Sostenibilità

Intervista ad Ettore Piantoni, Consulente di Efficienza Energetica presso Comat.

Grazie al contributo di Ettore Piantoni, Team Manager dell’Area di Efficienza Energetica e Renato Sgroi, EGE Esperto di Efficienza Energetica presso Comat Servizi Energetici S.p.A, azienda che dal 1952 offre servizi a supporto dell’introduzione di impianti energetici altamente efficienti, abbiamo approfondito alcuni temi connessi all’attività dell’azienda riguardo le Comunità Energetiche, alle loro potenzialità e ai possibili sviluppi futuri.

Qual è la vostra esperienza come con le comunità energetiche? E qual è la principale difficoltà che avete riscontrato occupandovi di questo settore?

Le comunità energetiche (CE) sono un tema centrale per Comat Servizi Energetici, che tramite la sua attività si focalizza su due principali settori: il residenziale e il terziario. Anche se al momento non abbiamo nessuna Comunità in esercizio, ci stiamo dedicando a diversi progetti che potrebbero partire a breve. In particolare, l’azienda si occupa essenzialmente di finanziare e favorire l’investimento nelle singole Comunità Energetiche e fornire assistenza durante la loro costituzione, occupandoci di tutti gli adempimenti necessari e della ripartizione dei rischi e benefici attraverso tutta la catena di operatori ed offrendo agli utenti dell’energia condivisa i soli benefici.

Se parliamo di CE a livello residenziale (condomini e case indipendenti), questa attività è supportata, oltre che dai benefici economici dell’energia autoconsumata  anche dalle recenti opportunità offerte dal Decreto Rilancio per quanto riguarda le detrazioni legate al Superbonus 110% e alle detrazioni fiscali al 50%, che rendono il progetto di autoconsumo collettivo più stimolante per l’utilizzatore finale. 

Un condominio dotato di impianto fotovoltaico ha come beneficio diretto l’autoconsumo dell’energia per le parti comuni del condominio stesso, il surplus di energia verrà condivisa con gli utenti facenti parte del gruppo di autoconsumatori.

Tuttavia, con la normativa attuale, l’energia condivisa non ha un impatto diretto sulla bolletta finale del consumatore e questo richiede una particolare attenzione a trasmettere ai singoli consumatori l’importanza e i benefici dell’autoconsumo collettivo. A questo proposito, è necessario sottolineare il concetto di “multiple benefits”, una visione integrata di molteplici benefici  che possono svilupparsi dalla presenza della Comunità Energetica, che vanno oltre al semplice risparmio economico.

Il secondo settore di cui ci stiamo occupando è quello del terziario,in particolare la possibilità di introdurre le CEin centri commerciali, distretti di PMI dove si ha l’opportunità di sfruttare la la caratteristica chiave per le  CE, ovvero la contemporaneità tra produzione e consumo. Anche in questo ambito il fattore chiave è l’informazione – formazione  dei partecipanti all’autoconsumo collettivo.

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Ritenete la normativa particolarmente favorevole o più che altro limitante al momento? Quali sviluppi auspicate?

Nel caso dei condomini la superficie utile per poter installare degli impianti fotovoltaici da poter utilizzare all’interno della comunità non è in generale molto estesa, e di conseguenza la produzione di energia elettrica è limitata. L’energia viene facilmente utilizzata in modo contemporaneo dai servizi comuni, ma se ipotizzassimo l’accumulo elettrico allora potremmo massimizzare i benefici anche in ottica di altri usi, oggi in fase di sviluppo, quali la mobilità elettrica in senso ampio.

Nel settore terziario, invece, l’obbligo attuale del collegamento in  della bassa tensione è un fattore limitativo. In generale i centri commerciali e le PMI sono collegate alla rete nazionale  in media tensione. Un ultimo ostacolo normativo invece riguarda il limite di potenza dell’impianto fotovoltaico facente capo alla  CE (oggi fissato in 200 kW). la possibilità in futuro di superare questi elementi faciliterebbe certamente una più veloce accettazione e diffusione del modello di CE.

Guardando in avanti e avvicinandoci al 2030 e 2050, c’è una grande attenzione alla diminuzione delle emissioni di CO2 derivate dall’utilizzo di combustibili fossili in edifici residenziali ed  e nelle PMI. Il solo settore residenziale rappresenta circa il 40% delle emissioni di CO2 a livello Europeo. Le PMI rappresentano il 99% delle aziende ed il 13% dei consumi di energia finale.

In che modo le CE potranno contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione? Chi potrà finanziare questi investimenti?

