Sostenibilità

Design Circolare – Mettere al centro le persone e l’ambiente.

Quanto conta il Design per ridurre l’impatto ambientale dei beni? E quali i metodi per ideare prodotti utili e rispettosi dell’ambiente?

Design e Designer e impatto ambientale.

Design è l’ennesima parola inglese adottata dal  nostro vocabolario difficile da tradurre dato il largo e trasversale utilizzo che ne viene fatto. D’altra parte, design si potrebbe tradurre come “progetto” o “disegno”, due termini che, però,  non sono sufficienti per esaurire tutte le sfaccettature assunte dal termine anglosassone. Il termine design fa riferimento al processo di progettazione di un oggetto qualsiasi e nel tempo si è legato strettamente alla produzione industriale, poiché si riferisce il più delle volte a oggetti prodotti in serie grazie a procedimenti meccanici.

Il design di un oggetto è il risultato dell’analisi di tutte le caratteristiche progettuali che definiscono il prodotto stesso. Vengono racchiuse nella disciplina “design” studi come l’ergonomia, l’usabilità, la pre-produzione, la scelta dei materiali, i costi ed infine l’impatto ambientale. Perciò il lavoro del designer – la figura professionale di questo settore – va dalla fase di ideazione di un oggetto (chiamata concept) a quella finale di produzione, passando per tutti gli stadi intermedi di progettazione, sviluppo e ingegnerizzazione. Una professione che necessita di competenze trasversali e che ha assunto un ruolo sempre maggiore nel sistema economico.

La fase di design è critica per determinare l’impatto ambientale del prodotto. Date tutte le decisioni che prende in relazione ai materiali, all’usabilità e alla produzione è inevitabile che il designer sia in larga parte responsabile della sostenibilità di un bene o servizio. L’Unione Europea afferma che la fase di design è responsabile dell’80% dell’impatto ambientale di un prodotto, una percentuale esorbitante e decisiva nello sviluppo di un futuro verde.

Design Thinking e Design Circolare.

Data la sua importanza, il valore del design è stato studiato e discusso molto a lungo con l’intento di affinare e codificare la disciplina all’interno di alcuni principi. Una delle scuole di pensiero più importanti è il Design Thinking, un metodo di lavoro che affronta e risolve le sfide e i problemi che nascono nelle aziende basandosi sulla creatività, multidisciplinarietà e il lavoro di squadra. Le origini del Design Thinking risalgono al 1919, quando l’architetto tedesco Walter Gropius creò la scuola Bauhaus per l’artigianato, il design, l’arte e l’architettura. In essa venivano valorizzati principi come il lavoro di squadra, l’eliminazione delle gerarchie nel processo di innovazione e una progettazione dei beni basata sulle necessità del consumatore. La disciplina venne  sviluppata a livello teorico negli anni settanta all’università di Standford, in California e due decenni dopo, la società di consulenza nord americana IDEO inizia a proporla ai propri clienti in maniera sistematica.

Il Design Thinking si diffonde anche in Italia, soprattutto nei settori dove la trasformazione digitale richiede nuove competenze per costruire una esperienza di acquisto efficace, integrandosi con altri modelli di gestione dell’innovazione. L’Osservatorio Design Thinking for Business della School of Management, del Politecnico di Milano, attraverso un sondaggio ha evidenziato come  368 manager italiani conferma la diffusione di questo metodo. Quasi un terzo del campione (il 31,,2%) usa il Design Thinking nella sua organizzazione, confermando la sua efficacia. 

Il Design Thinking inizia con uno studio approfondito sulla persona, osservando con empatia le sue necessità e sfide giornaliere. In seguito, un gruppo multidisciplinare lavora duramente a tutte le fasi del design (dall’ideazione alla produzione di un prototipo) per generare soluzioni innovative e fuori dagli schemi. Le idee che emergono risultano essere  molto utili alle aziende: aiutano a creare processi lavorativi migliori e definiscono nuovi modelli di business. 

