L’impatto ambientale del settore tessile
Il concetto di sostenibilità è ormai radicato nell’industria tessile: le decisioni di acquisto non vengono più prese solo sulla base della moda e del comfort ed i consumatori tendono a richiedere tessuti sempre più ecologici. Tuttavia l’offerta di essi è molto ampia, e risulta perciò difficile fare scelte consapevoli specialmente riguardo l’utilizzo di risorse naturali, i metodi di produzione, le emissioni e l’impatto complessivo sull’ambiente. Spesso i consumatori non sono al corrente, in maniera trasparente, dei materiali che compongono i capi che indossano.
I due terzi delle fibre utilizzate per i prodotti tessili, igienici e cosmetici, equivalenti a 100 milioni di tonnellate ogni anno, sono di origine sintetica. La maggior parte, come il poliestere e la poliammide, sono prodotti attraverso l’uso di petrolio greggio. Molte di queste fibre sono lavate e consumate nelle abitazioni o impiegate nei detergenti industriali. Di conseguenza, questo materiale si trasforma in microplastica e provoca ingenti danni agli oceani, ai pesci e, quindi, agli esseri umani.
Solo un terzo di tutte le fibre prodotte ogni anno è di origine cellulosica di derivazione naturale (cotone, viscosa, lyocell, modal). La cellulosa è un materiale naturale e quindi non aggrava il crescente problema dei rifiuti marini grazie alla sua biodegradabilità.
A differenza di carta, alluminio o acciaio, non esiste ancora un concetto di riciclaggio largamente riconosciuto e applicato per i miliardi di tonnellate di articoli prodotti con fibre non biodegradabili. Annualmente circa 60 milioni di tonnellate di nuove fibre vengono utilizzate per realizzare indumenti e non esiste alcun concetto plausibile su cosa farne quando non sono più necessari. Di conseguenza, tre quarti di questi prodotti vengono smaltiti in discariche o impianti di incenerimento.
L’industria tessile è una delle principali fonti di emissioni di gas serra a causa delle tecnologie non sostenibili di produzione e trasporto. Solo recentemente sono stati pubblicati studi [8] sul calcolo delle emissioni di CO2 del settore. La Ellen MacArthur Foundation [9] , per esempio, ha valutato le emissioni dell’industria tessile globale a 1,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti annue, un livello che si avvicina a quello delle emissioni dell’industria automobilistica.
Tuttavia, l’industria tessile ha iniziato a prendere sul serio la sua forte impronta ecologica. Sono emerse recentemente varie iniziative: una di queste è la Fashion Industry Charter for Climate Action [10], firmata da importanti marchi di moda, fornitori e altri partner sotto gli auspici dell’iniziativa delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. I firmatari si sono impegnati a ridurre del 30% le emissioni di gas serra entro il 2030.
Riciclaggio per combattere gli sprechi
L’impatto ambientale della filiera tessile è riconducibile alle diverse fasi di lavorazione lungo la catena produttiva. Ad esempio, la produzione di fibre sintetiche influisce profondamente sull’ambiente a causa dell’utilizzo di risorse non rinnovabili. Riguardo la produzione di fibre naturali, vengono utilizzate grandi quantità di acqua e pesticidi, vanificando l’impatto benefico di questo tipo di fibre sull’ambiente. Inoltre, le quantità di rifiuti rappresentano un problema notevole sia che siano prodotti durante la produzione e la lavorazione di materiali tessili, come scarti ed eccessi di produzione, sia a fine vita dei prodotti, una volta venduti e usati.
Per questo bisognerebbe prestare attenzione ai processi di riciclo sia dei prodotti che dei rifiuti con l’obiettivo di reintrodurli in un nuovo processo industriale attraverso nuove modalità di produzione. In questo modo si potrebbe avviare un nuovo ciclo di vita.
Ad esempio, Assosistema [3] (marchio made green in Italy per i servizi di lavanderia industriale) ha affermato che il riciclaggio di indumenti usati potrebbe:
– ridurre del 53% l’impatto ambientale dei tessili sul riscaldamento globale;
– ridurre del 45% l’inquinamento causato dall’industria tessile;
– ridurre del 95% l’eutrofizzazione dell’acqua (causata dall’eccesso di nitrati e fosfati nei flussi d’acqua).