Per il settore residenziale/condominiale, i fattori che spingono un utente a considerare la partecipazione ad una Comunità Energetica sono l’aiuto economico e la presenza di una particolare sensibilità verso tematiche collegate alla sostenibilità, che tuttavia non sono ancora pienamente recepite da parte della popolazione. Con la CE si fa inoltre un passo in avanti verso la digitalizzazione dell’energia ed un consumatore informato contribuisce sempre positivamente con il proprio comportamento al miglioramento dell’efficienza energetica. Un maggiore beneficio economico per gli autoconsumatori di energia condivisa aiuterebbe, unitamente alla rimozione degli ostacoli citati in precedenza, ad un più veloce sviluppo di mercato.

Un fattore critico di successo da tenere in considerazione è quello temporale. L’obiettivo di raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2050 per il settore residenziale include, ovviamente, la riqualificazione profonda degli edifici. Non è ipotizzabile che nei prossimi 20-30 anni possano avvenire diversi cicli di riqualificazione profonda. Il miglioramento dell’efficienza energetica verso la decarbonizzazione deve essere eseguita e programmata in modo che le azioni di intervento ed i relativi investimenti (Superbonus 110% o detrazioni fiscali 50%) vengano usati al meglio e risultino efficienti nel lungo termine.

Alla luce di questo, è auspicabile un’azione tempestiva per i provvedimenti legislativi necessari, per lo sviluppo di un modello di business efficace e ad iniziative che portino ad una maggiore consapevolezza e informazione da parte dei singoli cittadini. Questi elementi possono quindi permettere lo sviluppo di un piano d’azione per contribuire al raggiungimento degli obiettivi al 2030 e 2050 .

Per il settore terziario e industriale interviene anche la tematica della finanza sostenibile. Per alcune tipologie di aziende (aziende quotate in borsa ed istituti finanziari) esistono già dei riferimenti legislativi di comunicazione per la classificazione dei loro investimenti “verdi” secondo i criteri della tassonomia. Si tratta dell’informativa a carattere non finanziario Non-Financial Reporting Directive (NFRD). Per le società finanziarie si tratta quindi di conoscere e di comunicare come i loro finanziamenti sono utilizzati dai clienti finali ai fini della mitigazione dei cambiamenti climatici ed in questo contesto anche il supporto alle CE. La revisione della direttiva, tuttora in corso, potrebbe prevedere l’estensione dell’obbligo della comunicazione non finanziaria anche ad alcune tipologie di PMI.

Le CE possono quindi rappresentare uno strumento importante per queste impresa a contribuire alla transizione ecologica attraverso l’accesso alla finanza sostenibile

Per raggiungere questi obiettivi, quindi, è necessario un grande sforzo da parte degli operatori di mercato e delle associazioni  ad informare e formare i propri clienti o associati rispetto a questi temi, per creare una maggiore consapevolezza.

Alla luce di tutti i punti sottolineati fino ad adesso, ritenete che le Comunità Energetiche possano essere il sistema principale per realizzare la transizione energetica?

Ci sono due principali tendenze nel mercato energetico che Comat SE si propone di affrontare tramite le CE. Il primo aspetto è quello della decarbonizzazione. Ultimamente si sta parlando molto della possibile introduzione di una Carbon Tax a livello Europeo anche per il settore residenziale. Dobbiamo quindi operare al meglio per i nostri clienti attraverso i nostri servizi. Questo avviene riducendo al massimo i consumi di fonti fossili  e laddove possibile l’elettrificazione del calore. Sicuramente ci saranno molte innovazioni in ambito energetico, come lo sviluppo di combustibili a basso contenuto di carbonio (idrogeno verde,  biometano, etc). Le scelte di oggi dovranno essere compatibili anche con questi sviluppi. L’energia elettrica prodotta in modo diffuso dalle CE certamente contribuiranno a promuovere e facilitare la decarbonizzazione, e per questo motivo le proponiamo come elemento chiave nella transizione verso soluzioni totalmente elettriche.

Parallelamente c’è anche un importante elemento di digitalizzazione dell’energia. Grazie all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale, gli impianti di produzione e consumo saranno più integrati e connessi, e gli utilizzatori  avranno la possibilità di ottenere molte più informazioni sulle loro modalità di consumo dell’energia. Questi strumenti permetteranno una gestione più integrata del sistema energetico e l’ottimizzazione dei consumi in modo digitale ed automatico. 

Il nostro scopo è quello di seguire questi due trend con un approccio integrato tra le CE e tutti gli sviluppi paralleli negli altri ambiti connessi. Di conseguenza, intendiamo digitalizzare energeticamente i nostri clienti, informandoli su come il loro comportamento possa influenzare il consumo energetico. Allo stesso tempo offriamo delle soluzioni tecnologiche già predisposte a utilizzi connessi all’Internet of Things per ridurre i consumi e le emissioni, ed elettrificando gli impianti garantiamo il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.