di Torino

Il secondo esempio presentato è quello delle mense facenti capo all’Università degli Studi di Torino, che a partire dal 2019 hanno scelto di adottare alcune misure volte a promuovere la sostenibilità alimentare, elencate nel recente capitolato d’appalto. Tra queste, la scelta di somministrare materie prime di origine animale e vegetale esclusivamente nazionali; quelle vegetali, quando non BIO, devono necessariamente garantire un ridotto rischio di residui di contaminanti.

È ancora prevista la fornitura di “doggy bag” per permettere agli studenti di portare a casa il cibo avanzato dal proprio pasto, una misura volta a ridurre gli sprechi alimentari. 

Infine, è stata istituita una Commissione utenti mense, volta a valutare la qualità del servizio. 

Il progetto per le università romane: gli obiettivi e i prossimi passi

La presentazione di questi esempi è funzionale all’obiettivo di Mens Sana di sollecitare la Regione Lazio a predisporre nel futuro imminente un capitolato d’appalto sostenibile sul modello torinese, che punti a ridurre l’inquinamento ambientale scegliendo una filiera corta e il km zero, incentivando una gestione efficace degli sprechi alimentari – anche tramite un coordinamento con gli enti caritatevoli operanti sul territorio della capitale. 

Facendo seguito alla direttiva europea per lo stop alla plastica monouso a partire dal 2021, Mens Sana intende incentivare l’utilizzo di stoviglie biodegradabili. Il progetto punta inoltre a garantire dei controlli sistematici sulla qualità del servizio, anche con l’ausilio della collaborazione degli studenti. 

Per questo, tra gli obiettivi presentati dal progetto, c’è anche quello di istituire un’apposita “Commissione Mensa”, un organo ispirato anche questo al modello torinese, che favorisca un coordinamento tra università, Regione e azienda appaltatrice. Per questo, l’organo immaginato dall’AsSociata viene concepito con una struttura che preveda un membro della rappresentanza studentesca (che riferisca le valutazioni e le opinioni degli studenti), un membro del corpo docenti (possibilmente insegnante in una materia attinente al settore della sostenibilità alimentare) e un tecnico designato dall’Ente per il diritto allo studio in accordo con l’azienda vincitrice. La Commissione si occuperà di controllare la qualità del servizio mensa, redigendo report e documenti di vario genere che verranno pubblicati con cadenza mensile e di promuovere un servizio mensa in linea con la sensibilizzazione al tema della sostenibilità alimentare, tramite l’organizzazione di eventi e conferenze. Mens Sana prevede di partire, per l’applicazione del suo progetto, con le Università di Roma Tre e di Tor Vergata, sperando di coinvolgere, in seguito, anche la Sapienza, nonostante i problemi logistici dovuti alle dimensioni dell’ateneo. Il progetto punta in futuro a coinvolgere le associazioni studentesche delle università romane per indirizzarlo alle mense universitarie: un passo di grande importanza nella lotta per la sostenibilità alimentare a livello locale. 

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