Considerati i dati, lo step successivo è l’identificazione delle tecnologie adatte che potrebbero portare la produzione del prodotto verso una notevole riduzione dei costi di produzione, attraverso l’uso di materiali riciclabili come un’alternativa reale ed efficiente. Tra queste ci sono le tecnologie per il recupero degli scarti di produzione.
In Italia, tonnellate di fibre tessili sprecate potrebbero essere destinate ad altre applicazioni, riducendo l’impatto ambientale del settore. Il riciclaggio dei tessuti potrebbe fornire materie prime a basso costo ed a basso impatto ambientale per molti campi di applicazione, come l’automotive, l’arredamento, la nautica o la produzione di pannelli isolanti.
Secondo i dati diffusi da Assosistema [11], ogni anno in Italia vengono prodotte 124.300 tonnellate di rifiuti tessili provenienti dai nuclei domestici, ma solo una piccola parte viene recuperata a fine vita.
Poiché la qualità dei materiali considerati rifiuti è superiore alle attese, potrebbe essere buona norma recuperarli attraverso un vero e proprio piano di riciclo, sia meccanico che chimico. Questa soluzione si rivelerebbe efficace dato che questi processi di recupero sono spesso più sostenibili della produzione di materie prime.
Tuttavia, è necessario migliorare l’efficienza di tali processi così come la qualità dei materiali riciclati. Ad esempio, al fine di creare sistemi che potrebbero rendere più facile il riciclaggio dei tessuti, la fase (automatica) di separazione dei materiali post-consumo dovrebbe essere migliorata. Contemporaneamente dovrebbero essere sviluppate tecnologie avanzate per i coloranti, l’estrazione del finissaggio (raffinazione del tessuto) e la separazione delle fibre miste nei tessuti. Questo eviterebbe danni alle fibre che potrebbero rappresentare un grave problema in termini di qualità.
Per questo, negli ultimi anni sono stati effettuati molti studi per migliorare il riciclaggio tessile dei rifiuti industriali e post-consumo.
Recentemente sono state messe a punto numerose tecniche innovative per migliorare il processo di riciclo. Tra tutte, l’azienda italiana Cibitex ha creato una nuova soluzione in grado di riciclare le acque reflue e quindi riutilizzarle per rimuovere coloranti, reagenti ed agenti dai tessuti stampati digitalmente. L’innovazione, più adatta al cotone e al poliestere, è stata presentata alla 18esima edizione della Textiles & Garment Technology Exhibition a Barcellona lo scorso giugno.
Il prodotto innovativo, denominato Easywash, è dotato di un’unità di riciclaggio unica che recupera le acque reflue, le raffredda e quindi le reintroduce nel processo senza che sia necessario che venga scaricata fino al completamento del lotto. La macchina agisce sull’intero processo di stampa digitale, dal pre-rivestimento al lavaggio e al post trattamento, risparmiando energia e acqua in ogni fase. L’apparecchio immagazzina l’acqua di scarico del ciclo di lavaggio che rimuove i coloranti in eccesso e le sostanze chimiche ausiliarie, la raffredda e la riutilizza più volte fino al completamento del ciclo. Questo rappresenta un notevole passo avanti rispetto ai sistemi di lavaggio convenzionali, i quali riscaldano continuamente acqua dolce durante il processo e scaricano ogni ciclo nei rifiuti una volta terminato.
L’esclusiva tecnologia motionless, frutto di molti anni di esperienza nella costruzione di impianti di finissaggio tessile, permette alla stampante di lavare rotoli di tessuto fino a 200 metri, senza distorsioni fisiche in meno di un’ora.
L’eccellenza sostenibile di Easyline è stata riconosciuta da The Acimit Green Label [12], uno standard ideato dall’Industria tessile italiana per identificare e rendere facilmente riconoscibili le prestazioni energetiche e ambientali delle macchine tessili.
La Blockchain come soluzione per tracciare i materiali
Considerati tutti gli aspetti relativi ai differenti materiali impiegati nella produzione di abbigliamenti, la tracciabilità è la chiave per effettuare decisioni di acquisto consapevoli.
