Economia

E’ ripresa la lotta di Hong Kong

I gas lacrimogeni tornano ad infestare le strade di Hong Kong al fine di “dissuadere” le ribellioni che si oppongono al futuro ordinamento giudiziario sulla sicurezza interna. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza per manifestare contro la misura (il)legale del governo di Pechino accusata di aver provocato una percossa a scapito delle libertà territoriali dell’ex colonia britannica. 

Cosa sta succedendo?

I cannoni ad acqua pressurizzata ed i gas lacrimogeni sono ricomparsi domenica 24 maggio nelle strade di Hong Kong. Almeno 180 persone sono risultate trattenute dalle forze dell’ordine. Sebbene le norme per il contenimento della pandemia vietino riunioni di oltre otto persone, una moltitudine di manifestanti si è radunata nel centro della città per protestare contro la proposta di legge emanata dall’Assemblea Nazionale del Popolo della Cina.

I critici, infatti, ritengono che questa legge si rivelerà fatale per il regime di libertà goduto dall’enclave di Hong Kong.

I tafferugli si sono concentrati nelle aree commerciali di Causeway Bay e Wan Chai, parte del consueto itinerario delle manifestazioni di protesta dell’anno scorso contro Pechino e il governo di Carrie Lam. A pochi minuti dal suo inizio, alle 13:00 ora locale, la polizia ha lanciato i primi round di gas lacrimogeni per cercare di dissolvere la folla. Si è continuato per tutto il pomeriggio e a cui si sono aggiunti anche i cannoni ad acqua.

Lungo la strada, i manifestanti avevano allestito barricate con recinzioni, bastoncini di bambù, ombrelli e persino bucce di frutta. Molti hanno cantato “Hong Kong libera, la rivoluzione della nostra era”, ovvero uno degli slogan delle proteste del 2019, altri  mostravano cartelli con la scritta “Indipendenza per Hong Kong, l’unica via d’uscita”. Infine, i manifestanti hanno cantato “Gloria a Hong Kong”, l’inno delle proteste del 2019.

In un comunicato stampa, la polizia di Hong Kong ha affermato di aver usato “la forza minima necessaria” per disperdere i manifestanti, riferendo che “alcuni ribelli hanno attaccato gli ufficiali lanciando oggetti contundenti”. Tra questi, ombrelli e bottiglie d’acqua. Bisogna però sottolineare che in almeno due occasioni, gruppi di persone vestite di nero hanno picchiato i manifestanti lungo le barricate. 

Perché le proteste si stanno riproponendo proprio in questo momento?

La proposta di legge sarà iscritta in un allegato alla Legge fondamentale, la mini-costituzione di Hong Kong, che consentirà alla Cina di trasferire il Parlamento autonomo, che stando alle procedure ordinarie dovrebbe presentare e approvare la misura.

La Legge fondamentale prevede poi lo sviluppo di un regolamento sulla sicurezza nazionale. In un primo momento, nel 2003, le proteste dei cittadini avevano già costretto ad accantonare il progetto. Le successive ribellioni avvenute nel 2019, Pechino aveva insistito sempre più sulla necessità che Hong Kong avesse un regime più affine a quello continentale”.

Cosa dona tale autorità al governo Pechinese?

In una conferenza stampa a Pechino, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha assicurato che la controversa legge non avrà alcun impatto sui diritti e sulle libertà di cui gode Hong Kong. Libertà garantita dal principio “un paese, due sistemi” che Pechino concordò con Londra per il trasferimento della sovranità dell’enclave nel lontano 1997, gli conferisce di governare limitatamente sul territorio fino al 2047. In modo da preservare gli interessi delle società straniere in questa enclave finanziaria internazionale.

Come è stato già fatto dal governo pechinese per le regioni del Tibet e dello Xinjiang, il ministro Wang Yi ha affermato che l’obiettivo del suo operato estero consiste “nella pace e nella stabilità” di Hong Kong ed ha assicurato che, una volta approvata, la nuova legge dovrà essere applicata “senza il minimo ritardo.”

Come sta reagendo l’occidente?

A Washington, il governo degli Stati Uniti ha sottolineato come l’iniziativa cinese potrebbe portare all’imposizione di sanzioni. Sembrano chiare le parole di Robert O’Brien, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca: “sembra che, con questa legge sulla sicurezza nazionale, sostanzialmente prenderanno il controllo di Hong Kong. Se ciò dovesse accadere, verranno imposte sanzioni sia ad Hong Kong sia alla Cina”.

In una lettera aperta, quasi 200 politici di 23 paesi hanno dichiarato che il disegno di legge rappresenta “un attacco globale all’autonomia della città, al suo stato di diritto e alle sue libertà fondamentali”.

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