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Elezioni europee, intervista ad Ernesto di Giovanni

Manca sempre meno alle elezioni europee. Tra 4 giorni, il 26 maggio, apriranno i seggi per permettere ai cittadini di esprimere il proprio voto ed eleggere così i rappresentanti che siederanno al Parlamento Europeo. Noi di AWARE abbiamo deciso di concludere la nostra settimana tematica in vista delle elezioni con un’intervista a Ernesto di Giovanni, grande esperto di politica, sia nazionale che internazionale, a cui abbiamo potuto porre alcune domande su queste elezioni affrontando temi come Brexit, sovranismi europei e le conseguenze del voto.

Ernesto di Giovanni è Partner, Consigliere di Amministrazione e membro della Direzione Relazioni istituzionali & Lobbying della società UTOPIA attiva nell’ambito delle Relazioni istituzionali, Comunicazione, Affari legali & Lobbying.

Di Giovanni si occupa di strategia ed analisi politica, cura le relazioni parlamentari e governative per alcuni top clients della società e segue le operazioni di lobbying.

Le prossime elezioni europee si svolgeranno in un momento politico molto particolare: da un lato la Brexit e dall’altro il crescente supporto ai sovranisti. Cosa pensa di questa chiamata alle urne europea?

“Sicuramente le elezioni europee del 26 maggio sono uno spartiacque importante per il futuro dell’UE, per come la conosciamo e per quello che dovrà essere. Sono forse le elezioni più importanti degli ultimi anni. Per la prima volta, sondaggi alla mano, dovrebbero perdere la maggioranza del Parlamento, e quindi la gestione della Commissione Europea, le due grandi famiglie politiche storiche europee: il Partito Popolare e il Partito Socialista Europeo.

Sicuramente queste elezioni vedranno l’arrivo a Bruxelles di una grande rappresentanza dei sovranisti, sia in termini di voti che in termini di presenza in Parlamento e la questione della Brexit è una questione che ovviamente va ad incidere su entrambi i fattori.”

La Brexit rappresenta una situazione senza precedenti nella storia dell’UE, dato che la rottura definitiva, attesa per il 29 marzo, non si è verificata. La Gran Bretagna parteciperà, quindi, alle prossime elezioni europee. Questa situazione genera forti malumori nei Leavers ed una grande speranza nei Remainers. Come inciderà questa situazione sul voto e quali saranno le conseguenze della partecipazione dei britannici alle elezioni?

“Il fatto che i britannici voteranno per le elezioni europee è simbolo della grande confusione che c’è all’interno delle istituzioni europee: aver fatto gestire il dossier ad un francese non è stata, secondo me, una scelta molto lungimirante perché è chiaro che la Francia punta a sostituire l’Inghilterra su tante posizioni e ad utilizzare la sua uscita per aumentare il proprio peso all’interno dell’asse franco-tedesco. Questo accadeva già prima con Hollande, ma ora con Macron questa volontà è ancora più evidente. Il fatto che il Presidente della Repubblica francese farà una lista Europea, En Marche, è il simbolo che la Francia punta a Bruxelles per dominare le istituzioni europee ed essere, soprattutto in questo momento di frenata dell’economia tedesca, il vero leader della futura Unione Europea.

Inoltre, il deal dovrà essere chiuso entro ottobre e quindi poi bisognerà capire gli europarlamentari inglesi cosa faranno. Sicuramente lo scenario del voto europeo sarà influenzato da questa particolare dinamica, ad esempio il partito laburista che rientra con forza nella delegazione della S&D va ad aumentare i voti di un gruppo che veniva dato in grande difficoltà dalle proiezioni iniziali.”

Corbyn potrebbe utilizzare queste elezioni per far si che il voto possa rappresentare un secondo referendum o comunque un’arma con la quale avere il potere di esercitare pressioni per rimanere nell’UE?

“Secondo me è intenzione sì di Corbyn, ma anche di una parte del partito conservatore. Chiaro è che il voto popolare non deve essere mai preso sottogamba. È sicuramente stato gestito male il referendum, perché non c’è stato un quorum, perché non c’è stata la possibilità per un’altra generazione di poter votare, non c’è stato nulla, è stato semplicemente un “in or out”.

Però il voto ha visto 17 milioni di cittadini della Gran Bretagna favorevoli all’uscita dall’UE, non rispettarlo sarebbe un disastro. Chiaramente capire come gestire il deal è tutta un’altra cosa, quindi io spero che il voto europeo non venga preso come un secondo referendum, ma sicuramente il partito laburista e chi tifa per rimanere nell’UE, cercheranno di far sì che questo voto lo rappresenti. La vedo comunque molto complicata.”

