Sostenibilità

Piani per il 2030: eolico a confronto in Germania, Spagna e Italia

L’energia eolica fra crisi energetica e decarbonizzazione

I sempre più incombenti cambiamenti climatici e la crisi energetica a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina stanno mettendo a dura prova la capacità dell’UE di garantire un approvvigionamento energetico affidabile, conveniente e pulito. Nel 2022, per aumentare l’indipendenza energetica europea, è stato presentato il piano d’azione REPowerEU, il quale prevede un aumento della quota delle rinnovabili sul consumo finale lordo dell’UE dal 32% al 45% entro il 2030, target aggiornato poi al 42,5% nella versione emendata della Direttiva UE 2018/2001 sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili (la cosiddetta RED III). Per raggiungere tale traguardo, l’energia eolica è stata identificata nella RED III come una fonte energetica chiave, prevedendo 440 GW di capacità eolica installata entro il 2030 e un incremento medio di capacità pari a 30 GW l’anno fino al 2030. 

I Paesi membri hanno stabilito obiettivi nazionali e avviato iniziative di cooperazione, come le dichiarazioni di Esbjerg (sottoscritta dal Belgio, Danimarca, Germania e Paesi Bassi per il Mare del Nord) e Marienborg (sottoscritta da Danimarca, Germania, Estonia, Latvia, Lituania, Polonia, Finlandia e Svezia per il Mar Baltico) per l’eolico offshore. Nel 2023, l’Unione Europea ha inoltre visto un notevole aumento nell’installazione di parchi eolici, raggiungendo una capacità di 16,2 gigawatt, di cui il 79% è costituito da impianti onshore, e continua verso una traiettoria di forte crescita.

Germania, Spagna e Italia: Paesi a confronto

Questo articolo propone uno studio comparato dei paesi con più turbine installate nel Nord Europa (Germania) e Sud Europa (Spagna) con l’Italia, cercando di portare alla luce i diversi piani in auge. 

La Germania e la Spagna hanno un’attività significativa legata alla produzione dei componenti principali delle turbine eoliche – pale, gondole e torri. Non sorprende che questi Paesi siano anche tra i leader in termini di capacità installata per l’eolico in UE. Riguardo alla percentuale della domanda energetica coperta dall’eolico a livello nazionale, la Germania totalizza nel 2023 il 26%, la Spagna il 25% e l’Italia solo il 7% e in termini di potenza installata la Germania 66 GW, la Spagna 28 GW e l’Italia 12 GW. 

Le traiettorie di crescita sono fortemente dipendenti dalla geografia e morfologia del territorio. Secondo il Wind Atlas, l’accesso a mari aperti assicura forti venti, mentre le regioni mediterranee sono zone più miti e riparate. Questa informazione è avvalorata dalla distribuzione geografica dei parchi eolici in Spagna e Germania, la cui densità aumenta più ci avviciniamo all’Atlantico, Mar Baltico e Mar del Nord. 

Anche a livello di obiettivi di crescita di potenza installata, i tre paesi differiscono in modo sostanziale. Nel 2023 gli Stati membri hanno inviato alla Commissione Europea le bozze aggiornate dei propriPiani Nazionali Integrati per L’Energia e il Clima (PNIEC, in inglese NECP), con lo scopo di presentare nuove politiche climatiche coerenti con gli obiettivi del Fit for 55, ossia l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni di gas serra a livello UE al 2030. Una prima analisi comparata del posizionamento di tali obiettivi ci aiuta a rilevare le diverse mire di Italia, Spagna e Germania. 

Innanzitutto, i tre paesi elaborano gli obiettivi per l’eolico in modo differente: la Germania si prefigge di coprire il 27,8% della domanda energetica nazionale con l’eolico nel 2025 (21,7% onshore e 6,1% offshore) e il 44,3% nel 2030 (32,3% onshore e 12% offshore). La Spagna mira a installare nel 2025 dai 33.033 MW (livello di riferimento seguendo le attuali statistiche e tassi di crescita) ai 40.633 MW (target) di energia da fonti eoliche (non specificato se onshore o offshore) e dai 38.033 ai 50.333 MW nel 2030. L’Italia intende installare 15.950 MW di parchi onshore e 300 MW da offshore nel 2025 e corrispettivamente 19.300 MW e 900 MW nel 2030. Si evince che l’Italia propone obiettivi molto più circoscritti rispetto a Germania e Spagna, per quanto le recenti iniziative nazionali come lo stanziamento, da parte del MASE, di 502 milioni di euro per promuovere, nel 2024-26, la ricerca e sviluppo di tecnologie a zero emissioni come l’eolico offshore mostrino un generale incremento dell’interesse del Governo e delle aziende per questa tecnologia.

Partendo da questi dati, vediamo nel dettaglio le strategie di Germania, Spagna e Italia.

