Sostenibilità

Partnership tra Cina e Russia: come cambiano gli equilibri del commercio energetico

Il presidente cinese Xi Jinping ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin in una visita di tre giorni, iniziata il 20 di Marzo, volta a rafforzare i legami tra Pechino e Mosca e a consolidare lo status della Cina come potenza globale. Dopo aver contribuito a organizzare una distensione tra Arabia Saudita e Iran all’inizio del mese, il presidente Xi ha sfruttato il suo viaggio per consolidare i rapporti commerciali tra i due paesi e  promuovere un piano di pace per risolvere la guerra in Ucraina.

Putin ha parlato del successo economico della Cina quando ha accolto il leader cinese Xi Jinping al Cremlino. La Cina non è solo il partner diplomatico di Mosca nell’opporsi a quello che considera il dominio degli Stati Uniti negli affari globali: la sua fiorente economia è il più grande acquirente delle esportazioni russe di petrolio e gas, che alimenta il tesoro di Putin e aiuta il Cremlino a resistere alle sanzioni occidentali per l’invasione dell’Ucraina.

La collaborazione tra i due Paesi continua incessantemente dagli anni ‘90. La Russia possedeva notevoli ricchezze petrolifere, ma l’economia post-sovietica non è riuscita a creare aziende competitive. Nel frattempo, la Cina ha lanciato industrie automobilistiche e tecnologiche che si stanno espandendo nei mercati globali. Nel 2020, il vantaggio della Cina si è moltiplicato. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la sua economia era 10 volte più grande di quella russa ed era in vantaggio per quanto riguarda la produzione pro capite, 10.525 dollari contro i 10.115 dollari della Russia.

Poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina, Cina e Russia avevano annunciato una “partnership senza limiti“. Gran parte di questo si è manifestato negli scambi commerciali. Ma Pechino ha già dimostrato di avere dei limiti: la loro alleanza non include aiuti militari, un passo che, secondo il presidente Joe Biden e altri leader occidentali, scatenerebbe conseguenze non specificate per la Cina.

La Cina è il principale acquirente di petrolio e gas russo a prezzi fortemente scontati, dato che gli acquirenti occidentali hanno vietato le importazioni di energia. Dati alla mano, la Russia è stata il primo fornitore di petrolio della Cina a gennaio e febbraio con 1,94 milioni di barili al giorno, in aumento rispetto agli 1,57 milioni del 2022. Anche le esportazioni di greggio della Russia verso la Cina sono in aumento, con una crescita dell’8% nel 2022 a 1,72 milioni di barili al giorno.

L’anno scorso, le importazioni cinesi di gas sono aumentate rispettivamente di 2,6 e 2,4 volte, raggiungendo i 3,9 miliardi di dollari e i 6,8 miliardi di dollari.

Nel frattempo, le importazioni cinesi di carbone russo sono aumentate del 20%, raggiungendo i 68,06 milioni di tonnellate.

L’aumento delle vendite di energia ha fornito all’economia russa, che l’anno scorso ha subito una contrazione inferiore al previsto del 2,1%, un’ancora di salvezza a fronte delle sanzioni. Oltre alla Cina, tra i principali acquirenti di energia russa ci sono l’India e la Turchia, che hanno approfittato della situazione per accedere a energia più economica.

La Russia è pronta ad aumentare le forniture di petrolio e gas ininterrotte per sostenere lo sviluppo dell’economia cinese“, ha dichiarato Putin.

La Russia fornisce petrolio e gas alla Cina attraverso il grande gasdotto “Power of Siberia” della Siberia orientale sull’Oceano Pacifico, il transito attraverso il Kazakistan e le navi cisterna. 

La Russia ha iniziato a fornire gas alla Cina attraverso il gasdotto alla fine del 2019. Le forniture sono passate da 4,1 miliardi di metri cubi nel 2020, a 10 miliardi di metri cubi nel 2021 e a 15,4 miliardi di metri cubi nel 2022. Si prevede che i flussi raggiungano i 22 miliardi di metri cubi nel 2023 e la capacità progettuale di 38 miliardi di metri cubi all’anno nel 2027.

L’esportatore di gas russo Gazprom ha dichiarato che le sue esportazioni di gas verso la Cina attraverso questa rotta hanno raggiunto un nuovo record giornaliero il 20 marzo, a seguito di una richiesta di gas supplementare da parte della cinese CNPC.

Putin ha inoltre dichiarato il 21 marzo che quasi tutti i preparativi del secondo gasdotto “Power of Siberia 2” sono stati concordati e ultimati. Il Power of Siberia 2 ha una capacità prevista di 50 miliardi di metri cubi all’anno e attraverserà la Mongolia. La Russia ha anche proposto un nuovo percorso in Estremo Oriente per trasportare fino a 10 miliardi di metri cubi all’anno.

Putin ha dichiarato che entro il 2030 la Russia fornirà alla Cina almeno 98 miliardi di metri cubi di gas e 100 milioni di tonnellate di LNG.

I preparativi per il secondo gasdotto sono però lontani dall’essere ultimati. Ci sono molte ragioni per cui la Cina ha interesse nel rallentarli: la principale fonte di approvvigionamento di gas ad oggi è via mare, perlopiù GNL. La Cina sta sfruttando appieno questa asimmetria per negoziare i termini e i prezzi più favorevoli, tenendo per ora il gasdotto Power of Siberia 2 in stallo. La Cina vuole che la Russia fornisca ulteriori sconti, ulteriori condizioni per realizzare l’affare. Forse la Cina, che già quest’anno riceverà 22 miliardi di metri cubi di gas russo attraverso il primo gasdotto Power of Siberia, è cauta nell’investire ulteriormente nelle forniture di Mosca nel lungo periodo. I gasdotti sono progetti lunghi e dispendiosi in termini di tempo e, se Pechino firmasse ora, sarebbe bloccata per gli anni a venire.

La Russia, da parte sua, sta ancora cercando di espandere i suoi partenariati al di fuori della Cina, anche approfondendo la cooperazione con India, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Turchia. Molti di loro hanno aggirato o schivato le sanzioni occidentali e hanno approfondito i legami energetici con la Russia nell’ultimo anno. I loro mercati, tuttavia, non sono così grandi a confronto: Pechino è ancora il principale attore e la dipendenza di Mosca sembra destinata a crescere nel prossimo futuro.

I piani futuri della partnership Sino-Russa prevedono lo sviluppo della Northern Sea Route, che attraversa le acque territoriali russe nell’Artico e prevede tempi di consegna più brevi e costi inferiori, oltre a un minor rischio geopolitico rispetto alle rotte tradizionali. La penisola di Yamal, con i suoi giacimenti di gas naturale, gioca un ruolo preponderante in questa strategia. Ma oltre al GNLe alla Northern Sea Route, si valutano anche delle vie di trasporto per la commercializzazione del carbone. Tra queste, si studia la via che si sviluppa lungo l’Ob-Irtysh e lo Yenisei, canali fluviali che si inoltrano nel territorio russo. La logistica consiste nell’utilizzo di queste vie fluviali per il trasporto di carbone fino al porto artico di Dudinka, posizionato 375 km dalla foce dello Yanisei per poi essere trasportato lungo la Northern Sea Route. Ma la pressione economica dovuta alla riduzione del potere di determinazione dei prezzi e alle sanzioni potrebbe ridurre la capacità della Russia di costruire nuove linee di esportazione intercontinentali.