È evidente in Europa il crescente supporto ai sovranisti, il risultato positivo più recente si è verificato in Finlandia, dove i Veri Finlandesi sono diventati il secondo partito del paese alle elezioni politiche del 14 aprile.   Quali pensa possano essere le conseguenze di queste chiamate alle urne a livello nazionale e comunitario e nella formazione della maggioranza all’interno del Parlamento Europeo?

“Il quadro dei sovranisti nelle elezioni europee è sicuramente un quadro in grande espansione: parliamo dei polacchi di Kaczynski, parliamo di Marine Le Pen in Francia, parliamo in parte di Fratelli d’Italia e della Lega qui in Italia, parliamo di Vox in Spagna, del Partito Democratico Svedese in Svezia, dell’AFD in Germania; ma all’interno anche dello stesso Partito Popolare Europeo ci sono delle posizioni che guardano molto ai sovranisti, basti pensare a Orban o ai bavaresi con l’accordo Cdu-Csu in Germania. Non penso però che ci sarà uno stravolgimento, cioè: questo voto europeo darà sì una grande dimostrazione di forza dei partiti sovranisti, ma non cambierà le dinamiche di potere all’interno delle istituzioni europee.

Sondaggi alla mano, c’è comunque la possibilità che la maggioranza del parlamento sarà formata dal Partito Popolare Europeo, dal Partito Socialista Europeo e dall’ALDE (un agglomerato di partiti liberali, formazioni diverse), all’interno del quale potrebbe entrare En Marche di Macron; eventualmente con una spruzzatina di verde, se i Verdi, soprattutto grazie alle esperienze tedesche, riusciranno ad ottenere un grande risultato.

Vedo difficile un’ipotesi, che tanti amici all’interno del gruppo di ECR (il Gruppo Conservatore Europeo) pensano, di poter togliere S&D dai giochi e di poter entrare loro in maggioranza, spostandola così verso destra. È altamente improbabile che ALDE ed il Partito Popolare Europeo rinuncino ad un’alleanza con i Socialisti Democratici, soprattutto allorquando ci sono i laburisti all’interno, per far spazio ad una maggioranza con ECR.

Ritengo molto improbabile che, seppur il Partito Popolare Europeo possa pensare di fare un’alleanza con i sovranisti, un movimento come ALDE sarebbe disposto ad allearsi con chi all’interno ha Vox o il Partito Democratico Svedese che sono partiti di estrema destra; quindi la soluzione più probabile ad oggi è una grande coalizione a tre partiti all’interno del Parlamento Europeo, che si divideranno: il Presidente del Parlamento, il Presidente della Commissione ed il Presidente del Consiglio d’Europa.

Passando all’Italia, non si è capito che tipo di alleanza farà la Lega. Secondo i sondaggi porterà tra i 25 e i 28 europarlamentari, ma bisogna capire dove entreranno e in quale gruppo, in quanto le dinamiche europee non sono le dinamiche nazionali. Quindi la credibilità e l’autorevolezza dei soggetti che vanno a Bruxelles è di fondamentale importanza per i dossier e per la gestione delle dinamiche legislative.

Penso che l’idea di Matteo Salvini sia di mettere i suoi eurodeputati là dove ha la necessità di inserirli, ma utilizzare questa manovra per condizionare Bruxelles sarà inutile, perché sa benissimo che Bruxelles non può essere condizionata, grazie ai fortissimi “anticorpi” che possiede per far fronte al sovranismo come l’autorevolezza, la serietà, l’impostazione delle strutture e della direzione delle commissioni e la struttura istituzionale. Infatti, riguardo quest’ultima, ad esempio, se non si è dentro la maggioranza parlamentare e non si è neanche un partito forte di opposizione, non vengono nemmeno assegnati i dossier come Shadow Rapporteur (relatore ombra che negozia con i relatori delle leggi) nelle varie commissioni. Quindi se la Lega farà un gruppo con Marine Le Pen, con Vox, con AFD, saranno emarginati i loro parlamentari, all’interno delle istituzioni europee.

Quindi penso che le elezioni europee avranno più una ripercussione all’interno del governo italiano, e si andrà potenzialmente incontro più ad una ridefinizione delle dinamiche di potere, che della struttura a Bruxelles.”

Siamo lieti di aver avuto la possibilità di svolgere questa intervista con Ernesto Di Giovanni grazie al quale abbiamo affrontato, attraverso l’analisi e le conoscenze di un esperto, molti temi in vista delle elezioni europee del 26 maggio. Ringraziamo la società UTOPIA Lab per questa opportunità e per il tempo dedicatoci.

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