Germania: il gigante del Nord 

Dopo quasi trent’anni di politiche a sostegno dell’energia eolica, la Germania è il Paese dell’Unione con la più grande capacità eolica installata e la più ampia distribuzione geografica di parchi eolici. Anche le installazioni annuali sono state le più alte d’Europa, toccando un picco nel 2022 con 2,7 GW, di cui 2,4 GW installati sulla terraferma e 342 MW provenienti dal parco eolico offshore di Kaskai nel Mare del Nord. L’espansione ha subito un’ulteriore accelerazione nel 2023, con nuove installazioni per un totale di 2,9 GW, raggiungendo i 60,9 GW di capacità cumulativa installata. 

Generalmente di proprietà di piccoli operatori locali, i parchi eolici creano nuove opportunità di lavoro e vengono gestiti con un approccio bottom-up tramite la formazione di cooperative energetiche (ECs), coinvolgendo quindi i cittadini nella transizione verde. I parchi sono ampiamente distribuiti in quasi tutto il Paese, ma essendo spesso di piccole dimensioni, la densità di turbine rimane bassa o molto bassa con un impatto visivo ed ambientale minimo. Solo il 3% dei parchi comprende aree a media, alta e altissima concentrazione di turbine, distribuite nelle zone dove si riscontra il clima più ventoso, ovvero lungo la costa baltica. 

Per raggiungere l’obiettivo stabilito dal governo (2021) di Olaf Scholz di 115 GW di eolico onshore installato entro il 2030, le nuove installazioni annuali dovranno però raggiungere i 7,7 GW. “Per quanto riguarda l’eolico onshore, non siamo ancora al punto in cui vogliamo essere. Ciò che mi rende ottimista è che nel 2023 sono stati rilasciati molti più permessi, che si tradurranno in un numero crescente di nuove installazioni” commenta Klaus Mueller Presidente della Federal Network Agency, la principale autorità tedesca per le infrastrutture energetiche. Nel 2022 il Parlamento tedesco ha adottato una nuova legge sull’eolico onshore (WindLandG) che fissa un obiettivo di installazione di 10 GW all’anno a partire dal 2025. Per mezzo dell’emendamento dell’EEG (Renewable Energy Sources Act) e l’Onshore Wind Energy Act del 2023, gli Stati tedeschi (Länder) sono ora tenuti dal governo federale a riservare il 2% della loro superficie alla produzione di energia eolica onshore.

I piani di sviluppo del settore eolico tedesco comprendono una forte proiezione internazionale, specialmente per quanto riguarda l’eolico offshore: i capi di governo dei Paesi del Mare del Nord si sono incontrati a maggio a Esbjerg, in Danimarca, per firmare un accordo di cooperazione sullo sviluppo dell’eolico offshore e sull’idrogeno verde. In una dichiarazione congiunta, Germania, Danimarca, Belgio e Paesi Bassi asseriscono la loro intenzione di diventare la “centrale elettrica verde d’Europa”, puntando a decuplicare la capacità di generazione eolica offshore nella regione, con un investimento totale del settore privato che dovrebbe raggiungere i 135 miliardi di euro. La Germania ha preparato un terreno fertile per la rapida espansione delle fonti rinnovabili richiesta per il 2030 e non ci sorprende se continuerà a essere il più grande mercato eolico d’Europa, con previsioni di crescita costante e sostanziale. 

Spagna: il successo meridionale

La Spagna rimane il secondo player più importante nel settore dell’energia eolica in Europa, nonostante l’attuale situazione di incertezza economica. Nel 2023, la capacità eolica installata in Spagna ha superato i 30 GW, con un piccolo aumento rispetto all’anno precedente (circa 0.6 GW). Negli ultimi cinque anni, tale capacità è aumentata di circa 6 GW, dopo cinque anni di stagnazione. La Spagna, come la Germania, detiene queste posizioni grazie all’istituzione di un quadro normativo stabile, a una migliore comprensione della risorsa e a una migliore tecnologia che ha permesso una notevole riduzione dei costi in termini di investimento iniziale, manutenzione e utilizzo (la Spagna è il quinto più grande esportatore di turbine eoliche). 

La Spagna è emersa come leader mondiale nelle energie rinnovabili nei primi anni 2000, principalmente grazie all’energia eolica e al sostegno di vari programmi politici nazionali e regionali. Il cammino verso le energie rinnovabili in Spagna risale agli anni ’80, con la Legge sulla conservazione dell’energia del 1980 (Ley 82/1980). Il governo socialista di Felipe González (1982-1996) ha compiuto il primo sforzo significativo per promuovere le energie rinnovabili istituendo un “regime speciale” per i nuovi impianti di energia rinnovabile (‘accesso alla rete e il diritto di vendere l’eventuale produzione in eccesso alle società di distribuzione di energia elettrica). Tale programma è stato perfezionato durante il governo del Partito Popolare di José María Aznar (1996-2004), che ha introdotto opzioni di sostegno come premi fissi o prezzi totali fissi nel 1998. 

