Sostenibilità

L’emergenza pandemica e la necessità di ripensare al tema della mobilità sostenibile.

  1. Lo status quo ante

Il nostro Paese, per ciò che riguarda gli indicatori e le classifiche sulla mobilità sostenibile – ovvero sia spostarsi rispettando quanto più possibile l’ambiente circostante, limitando le emissioni nocive – non ha mai occupato le prime posizioni; infatti, il gap da colmare con la media UE e con gli Stati più virtuosi risulta essere ancora ampio [1]. Recentemente, l’ improvviso evento pandemico ha impresso una svolta in tema di circolazione urbana e extraurbana [2].

In precedenza, il rispetto del delicato equilibrio degli ecosistemi che ci circondano era posto in secondo piano rispetto alle esigenze individuali del singolo. Anche a livello culturale, si assiste ad una graduale e progressiva presa di coscienza da parte delle nuove generazioni.

A conferma di ciò, vi è il fatto che buona parte del parco circolante italiano risulta essere ancora altamente inquinante (euro 2, 3 e 4), in quanto composto per larga parte da autovetture e motocicli non dotati dei più recenti sistemi antinquinamento (euro 6), rendendolo uno dei più vecchi e vetusti dell’intero continente europeo.

E, se ovviamente durante il periodo del lockdown le emissioni di microparticelle inquinanti e CO2 fossero drasticamente diminuite per l’effetto dello smart working, in seguito si è assistito ad un notevole incremento degli spostamenti con la propria auto all’interno del territorio urbano (con un aumento del 70%), oltre ad una drastica riduzione del trasporto pubblico locale, diminuito del 25%[3].

Dunque, è sì vero – come si vedrà a breve – che anche mediante incentivi statali, il fenomeno pandemico ha permesso – da un lato – di muovere alcuni passi in avanti sulla circolazione sostenibile (vedi aumento delle immatricolazioni di vetture ibride plug in o full electric e monopattini elettrici), ma, dall’altro, ha anche acuito buona parte delle sopracitate annose criticità (in particolare il largo utilizzo dell’automobile privata anche per brevissimi spostamenti).

La direzione da seguire – oltre allo “svecchiamento” del parco auto circolante, con il progressivo diffondersi di auto sempre meno inquinanti – dovrebbe essere quella di incentivare quanto più possibile mezzi alternativi all’automobile, specie per brevi tratti, quali il trasporto pubblico locale, la bicicletta, o per percorsi più lunghi, forme di trasporto condivise (c.d. sharing mobilty), per impattare quanto meno possibile sull’ambiente.

  1. Un necessario cambio di paradigma 

La realtà italiana però, anche in epoca pandemica, risulta essere ben differente dai suddetti auspici; infatti, come si è già detto in apertura, durante l’emergenza sanitaria si è assistito a una drastica riduzione del trasporto pubblico locale (che ha toccato il massimo decremento a gennaio 2021, – 46% su base annuale) e finanche della mobilità condivisa.

Accanto a questi dati negativi, è fondamentale porre in evidenza anche alcune positività direttamente correlate all’evento pandemico; si tratta dell’ “esplosione” del mercato delle automobili ibride e delle due ruote elettrificate (biciclette e motocicli).

Secondo le associazioni ciclistiche europee ECF, Conebi e Cycling Industries Europe, le e-bike vedranno una forte crescita nelle vendite, dalle 3,7 milioni di unità vendute a livello europeo nel 2019, alle 17 milioni (stimate) nel – vicino – 2030. 

Mentre, secondo il rapporto Shimano 2020, il nostro Paese è quello (in Europa) con la maggior propensione degli utenti all’acquisto di una bicicletta a propulsione elettrica (circa il 30% degli intervistati).

Ma non solo biciclette e motocicli, il 2020 è stato anche l’anno in cui si sono immatricolate il maggior numero di auto elettriche e ibride, con un incremento di oltre 60 mila nuove unità su base annua, contro le 17 mila del 2019 e le 9 mila del 2018, segno che l’elettrico sia ritenuto davvero il futuro (prossimo) della mobilità, così come rivela chiaramente anche il White Paper redatto da RePower.

Il rapporto sottolinea che se nel 2019 le auto elettriche hanno rappresentato lo 0,9% delle nuove immatricolazioni, durante l’anno corrente, sono più che quadruplicate, divenendo il 4% del totale. Ciò dimostra come anche i cittadini italiani siano sempre più orientati verso un futuro pulito, in attesa di raggiungere l’ambizioso obiettivo “emissioni zero”.

Viene posto in evidenza come nei prossimi mesi e anni, uno degli effetti del post pandemia sarà quello di aumentare esponenzialmente il numero di automobili circolanti, e ciò porrà il tema della mobilità dinanzi a una svolta epocale, ove la pandemia rappresenta un evento imponderabile e catastrofico, che però deve portare a un totale e completo ripensamento dei modi di circolare degli italiani, in un’ottica sempre più “green”.

  1. Brevi conclusioni finali

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Enrico Giovannini, commentando il contenuto del PNRR, che destina una fetta significativa delle risorse totali alla mobilità e allo sviluppo sostenibile (circa 62 miliardi di euro) ha posto in chiara luce come “il potenziamento e la trasformazione in senso ecologico dei trasporti pubblici regionali e locali e la mobilità sostenibile urbana e extraurbana siano parte di una visione sistematica del futuro dell’Italia in linea con gli indirizzi europei, con i principi dell’Agenda 2030 dell’ONU e del Green Deal”.

Affianco a questi necessari e importanti investimenti si vogliono poi varare riforme per accelerare i tempi di esecuzione delle infrastrutture pubbliche, migliorando l’efficienza del nostro sistema economico, condizioni indispensabili per rendere il Paese sempre più forte dinanzi a eventuali eventi imprevisti futuri.

In conclusione, per affermare un modello di mobilità sostenibile è necessario combinare e contemperare diversi interessi, quali quelle della tutela dell’ambiente, della produttività e delle esigenze individuali dei singoli, in un modello integrato dove i mezzi del futuro saranno sempre più tecnologicamente sviluppati e avanzati, puliti, e le reti viarie sempre più moderne e efficienti, permettendo alle automobili di interfacciarsi e interagire con queste, con sistemi di intelligenza artificiale, valorizzando sempre più la sharing mobility.

Un’esperienza pilota è stata intrapresa con successo a Gussago, un piccolo paese in provincia di Brescia, ove è stata lanciata la cosiddetta “auto di comunità”, un veicolo elettrico condiviso tra amministrazione comunale e cittadinanza, utilizzato dai dipendenti comunali per lo svolgimento delle loro funzioni, e durante il fine settimana e in altre fasce orario dai privati cittadini, per il soddisfacimento dei loro bisogni personali.

Il percorso è ancora molto lungo, tortuoso e in salita, ma la strada intrapresa, anche a causa della pandemia va certamente nel senso di un trasporto pubblico e privato maggiormente ecosostenibile.

[1] Cfr. C. A. FINOTTO, Mobilità sostenibile in Italia: l’impatto del coronavirus e il distacco dall’Europa, in Il Sole 24 Ore, 07 ottobre 2020. 

[2]  Cfr. M. DOTTI, La rivoluzione della mobilità sostenibile al tempo del Covid, in www.vita.it, 03 maggio 2021.

[3] Dati elaborati sulla base delle richieste di indicazioni registrate da Apple Maps e Google Maps (tra il 15 febbraio e il 19 settembre 2020) e contenuti nel rapporto 2020 dell’Osmm (optimal sustanaible mobility mix).