Roma, 26 febbraio 2021
Si è tenuta ieri la tavola rotonda dal titolo “Rete unica: sì o no? Stato dell’arte e possibili sviluppi
della BUL”, organizzata dal think tank AWARE in partnership con EBWorld S.r.l.. L’evento, svoltosi
online, ha evidenziato i contenuti del paper redatto dagli analisti di AWARE sul tema
dell’infrastruttura in fibra ottica e tutti i possibili benefici ad essa collegati, dal titolo “Fibra ottica in
Italia: quale strada seguire?”.
Sono intervenuti durante l’evento: Francesco Mete, CEO di EBWorld; Enza Bruno Bossio, deputata
del Partito Democratico; Federico Mollicone, deputato di Fratelli D’Italia; Massimiliano Capitanio,
deputato della Lega; Edoardo Crivellaro, direttore dell’Area Digitale&ICT di AWARE. Ha moderato
il dibattito Federica Meta, redattrice della testata Corriere Comunicazioni.
I primi interventi si sono concentrati sullo stato dell’arte del Piano BUL. Edoardo Crivellaro ha
posto l’accento sull’importanza della crescita infrastrutturale del Paese, sottolineando come le
ragioni a sostegno del progetto per una Rete Unica non solo siano legate ai ritardi nell’operato di
Open Fiber ma anche alla presenza di intricati percorsi burocratici e giudiziari che minano l’operato
della compagnia. Anche l’On. Capitanio ha ribadito che sia “necessaria una sburocratizzazione”.
L’On. Mollicone ha concordato in parte: “ci sono sì ritardi burocratici, ma ci sono in primis problemi
cronici. Il governo deve riuscire a sintetizzare i legittimi interessi di Tim e Open Fiber, evitando di far
scontrare gli apparati dietro queste aziende.” Inoltre, ha portato all’attenzione la necessità di
instaurare una “commissione centrale di autorizzazioni tecnologiche per cui i Presidenti delle Regioni
dovrebbero diventare commissari al fine di riuscire ad accelerare il processo”.
Una delle criticità emerse con maggiore frequenza durante il dibattito è la mancanza di
un’adeguata mappatura della capillarità della rete italiana. Su tale questione, Francesco Mete ha
dichiarato come sia necessario adottare un approccio olistico: “la connettività in Italia è la
sommatoria di tante macchie di leopardo”, spesso gestite da più operatori insieme e lasciate
incustodite. Un approccio sistemico permetterebbe di rispondere a tale frammentazione risultando
fondamentale anche per un buon utilizzo degli ingenti fondi stanziati per la digitalizzazione nel
PNRR. Lo sviluppo delle nuove tecnologie si basa sull’interdipendenza tra le stesse al fine di
valorizzare le potenziali opportunità che offrono: senza autostrade digitali, come l’infrastruttura in
fibra ottica, sarà difficile potenziare la Telemedicina e la digitalizzazione delle pubbliche
amministrazioni.
L’On. Bruno Bossio ha sottolineato però che non basta concentrarsi sulle infrastrutture perché “il
problema principale dell’Italia è la connettività: una cosa è infrastrutturare e una cosa è attivare la
capacità di connessione”. La pandemia che stiamo vivendo ha portato a galla la necessità di essere
connessi e ribadisce come il “Superbonus del 110% per consentire di portare la fibra fin dentro la
casa dei singoli condomini è un’iniziativa fondamentale per affrontare il digital divide”.
La realizzazione del piano BUL però non può prescindere dalla risoluzione della questione degli
operatori coinvolti in quest’opera: Open Fiber e Tim sono da mesi al centro del dibattito sulla
realizzazione della “Rete Unica”. Su questo tema le opinioni sono diverse: l’On. Capitanio
promuove l’idea di una Rete Unica fondata su una federazione nazionale: “la proprietà fisica
dell’infrastruttura non è un problema, piuttosto sono la gestione, l’accesso al servizio universale e la
sicurezza gli elementi fondamentali”. Per l’On. Bruno Bossio quello della Rete Unica è soprattutto
un tema di carattere industriale: il governo non deve incidere negli scacchieri aziendali. Bisogna
invece favorire il coinvestimento, una formula che permetterebbe di ottimizzare il rapporto tra
infrastrutturalità e connettività senza ledere la naturale forza equilibratrice del mercato.
Ma la questione della rete unica non riguarda solo dinamiche politiche o di governance, come ha
sottolineato il CEO di EBWorld, Mete, il quale ha offerto un punto di vista tecnico affermando che
“la Rete Unica è un progetto complesso che non può essere solo l’unione di reti esistenti:
tecnologicamente le reti sono sovrapposte e adiacenti ma non sono integrabili facilmente. Il primo
passo è creare i percorsi fisici per far passare la fibra. Laddove è possibile si deve interconnettere la
rete”.
L’evento si è concluso con l’intervento di Crivellaro che, auspicando il mantenimento della competizione infrastrutturale definita “non perfetta, ma comunque efficace”, ha ribadito che “la rete
unica rischia di ritardare ancora il piano BUL: servono riforme di sistema e non piccoli palliativi di
breve respiro”.