Sostenibilità

Comunità energetiche come innovazione sociale: ripartire da inclusività, flessibilità e produttività

Roma, 26 marzo 2021

Si è tenuta ieri la tavola rotonda dal titolo “Le Comunità Energetiche: un’analisi politico-sociale”, organizzata dal think tank AWARE e patrocinata da ASviS. L’evento, svoltosi online, ha approfondito i contenuti del paper redatto dagli analisti di AWARE sul tema delle Comunità Energetiche e sul loro ruolo nel processo della transizione energetica, con particolare riguardo ad aspetti di carattere politico-sociale e normativo, dal titolo “Le Comunità Energetiche: un’analisi politico-sociale”. 

Sono intervenuti durante l’evento: il Sen. Gianni Pietro Girotto (M5S), Presidente della Commissione Industria, Mariagrazia Midulla, Responsabile per il Clima ed Energia di WWF Italia, Francesco Leva, Sustainability Strategist di ZeroCO2, Sara Capuzzo, Coordinatrice del Gruppo di lavoro Comunità Energetiche di Italia Solare e Adriano Falcone, direttore dell’Area Sostenibilità di AWARE. Ha moderato il dibattito Daniela Patrucco, collaboratrice esterna della redazione di Qualenergia.it.

A partire dai risultati dell’analisi condotta da AWARE e a cura degli analisti Chiara Celesia, Giulia Salis e Marco Rogai, gli interventi degli ospiti hanno posto l’accento sulle enormi potenzialità delle Comunità Energetiche nell’ambito del processo di transizione energetica e sul contributo che esse possono offrire nell’affrontare problematiche di tipo sociale, come quelle legate alla povertà energetica.

Come ha sostenuto Mariagrazia Midulla: ”Nella transizione una delle questioni più pressanti è quella della giustizia sociale. Nonostante la necessità assoluta di affrontare il pilastro ambientale, non bisogna assolutamente trascurare quello sociale: le fasce di popolazione in situazioni di povertà stanno aumentando. L’accesso alla transizione potrebbe essere un problema perché per prendere parte a questo processo bisogna avere un reddito. Affrontare la povertà energetica e dare la possibilità ai cittadini di esser parte di una comunità e nello stesso tempo di avere una fonte di reddito è molto rilevante. Per questa ragione, le Comunità Energetiche sono uno strumento importante per affrontare il problema della povertà energetica e dello spopolamento”.Il Senatore Girotto ha richiamato l’attenzione sulla dimensione umanitaria della questione energetica: “La miglior soluzione a tantissimi conflitti nazionali e internazionali è arrivare quanto più possibile all’autosufficienza energetica, perché energia vuol dire cibo, vestiti, mobilità, industria, servizi, tutto. Quindi quanto più noi riusciamo ad auto-produrre energia, tanto più non solo risparmiamo denaro, ma soprattutto tuteliamo l’ambiente, evitiamo i conflitti e creiamo un circolo virtuoso di sviluppo sostenibile”.

Sara Capuzzo ha evidenziato come le Comunità Energetiche possano imprimere un impulso positivo anche allo sviluppo della mobilità elettrica in Italia dal momento che le stazioni di ricarica per veicoli elettrici potranno essere alimentate proprio dall’energia prodotta all’interno delle Comunità Energetiche. E’ stato introdotto anche il tema del mercato della flessibilità, ad oggi ancora poco strutturato, che potrà svilupparsi proprio grazie alla produzione e vendita di energia accumulata dalle stazioni di ricarica, che diventerebbero stazioni di accumulo.

Inoltre, le Comunità Energetiche possono essere considerate una vera innovazione sociale. Su questo punto si è soffermato Adriano Falcone, che ha messo in evidenza la necessità di valorizzare le dinamiche sociali all’interno delle Comunità Energetiche, tra cui “la trasformazione di coloro che compongono la Comunità Energetica, che da semplici consumatori passivi si trasformano in prosumer. Dunque, il partecipante alla Comunità Energetica smette di essere un semplice utilizzatore passivo di energia e si trasforma in un soggetto attivo nella valutazione delle scelte di consumo. La figura del prosumer evidenzia il potenziale delle Comunità Energetiche per la creazione di un nuovo sistema decentralizzato e democratico che incoraggia un maggiore coinvolgimento sociale nel mercato dell’energia”.

Successivamente, sono state messe in evidenza le maggiori criticità legate allo sviluppo delle Comunità Energetiche. Francesco Leva ha individuato come principali limiti quello della potenza degli impianti fissata a 200 kW e del perimetro limitato. Di fatti, al fine di massimizzare i benefici sociali garantiti dalle Comunità Energetiche, ha sostenuto che: “Serve un sistema di welfare energetico, che passi per l’energia al fine di avere un impatto sociale. Questo sistema di welfare deve essere gestito dal pubblico locale, in cui i comuni svolgono una funzione primaria, quella di enti promotori ed implementatori delle Comunità Energetiche, riuscendo in questo modo a condividere con il territorio e con le popolazioni locali i benefici economici. In questo processo vanno coinvolti tutti i livelli di istituzioni. Serve un’azione del legislatore che faccia venir meno questi vincoli”. 

Su questo punto ha concordato anche Sara Capuzzo di Italia Solare, dichiarando che “sarebbe importante che ci fosse un soggetto su scala comunale che possa gestire più iniziative, invece che far nascere tante associazioni, onde evitare un’esagerata frammentazione delle comunità. Questo sarà uno tra gli adeguamenti normativi che Italia Solare caldeggerà nel rispondere alla consultazione, in scadenza il prossimo 7 aprile, che il GSE ha rivolto ai portatori di interesse”. L’evento si è concluso con l’intervento di Marco Rogai, analista di AWARE che, sottolineando la pluralità di attori coinvolti nell’organizzazione interna delle Comunità Energetiche e la conseguente diversità di interessi da tutelare, ha auspicato l’inserimento di una definizione di Comunità Energetiche nella normativa che tenga conto di inclusività, flessibilità e produttività, al fine di delineare il ruolo che esse ricoprono nel mercato energetico e sottolineando l’importanza del loro sviluppo nella transizione energetica del nostro Paese.

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