Nel 2010, nonostante una temporanea diminuzione del sostegno pubblico e della produzione, una serie di aste sotto il governo di Mariano Rajoy (2011-2018) ha autorizzato quasi 9 GW di nuova capacità rinnovabile. Il successo di queste aste ha affrontato sfide come la scadenza delle autorizzazioni per l’accesso alla rete e l’insufficiente capacità di connessione, che sono state successivamente superate dal governo socialista di Pedro Sánchez (2018-presente), adottando misure per estendere le date di scadenza dei permessi di connessione alla rete e accelerare i processi di approvazione. Negli ultimi anni si è assistito infatti a un cambiamento fondamentale del ruolo del governo, che è passato dal sovvenzionamento diretto di nuove capacità di generazione alla rimozione delle barriere per gli investimenti privati. L’accento normativo è ora posto sulla necessità di consentire il coinvolgimento del settore privato, garantendo al contempo che i quadri normativi sostengano la crescita continua del settore delle energie rinnovabili. I maggiori operatori del mercato sono principalmente compagnie spagnole, come Iberdrola, Acciona Energía, EDP Renováveis. 

A differenza della Germania, la presenza di turbine è solitamente più concentrata geograficamente, limitandosi ad una piccola percentuale del territorio e quindi spesso raggiungendo densità piuttosto elevate. Da un punto di vista regionale, la Castiglia e León detiene la leadership essendo la regione con la più alta capacità installata di energia rinnovabile in Spagna, seguita da Andalusia, Castilla-La Mancha e Galizia. La Spagna ha un sistema politico relativamente decentralizzato e l’autorità di approvare impianti di potenza fino a 50 MW è stata conferita ai governi regionali. Tuttavia, l’impulso principale per la crescita delle energie rinnovabili, sotto forma di legislazione, regolamentazione o sostegno finanziario, è venuto dal governo centrale, con le politiche regionali che tendono a plasmare i risultati soprattutto ai margini.

Sebbene al momento l’offshore sia inesistente, la Spagna ha in fase di sviluppo sette progetti di turbine galleggianti in linea con la “Roadmap per lo sviluppo dell’energia eolica e marina offshore in Spagna” pubblicato nel settembre del 2022, con l’obiettivo di raggiungere tra gli 1 e i 3 GW entro il 2030. Tali progetti sono collocati principalmente nelle Isole Canarie e sulla costa dei Paesi Baschi. 

Italia: il cambio di marcia

Nel 2023, la potenza eolica installata è stata di 488 MW dai dati Gaudi-Terna, registrando un lieve calo del 7% rispetto al 2022, per un cumulativo di 12 GW, non avanzando al ritmo necessario per raggiungere gli obiettivi del 2030, che prevedono di installare almeno 28 GW entro la fine del decennio. In Italia, i primi parchi eolici (1999) furono costruiti nelle aree più adatte (per le condizioni di ventosità) lungo le dorsali appenniniche dell’Italia meridionale (principalmente tra Campania e Puglia). Solo in un secondo momento (tra il 2008 e il 2011) la loro distribuzione è diventata quasi onnipresente nelle regioni centro-meridionali (cioè Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna).  L’eolico è principalmente concentrato nel Sud, con la Puglia che rappresenta una quota significativa dell’offerta nazionale, seguita dalla Sicilia e dalla Campania. Nonostante questa distribuzione disomogenea, il settore è in costante crescita, registrando un aumento del 51,9% nella produzione eolica nel 2023 rispetto all’anno precedente, come riportato da Terna nel suo Rapporto Mensile sul Sistema Elettrico di novembre 2023.

Per quanto riguarda l’offshore, l’Italia rimane notevolmente indietro, con una capacità installata di 30 MW dell’impianto Beleolico di Taranto (0.4% rispetto alla Germania). Questo ritardo può essere attribuito in parte alle caratteristiche morfologiche del territorio italiano, con zone marine caratterizzate da acque profonde che rendono difficile l’installazione di impianti a fondo fisso. 

Nonostante lo scenario descritto, le recenti iniziative come lo stanziamento di fondi per il 2024-26 da parte del MASE descritto in precedenza e misure come il Decreto-Legge 181/23 in materia di Sicurezza Energetica, volte a promuovere lo sviluppo della filiera relativa agli impianti eolici in generale e offshore in particolare, rendono l’obiettivo relativo all’eolico offshore nel PNIEC di 900 MW entro il 2030 un traguardo ambizioso ma raggiungibile. 

In sintesi, l’Italia sta progressivamente attivando le leve necessarie per colmare il divario nell’eolico offshore e sfruttare appieno il potenziale del Mediterraneo nel processo di decarbonizzazione.

Conclusione

L’energia eolica è stata riconosciuta come una delle forze trainanti per il raggiungimento della decarbonizzazione europea e obiettivi concreti sono stati avanzati nei PNIEC del 2023. Germania e Spagna si affermano come giganti rispettivamente nel Nord e Sud Europa, con una storia di politiche concrete, coinvolgimento di compagnie e cooperative locali, valorizzazione delle zone più ventose e ambizioni ardite per il futuro. L’Italia si sta ora muovendo in modo deciso per incentivare la filiera eolica, specialmente con iniziative offshore nel Mediterraneo. Tuttavia, persistono differenze significative in termini di maturità del settore eolico, con l’Italia che deve ancora raggiungere il livello di sviluppo e consolidamento industriale dei suoi omologhi tedeschi e spagnoli.