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Lo zio Oscar

Vi presentiamo gli Academy Awards of Merit, conosciuti popolarmente come Premi Oscar

Se volete sapere perché gli Academy Award of Merit vengono conosciuti popolarmente come Premi Oscar dovete chiedere a Margaret Herrick. La storia narra che questa semplice impiegata della Academy, vedendo per la prima volta la ormai famosissima statuetta, abbia esclamato: “Sembra proprio mio zio Oscar!”. Conferiti dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, nascono nel 1929 come primo premio cinematografico del mondo.

Pensate, appena 3 anni prima della Mostra del Cinema di Venezia.

Ma partiamo dalla base: cos’è questa Academy? Nata nel 1927 come strumento di supporto e risoluzione delle controversie nel mondo di Hollywood, ben presto sfocerà in qualcosa di più grande ed iconico. Essa infatti istituirà il premio due anni dopo, strutturandosi in commissioni affini per tematiche e competenze (montatori, attori, registi, tecnici suono etc etc), le quali avranno la responsabilità prima di selezionare e poi eventualmente di premiare i film, ovvero per ogni commissione ci sarà un premio relativo a chi più si sia distinto in quel campo. Si può entrare a far parte dell’Academy se già vincitori di un Oscar, oppure se invitati da almeno due membri di una commissione. I componenti votanti sono attualmente 6.000 (numero ufficioso perché da pochi anni si è smesso di pubblicare il dato esatto dei membri). Può essere candidata soltanto una pellicola distribuita nei 12 mesi precedenti nella contea di Los Angeles e in programmazione stabile per almeno 7 giorni consecutivi. Per rendere questo evento davvero globale ogni paese estero può candidare un film nell’apposita categoria, con l’unica discriminante che non si può presentare più di un film per nazione.

Immaginate se La Vita è Bella e Mediterraneo fossero usciti lo stesso anno!

Le votazioni dei potenziali candidati avvengono con sistema maggioritario con voto trasferibile dalla commissione competente al premio in cui si è candidati. Solo per il premio di miglior film e di miglior film straniero vengono create apposite commissioni extradisciplinari. Col passare degli anni per ampliare lo spettacolo e rendere omaggio a “mostri sacri” del Cinema internazionale sono stati istituiti vari premi “particolari” fra cui spicca per prestigio il celeberrimo “Oscar alla Carriera”, (quello di cui è stato  insignito Ennio Morricone ultimamente per intenderci).

Recentemente la scarsa presenza di rappresentanti di minoranze e di  donne all’interno dell’Academy ha suscitato più di una polemica negli States

ma la stessa organizzazione, come si riflette dalla scelta dei vincitori, è sempre più sensibile verso le tematiche sociali più attuali della società americana. Quest’anno, a proposito di sensibilità, è stata un’edizione particolare, in quanto priva di presentatore. Alla fine del 2018 era stato scelto l’attore Kevin Hart, scatenando subito polemiche riguardo alcune sue posizioni omofobe, fatte circa dieci anni prima su twitter. A seguito di queste vicende, l’attore ha declinato il pregiato incarico. Nella storia degli Academy Award of Merit ci  fu soltanto un altro precedente di un’edizione senza presentatore, accadde precisamente trent’anni fa, nel 1989.

Gli Oscar per anni hanno “ossessionato” Leonardo Di Caprio, che però nel 2016  ha trovato la gloria con il film Revenant, dopo aver sfiorato nel 1997 la vittoria con il colossal “Titanic”.

L’edizione di quest’anno ha visto trionfare come miglior film “ Green Book” diretto da Peter Farrelly: il film ambientato nel 1962 ha come attori principali Viggo Mortensen nei panni di Tony Lip, e Mahershala Alì, nei panni di Don Shirley.

Nella notte delle celebrità però, una nota di merito va a Alfonso Cuarón, che ha spiccato su tutti con il film “Roma”, ricevendo i premi di Miglior regista e Miglior fotografia e miglior film straniero. Esibizione da applausi per Bradley Cooper e Lady Gaga, che con la canzone Shallow, cantata in duetto, hanno scatenato il pubblico del Dolby Theatre ed anche quello dei social, ricevendo milioni di visualizzazioni.

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