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Hikikomori, un fenomeno da non sottovalutare

Nelle ultime settimane le maggiori testate giornalistiche e quasi tutti i notiziari televisivi ne hanno parlato. Giovani e adulti, uomini e donne, il fenomeno sociale in forte sviluppo può colpire chiunque: stiamo parlando dell’hikikomori.

Finalmente anche in Italia hanno iniziato ad indagare sul fenomeno in questione, ma andiamo a scoprire meglio di cosa si tratta.

Il termine “Hikikomori”, contrazione di “Shakaiteki hikikomori”, deriva dal verbo “hiku” e “komoru”, significa letteralmente “stare in disparte, isolarsi”.

E’ un termine coniato dallo psichiatra giapponese Saito Tamaki negli anni Ottanta, il quale voleva indicare un fenomeno in forte evoluzione nel Paese del Sol Levante, che stava allarmando l’intera società e soffermarsi con una particolare attenzione sugli adolescenti e post-adolescenti, categoria maggiormente coinvolta nel fenomeno.

Quando parliamo di Hikikomori quindi, facciamo riferimento a quel fenomeno sociale che indica la tendenza di alcuni giovani ad autorecludersi, scegliendo un volontario isolamento dalla vita sociale, dai familiari, dagli amici, dallo sport, dalle relazioni sociali ma anche isolamento dalla luce del sole, in quanto questi individui si rinchiudono nelle proprie camere.

Il Governo giapponese, vista la diffusione e l’importanza del fenomeno, ha individuato alcuni criteri che identificano lo stato di hikikomori:

– “l’hikikomori non è una malattia”, questa è l’importante affermazione da prendere in considerazione, ma piuttosto – prosegue il governo giapponese- “una sindrome culturale o sociale”.

-Per poter parlare di hikikomori nei soggetti presi in esame deve essere presente il rifiuto scolastico e/o lavorativo.

-La fine di tutte le interazione sociali, è il primo sintomo dell’hikikomori

-Al momento della comparsa dell’hikikomori, i soggetti non devono risultare depressi o schizofrenici.

Ma perché questi individui scelgono di isolarsi dal mondo?

Le cause sono molteplici, ma analizzando l’origine e la diffusione del fenomeno, osserviamo che il contesto storico e culturale hanno rappresentato un ruolo fondamentale. Infatti, l’hikikomori nasce proprio nel periodo in cui in Giappone, dopo la delusione della sconfitta del secondo conflitto mondiale, si osserva un grandissimo sviluppo economico. Per dare adito a questo sviluppo, occorrevano giovani molto qualificati sotto ogni punto di vista. Ciò impose durissimi criteri di selezione, prima nelle scuole e poi nel mondo del lavoro. Questi cambiamenti economico-sociali, costringevano la popolazione ad una vita di sacrificio e stress, che non sempre e non da tutti veniva sopportato.

La prima causa che spinge all’isolamento è quindi la pressione sociale, l’ansia di dover raggiungere i propri obiettivi e la paura di fallire.

Se poi oltre alle cosiddette pressioni esterne, si aggiungono le pressioni che provengono dal proprio nucleo familiare, ovvero grandi aspettative oppure grandi richieste, la decisione di isolarsi dal mondo sarà più frequente.

Un’altra causa frequente è il bullismo. I soggetti vittime di bullismo, che quindi presentano problemi nell’integrazione nel gruppo o nella società, tendono ad isolarsi da ogni tipo di rapporto, fino ad autorecludersi.

In Italia l’hikikomori esiste?

La società e cultura italiana è certamente molto diversa da quella giapponese, ma molti studi affermano che il fenomeno dell’hikikomori sia giunto anche in Italia.

Il problema è che in Italia questo fenomeno viene spesso confuso con altre problematiche, tra tutte l’attaccamento ossessivo al computer o ai videogiochi.

In realtà non sono la stessa cosa, in quanto soprattutto ai tempi d’oggi osserviamo una generazione molto attaccata alla tecnologia, ma chi ne abusa, non per forza ha problemi di integrazione, socializzazione o decide di rinchiudersi nelle proprie camere perché rifiuta ciò che lo circonda, ma solo perché attratto dai videogiochi e quindi preferisce passare il proprio tempo svolgendo attività di questo tipo. Mentre il soggetto affetto da hikikomori, molto spesso, ma non sempre, si aggrappa al computer, ai social o ai videogiochi dopo aver tagliato tutti i ponti con il mondo esterno.

Per gli hikikomori, a volte la tecnologia è un modo per ricominciare a vivere

in quanto alcune associazioni, che hanno capito l’importanza del problema, hanno fondato delle chat di gruppo per poter far esprimere questi individui e dare a loro la possibilità di riprendere in mano la loro vita. La speranza è che le informazioni su questo fenomeno vengano diffuse, per non arrivare troppo tardi, quando il problema ormai sarà già frequente.