L’utilizzo di nuove tecnologie digitali come la blockchain possono fornire una soluzione decisiva per creare un’industria più eco-compatibile. In particolare, la Blockchain consente ai consumatori di identificare abiti sostenibili. Il Gruppo Lenzing, in collaborazione con TextileGenesis, è una delle primissime aziende ad offrire la tracciabilità digitale a clienti, partner e consumatori. La tecnologia blockchain consente a marchi e consumatori di identificare fibre sostenibili a base di legno negli indumenti finiti o nei tessuti per la casa in ogni fase di produzione e distribuzione, dalla lavorazione della fibra alla vendita al dettaglio. La tecnologia consente inoltre ai consumatori di verificare la composizione dell’indumento e la catena di fornitura tessile sottostante nel punto vendita, semplicemente scansionando il codice a barre con un dispositivo mobile.
Recentemente è stata lanciata nel mercato dalla startup olandese “The Movement” un’iniziativa, AWARE blockchain Recycled Fabric, che si concentra sull’autenticazione della catena di fornitura della moda utilizzando blockchain. In un settore della moda in cui espressioni come “biologico” e “sostenibile” stanno diventando sovrautilizzate, questa tecnologia offre un futuro in cui i consumatori possono conoscere con precisione i materiali di cui è fatto un capo.
AWARE applica particelle traccianti al cotone riciclato grezzo e quindi utilizza la blockchain per garantire che il materiale che entra nella catena di fornitura sia lo stesso che esce dall’abbigliamento. Offrendo convalida, trasparenza e verifica ad AWARE Blockchain Recycled Fabric, questa tecnologia ibrida sarebbe determinante per eliminare il greenwashing e stabilire una maggiore fiducia nell’industria tessile.
Si stima che la produzione di 1 kg di cotone convenzionale richieda circa 10.000 litri di acqua (dati “The Guardian” [13]) e che gran parte del cotone mondiale venga prodotto in paesi che non dispongono di una pronta fornitura di acqua potabile. Inoltre, si considera che circa l’80% del cotone necessario all’industria della moda esista già. L’aumento dei programmi di riciclaggio può evitare che questo cotone finisca in discarica, consentendo di riutilizzarlo.
In questo caso la tecnologia AWARE può quindi essere utilizzata per autenticare questo processo per il consumatore finale. In particolare, diversi filatori partner accuratamente selezionati aggiungono il materiale tracciante AWARE brevettato nella materia prima riciclata originale. Una volta effettuato, viene creata una rappresentazione virtuale del filo/fibra come token digitale e archiviata su una blockchain decentralizzata e open source. Da questo punto in poi, i marchi possono utilizzare il filato allo stesso modo di qualsiasi altro tessuto grezzo. La differenza è che alla fine della produzione il prodotto finale può essere scansionato per confermare che è realizzato con materiali riciclati certificati originali.
Questa conferma è quindi collegata al relativo token digitale memorizzato su blockchain, all’ordine di acquisto originale e al certificato di autenticità AWARE. Tutte queste informazioni verranno quindi trasferite al portafoglio digitale del rivenditore o del marchio, completo di un’interfaccia blockchain di facile comprensione che documenta tutti i risparmi sull’impatto ambientale.
In conclusione, la trasparenza della catena di fornitura diventerà uno dei campi di battaglia chiave per le aziende della moda che si sforzano di diventare più sostenibili. Per i brand del tessile, la capacità di comunicare in modo chiaro e trasparente la provenienza del prodotto al consumatore, rappresenterà un vantaggio competitivo determinante.
Inoltre, solo attraverso una ricerca della trasparenza sarà possibile promuovere un’industria tessile davvero sostenibile, oltre che fornire ai consumatori gli strumenti per delle decisioni consapevoli.
Fonti
[1]https://www.sistemamodaitalia.com/it/sostenibilita
[2]https://www.greenplanner.it/2020/09/23/tessile-innovazione-sostenibile/
[3]http://www.assosistema.it/tag/tessile/
[5]https://www.theidfactory.com/it/blog/blockchain-e-tracciabilita-per-lindustria-tessile/
[10]http://climateinitiativesplatform.org/index.php/Fashion_Industry_Charter_for_Climate_Action
[12]https://www.cibitex.it/wp-content/uploads/2018/05/easy-wash-17-EN.pdf?x58115[13]https://www.theguardian.com/sustainable-business/2015/mar/20/cost-cotton-water-challenged-india-world-water-day