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Intelligenza artificiale e innovazione, le sfide del governo Conte bis

Dal Documento programmatico di governo alla Strategia Nazionale sull’Intelligenza Artificiale. Il governo Conte bis punta sull’innovazione per favorire lo sviluppo e la competitività dell’Italia

Dall’insediamento del Conte bis molto è cambiato rispetto alla prima esperienza di governo, e di certo non è sfuggita un’importante novità: si tratta dell’istituzione del Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, guidato da Paola Pisano, che dimostra la grande attenzione del nuovo esecutivo nei confronti del processo di evoluzione digitale del nostro Paese. Una scelta che può essere letta come un continuum rispetto alla strategia del precedente governo e che direttamente coinvolge anche il tema dell’Intelligenza Artificiale (IA). Ma a che punto siamo? Già agli inizi del 2019, era stato incaricato un gruppo di trenta esperti (scelti tra rappresentanti di imprese, associazioni, centri di ricerca, organizzazioni e think-tank) di elaborare una serie di proposte da inserire all’interno della Strategia Nazionale sull’Intelligenza Artificiale del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE). Lo scopo dell’iniziativa era di coinvolgere gli esperti nella definizione di linee guida su cui strutturare un intervento pubblico, al fine di mettere le risorse tecnologiche al servizio della produttività del Paese. I lavori del team sono stati conclusi lo scorso agosto e il testo è stato sottoposto a consultazione pubblica tramite il sito del Ministero fino al 13 settembre. Ora è il turno del governo, che deve completare la redazione del documento definitivo in materia ed evitare che le linee guida elaborate rimangano lettera morta.

Gli obiettivi della Strategia Nazionale sull’intelligenza artificiale si possono riassumere in nove punti, tutti incentrati sullo sviluppo e la produttività in linea con i criteri dell’Agenda 2030. Tra questi, si legge nel documento, un’attenzione particolare è riservata a uno “sviluppo dell’intelligenza artificiale dal punto di vista del futuro del lavoro, delle relazioni interpersonali e della tutela sociale e ambientale”. Come dimostrato anche dai numerosi settori considerati: dall’agroalimentare alle infrastrutture, passando per la salute e la pubblica amministrazione, oltre a industria, smart city e cultura. Il testo affronta, inoltre, questioni giuridiche ed etiche, nel tentativo di elaborare una proposta che sia più ampia possibile.

Sono molte le applicazioni di questo tipo di tecnologie. Ad esempio, potrebbe migliorare la gestione documentale. Oppure, attraverso la creazione di assistenti e chat bot, si potrebbe facilitare il dialogo tra cittadini e pubblica amministrazione. E ancora, analizzare e anticipare i rischi di impresa e combattere l’evasione fiscale attraverso dati incrociati.

Non mancano però le preoccupazioni: nello specifico a sollevare dubbi è il rapporto tra processo decisionale e macchine. L’IA non potrà naturalmente sostituirsi ai decisori pubblici e difficilmente vedremo i computer comandare gli esseri umani. Piuttosto potrebbe avere un impatto positivo nel processo di policy making, attraverso la sua applicazione a sostegno delle Analisi di impatto regolatorio (AIR).

Il piano per l’innovazione della nuova squadra di Conte comprende anche, all’interno del Documento programmatico di governo, tre punti sulla cittadinanza digitale, sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione e poi sul fisco e sul lavoro digitale. Proprio a dimostrazione di quanto sia necessario intervenire in questi campi per favorire un pieno sviluppo. Novità sono previste anche per i cittadini: l’intenzione è di aggiungere ai Diritti della persona anche il Diritto di accesso alla rete “per favorire l’accesso alla piena partecipazione democratica, all’informazione e la trasformazione tecnologica”. Le prossime sfide nel pubblico, invece, saranno rivolte all’innovazione e alla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni per contribuire in modo più efficace allo sviluppo e alla crescita sia economica che culturale del Paese. Sul piano giuridico gli interventi potrebbero riguardare i diritti dei lavoratori digitali e le misure a favore di una maggiore equità fiscale, oltre alla portabilità dei dati.

Non bisogna mai smettere di innovare nonostante, in questa “società fluida” (per citare il sociologo Zigmunt Bauman) in continua evoluzione, possa risultare difficile rimanere al passo con lo sviluppo tecnologico, soprattutto da un punto di vista giuridico. In questo senso c’è ancora molto da fare. Un esempio è il caso della web tax, una questione ancora aperta che coinvolgerebbe interessi molto importanti a cui bisogna guardare con attenzione, a cui il governo ha dichiarato di voler dare applicazione. Infatti, nel testo della legge di bilancio si prevede l’operatività della norma già introdotta nella manovra del 2019. La sfida è cercare di rendere l’impatto di tale intervento legislativo adatto alle diverse esigenze delle multinazionali e dei colossi digitali, ma anche di piccole e medie imprese.