Se il Design Thinking mette al centro la persona, il Design Circolare aspira alla creazione di prodotti e servizi per l’economia circolare. I due termini sono legati,entrambi ripensano il prodotto dall’inizio e l’intero modello produttivo e di consumo. Nel Design Circolare il prodotto viene ideato come un processo biologico, con un ciclo di vita che alimenta il pianeta invece che danneggiarlo. Ad esempio un prodotto che sia facile da riparare, riutilizzare, riciclare o trasformare. Tim Brown, il direttore esecutivo di IDEO e uno dei principali promotori del Design Thinking, afferma che il Design Circolare ripensa il prodotto e i suoi componenti dal principio con una mentalità circolare. 

Il Design Circolare è stato codificato nella Guida ideata su iniziativa della MacArthur Foundation in collaborazione con IDEO e si basa sui seguenti principi:

  1. Capire. É necessario conoscere le soluzioni di design circolare per ottenere una comprensione profonda di come passare da un sistema di produzione e consumo lineare ad uno circolare.
  2. Definire. Articolare una sfida, trovare le opportunità circolari per affrontarla e fissare degli obiettivi relativi al prodotto.
  3. Creare. Capire i bisogni del cliente e sviluppare un concetto tangibile o un prototipo e testarlo per farne apprezzare  pregi e difetti.
  4. Lanciare. Mettere il concetto sul mercato per ottenere feedback che permetteranno al prodotto e al servizio di evolvere insieme alle necessità del cliente. 

Il Design Circolare comporta vantaggi per il cliente perché i suoi bisogni vengono analizzati, compresi e soddisfatti, tuttavia ci sono dei benefici che hanno un impatto profondo anche sul pianeta e sul benessere dell’ambiente. 

  • Viene ridotto al minimo il consumo delle risorse e la produzione di rifiuti. Le scelte fatte nella fase di design prestano attenzione ai consumi di energia, acqua e altre risorse durante la produzione e l’utilizzo, cercando di eliminare e ridurre gli sprechi.
  • Vengono ottimizzate la produzione e la logistica. Basandosi sull’idea di ridurre al minimo le emissioni generate dal ciclo di vita del prodotto, si possono includere criteri di prossimità nella scelta dei fornitori o dei canali di vendita, diminuendo il numero e la distanza degli spostamenti.
  • Viene estesa la vita utile del prodotto. In rotta rispetto alla cultura dell’obsolescenza programmata, estremamente dannosa per l’ambiente, questo metodo di design opta per prodotti duraturi e materiali resistenti.
  • Aumenta la consapevolezza della sostenibilità. Prodotti realmente sostenibili sono ancora una rarità sul mercato. La protezione della biodiversità e la lotta ai cambiamenti climatici sono temi che preoccupano sempre di più i consumatori. Prodotti ideati attraverso il Design Circolare riescono a soddisfare questa domanda.

Cosa aspettarsi dal futuro.

Questo momento storico è caratterizzato da una sempre maggiore dinamicità. I cambiamenti sono necessari a soddisfare bisogni che si evolvono ogni giorno,  le aziende sono chiamate a migliorarsi  e lanciare sul mercato prodotti che devono rispondere a sfide sempre nuove. Nonostante sia impossibile prevedere l’avvenire, è da aspettarsi che il Design Circolare possa caratterizzare il successo per le aziende del futuro. Sarà infatti sempre più importante porre al centro degli sviluppi di prodotti e servizi le persone e l’ambiente. Farsi cogliere impreparati sul piano della cosiddetta open-mindedness,(apertura mentale), verso pareri e richieste esterne, potrebbe decretare la permanenza sul mercato o il fallimento.

Il Design Circolare è un approccio fondamentale per progettare un futuro che tenga in considerazione le necessità delle persone e del pianeta. 

Fonti

https://www.treccani.it/enciclopedia/design_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/

https://www.iberdrola.com/social-commitment/circular-design

https://www.circulardesignguide.com/

https://ec.europa.eu/jrc/en/research-topic/sustainable-product-policy

https://www.iberdrola.com/talent/design-thinking-methodology https://www.innovation-nation.it/design-thinking-imprese-italiane/